Fase uno

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Il giorno successivo mi svegliò un profumo di frittelle. Andai in cucina e vidi mamma che armeggiava ai fornelli. - Che buon profumino! - esclamai. Le diedi un bacio sulla guancia.
- Volevo prepararti qualcosa di speciale, per tirarti su il morale.
- Sto meglio, oggi - non era vero - ti va di passare la giornata insieme? - stando con lei avrei evitato le telefonate di Steve e Vane.
- Volentieri, tesoro! Era da un po' che non passavamo una giornata solo io e te. Sono proprio felice!
- Potremmo... andare in montagna - proposi dopo averci riflettuto per qualche istante.
- Sarebbe bello, è da anni che non vedo la neve.
La decisione era stata presa e intorno alle tre e mezza di quel pomeriggio partimmo. Da lassù vista era mozza fiato, si vedeva tutta la città. Ero lontana da tutto e da tutti. Mi lasciai cadere a terra: la neve era gelida, il vento mi graffiava il viso, ma dentro me bruciava ancora quella meravigliosa sensazione di libertà. Avrei voluto sentirmi sempre così. Non avrei permesso a nessuno di privarmi di quell'emozione. Da quel momento non avrei più lasciato che qualcuno potesse ferirmi. Era ora di reagire, questa volta per davvero.

***

L'indomani, mi svegliai in anticipo. Non mi andava di alzarmi dal letto, non volevo andare a scuola e non avevo alcuna voglia di stare vicina di banco a Steve per cinque lunghissime ore. Non avrei mantenuto la promessa di starne fuori, ero determinata a capire cosa mi stava nascondendo. Mi sarei comportata normalmente, fingendo che andasse tutto bene. Senza destare sospetti avrei raggiunto il mio scopo.
Ero davanti al cancello della scuola. La "Fase 1" del mio "piano" era far pace con Vane, non perché lo volessi, ma ero certa che standole vicino avrei scoperto qualcosa. La vidi chiacchierare con delle sue compagne di classe e mi diressi in quella direzione.
- Possiamo parlare? - le chiesi, poi rivolsi lo sguardo verso le sue amiche - In privato.
Mi guardò sorpresa, ma contenta. - Ma certo.
Ci allontanammo un po' dal gruppetto ed iniziai a dirle che mi dispiaceva non essermi fidata di lei e Steve, anche se ogni singola parola che pronunciavo era una bugia.

Arrivarono le una: le lezioni erano finite. Era ora di passare alla "Fase 2". Prima, però, come ogni primo lunedì del mese, dovevo andare (purtroppo) all'appuntamento con il Dottor Simoni.
Mangiai qualcosa in un Fast- Food in centro e intorno alle tre mi diressi verso il suo studio. Mezz'ora dopo ero seduta in sala d'attesa. La porta si aprì, uscì una signora di mezza età ed entrai io.
- Buongiorno, signorina Lori. - mi salutò con il suo tono glaciale. - Salve - risposi sforzandomi di sorridere.
- Allora - iniziò la conversazione - com'è andato quest'ultimo mese? - si sistemò gli occhiali sul naso.
Mi sono innamorata di un ragazzo, ma il mio amico e la sua nuova ragazza (per un motivo
sconosciuto) mi vietano di vederlo, non che sia difficile dato che lui continua a sparire. Questo mese non poteva andare peggio, sinceramente!
- Bene. - mi limitai a rispondere, con un sorriso smagliante che non poteva essere più falso.
Si sfregò i baffi grigi con il pollice della mano sinistra. Per la prima volta sentii il dottore pronunciare più di quattro parole di fila: - Va sempre tutto bene a lei signorina. Sa, finora non glielo avevo detto, ma mi sembra che da quando ha iniziato le scuole superiori non mi voglia più raccontare nulla. - sospirò e fece un momento di pausa - A questo punto ritengo sia inutile che lei continui a venire alle mie visite.
- Assolutamente no, cosa glielo fa pensare? Per me è sempre un piacere veniraala trovare - Forse un po' di ironia la si percepiva nel mio tono, ma non potevo di certo dirgli quanto lo detestavo, altrimenti avrebbe detto che ero una ragazza scontrosa o qualche altra fesseria che si inventano gli strizzacervelli come lui.

***

Alle sei ero in camera a studiare storia, ma poco mi importò di Napoleone quando il mio cellulare iniziò a squillare. Il display si illuminò, era Scott a chiamarmi. Avevo promesso a Steve di stargli alla larga, non mi importava niente della promessa, ma se mi avesse scoperto con Scott non si sarebbe più fidato e così il mio piano sarebbe andato a rotoli. Pensandoci bene però avrei potuto scoprire qualcosa anche da lui o forse la mia era solo voglia di sentirlo?
- Pronto.
- Ciao bellissima, come stai? - aveva il suo solito tono malizioso.
- Tutto bene, tu?
- Andrebbe meglio se ci fosse qualcuno a farmi compagnia.
Sorrisi. - Io potrei andare bene? - mi pentii subito di averglielo chiesto, se non mi avesse risposto "sì" avrei fatto la peggior figura del secolo. Ma fui fiera della mia audacia, perciò proseguii: - Avevo un appuntamento con una lasagna surgelata, ma potrei disdire.
Mentre io pensavo alla figuraccia che stavo per fare, lui disse: - Ti passo a prendere tra un'ora.
Rimasi un attimo sorpresa - Okay, allora a dopo. - Un attimo prima di premere il pulsante per interrompere la telefonata, aggiunse: - Lo considero un appuntamento.
Riattaccò.

GUARDIAN - il mio angelo custodeWhere stories live. Discover now