Bagno di sangue

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Venni svegliata da un profumo di dolci che si faceva spazio tra il fetore di muffa delle celle e dell'odore metallico mio sangue.
- Buongiorno ragazze mie - la voce di quel mostro mi gelò le vene - Mangiate.
Ci aveva lanciato dei sacchetti di carta con dentro brioches e ciambelle. Virginia si avventò sul cibo e lo divorò senza nemmeno masticare. Non volevo mangiare, non potevo dare a Michael quella soddisfazione, ma sapevo anche che se non l'avessi fatto sarei morta ancora più rapidamente. Ero totalmente senza forze, dovevo nutrirmi per forza. Con calma aprii il sacchetto e afferrai la brioches. Il sapore dolce, la pasta morbida, non mi era mai sembrato così buono il cibo in vita mia.
- Allora - iniziò il bastardo - La notte vi ha portato consiglio? O avete bisogno di altre spiegazioni?
- Mezzosangue. Spiega. - lo sfidai con lo sguardo.
- Ti vedo interessata. Mi fa piacere Jessica. Continua così.
- Spiega - ringhiai nuovamente.
- Alcuni angeli cadono sulla terra senza le loro ali, perché considerati peccatori. Si confondono tra gli uomini nel peccato. Qui hanno la possibilità di comportarsi compiere buone azioni e cercare la redenzione, altri non la vogliono e decidono di vivere come umani, avendo anche delle relazioni con loro. I figli sono considerati dei mostri, creature che non dovrebbero esistere, vengono chiamati: Nephilim.
Un momento di silenzio.
- Virginia. Tu sei una Nephilim. A quanto pare il tuo padre non sa che a tua madre piace divertirsi anche con altri uomini.
- No, mia madre non avrebbe mai potuto fare una cosa simile a mio padre! Tantomeno a me! - gridava isterica mentre le lacrime le rigavano le guance sporche - Non può avermi mentito per tutta la vita.
- A quanto pare non siete ancora pronte ad accettare la verità - Michael uscì sbattendo la porta.
- Mi dispiace - allungai un braccio attraverso le sbarre e le accarezzai una spalla.

***


Un rumore assordante. Uno sparo. Virginia si svegliò di colpo e gridò. - Stanno tornando! Jessica, ci uccideranno!
- Calmati, Virginia. Respira. - Iniziammo a fare insieme respiri profondi. Ma non funzionarono. Il cuore mi martellava nel petto, fortissimo, troppo forte, e il sangue dalla ferita usciva e usciva...
Una porta che per l'oscurità non avevo ancora visto si aprì e la luce del giorno che allora mi sembrò così accecante entrò abbagliandomi. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
- Non vedo nulla! - urlò Virginia in preda al panico. Aumentò la stretta alla mia mano. Sentii un cigolio. Qualcuno stava aprendo la mia cella o una vicina. - No! Aiuto! - gridò Virginia e le nostri mani si staccarono bruscamente.
- Virginia! - urlai cercando di aprire gli occhi, ma la luce era insopportabile. Qualcosa mi strinse il braccio e cacciai un urlo in preda alla paura.
- Jessica, sono io. - La sua voce... Aprii piano gli occhi e riconobbi la sagoma dei riccioli neri. Mi prese in braccio, tenendomi avvolta nella coperta - Ci sono io, piccola. Non ti succederà più nulla.
Ancora una volta ero al sicuro tra le braccia del mio angelo. Ero salva.
Oltrepassammo la porta e finalmente i miei occhi si riabituarono alla luce. Il sole d'inverno che batteva sulla mia pelle non mi era mai sembrato così caldo. Dio, che splendida sensazione.
Mi caricarono su una vettura, penso fosse un furgone e, stremata, mi addormentai.

***

Quando aprii gli occhi vidi per prima cosa un soffitto bianco, ero in un comodo letto avvolta in una calda trapunta.
Il viso candido segnato dalle lentiggini di una donna fu la prima cosa che vidi - Ciao - mi disse dolcemente - Sei appena uscita dalla sala operatoria.
Ero salva.
- Ti abbiamo estratto il proiettile. L'intervento è andato bene anche se abbiamo dovuto farti diverse trasfusioni. Hai perso molto sangue.
- Si è già svegliata? - domandò un uomo.
- Sì dottore. È una ragazza davvero forte.
Parlavano con un divertente accento romano.
- Sei al sicuro adesso, piccola - il dottore mi accarezzò i capelli.
- Ti sentirai stanca e debole nei prossimi giorni, ma non sentirai più alcun dolore, ti daremo della morfina, d'accordo? Hai già sopportato fin troppo. - mi spiegò l'infermiera.
- Grazie - mormorai.
- Non sforzarti di parlare. Devi stare tranquilla e rilassata il più possibile. Adesso ti portiamo nella tua stanza.

***

- Amore mio! - mamma entrò nella stanza gridando e mi riempì il viso di baci appena mi raggiunse.
- Mamma! - iniziai a piangere.
- Tesoro mio!
- Mi dispiace mamma.
- Scherzi vita mia! Di cosa mi chiedi scusa? Sei solo una vittima! Quei pazzi ti hanno rapita e la pagheranno cara. La polizia sta setacciando tutta la città. Li troveranno amore e avranno quello che si meritano.
La polizia? La polizia non poteva nulla contro di loro!
- Sono tanto stanca...
- Dormi piccola mia. Andrà tutto bene. - mamma continuò ad accarezzarmi e sa ripetere - Andra tutto bene.

Quando riuscii a svegliarmi mamma non mi teneva più la mano. Si era addormentata sulla poltrona vicino al mio letto. Ma la mano qualcuno me la stringeva lo stesso. e poi vidi i riccioli neri.
Mi abbracciò e mi riempì la fronte e le guance di baci. Inspirai profondamente, il suo profumo, che pensavo di non sentire più nella vita.
- Angelo mio...
Scoppiò a piangere nell'incavo del mio collo - Jessica! Mi dispiace così tanto.
- Shhhh. Non ora Steve, non ora.

GUARDIAN - il mio angelo custodeWhere stories live. Discover now