5.La città di Karga e l'Unione dei Sette (01)

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A Karga, persino le mura sembravano ideate per essere belle. Erano state dipinte con arabeschi per richiamare i colori della radura circostante. Mentre Pandora chiedeva informazioni alle guardie all'ingresso, Beatrix studiava i soldati che vi camminavano sopra, memorizzandone i volti e i movimenti, più per abitudine che per vera preoccupazione.

«La guardia ha consigliato di andare a piedi fino al palazzo», le riferì Pandora quando si accorse che non aveva prestato ascolto.

Beatrix annuì e scese da cavallo, seguita poco dopo dall'amica. Insieme varcarono le porte senza fare rumore. Uno dei due soldati diede una gomitata al collega, rimasto incantato a guardare Beatrix.

«Non pensavo ti piacessero gli uomini!» ridacchiò.

«Eh? No, ma va...» l'uomo continuò a seguirle con gli occhi. «Solo che quasi non sembra un ragazzo. Insieme quei due sono proprio belli.»

Le ragazze non ascoltarono il resto della discussione e proseguirono per le strade.

«Di' la verità, lo fai perché ti diverte che non capiscano che sei donna e ti piace vederli così confusi.»

Beatrix le sorrise senza rispondere. Il solito freddo sorriso; a volte a Pandora mancava quello vero e si chiese se l'avrebbe mai rivisto.

Attorno a loro, molte persone si muovevano in fretta, quasi non degnandole di uno sguardo. L'andirivieni descriveva una città attiva e prospera, un'utopia in cui l'indigenza non era contemplata. Pandora aveva sentito dire che la povertà in quella città non esisteva. Secondo lei, invece, era solo nascosta bene. Non era possibile che tutti stessero bene, doveva esserci per forza qualcuno non contento. Osservò con attenzione i negozi. I proprietari esponevano la propria mercanzia su piccoli tavoli esterni sorvegliati da ragazzini, le cui urla invitavano a comprare. Su alcune di queste bancarelle, gli artigiani avevano disposto diversi soprammobili e ninnoli curiosi che rappresentavano gli eroi della città o riproduzioni di oggetti a loro appartenuti.

«Questi dell'Unione se la tirano parecchio devo dire», esclamò Pandora.

«Credo che gli artigiani se ne approfittino e basta. Se c'è chi questa roba la compra, perché non dovrebbero farlo?» rispose Beatrix sottovoce.

Pandora scrollò le spalle.

«Preferisco spenderli per qualche giocattolino dei miei, sinceramente.»

Dopo circa mezz'ora, arrivarono al palazzo di Karga. Era un edificio molto grande e semplice, costruito in pietra e posizionato in una piccola piazza. Le due ragazze si avviarono verso la scalinata da cui si accedeva all'ingresso principale. Vennero fermate da due guardie.

«Buongiorno, avete bisogno d'aiuto?»

«Abbiamo ricevuto un invito», rispose Pandora.

«Possiamo vederlo?»

La ragazza porse la lettera.

«Vi chiedo di non spaventarvi e di non resistere all'incantesimo, per favore. Vai a chiamare Dav», aggiunse al suo collega che aprì la porta dietro di sé e sparì all'interno.

«Incantesimo?» sussurrò Beatrix.

«Fermi!» esclamò Pandora. «Di cosa state parlando? Non vogliamo essere incantate.»

«Mi dispiace, ma se volete entrare al castello non c'è altra via», spiegò la guardia.

«O incantesimo o restate fuori!» Un ragazzo li interruppe. Indossava una tunica molto semplice, senza troppi fronzoli, ma la stoffa sembrava di qualità, forse un raso.

Aveva senso per quelli di Karga farli cadere in trappola? Ovviamente no. Pandora osservò Beatrix, il cui sguardo era fisso sul mago. Neanche lei riusciva a capire cosa le passasse per la mente, ma era in quella che definiva la forma tranquilla: spalle rilassate, respiro pacato... un fantasma, praticamente. Annuì alla guardia.

Furono trasportate all'interno, in una stanza rotonda e ampia. I loro occhi seguirono la parete circolare, soffermandosi sulle porte in legno sovrastate da piccoli cerchi di pietra. Le mura all'interno degli archi ciechi erano dipinte con diversi colori dai toni pastello: azzurri, rosa e verdi delicati arricchivano la sala. I costoni erano invece bianchi collegati a decorazioni floreali che si arrampicarono su tutto il muro. Sembravano che fossero entrate in un bosco finto, dove gli alberi erano piatti e terminavano a testa in giù trasformandosi nel candelabro dorato. Sul pavimento, un mosaico rappresentava l'araldica di Karga, il simbolo notato da Pandora la notte prima.

«Benvenute a Karga.»

Una donna dai lineamenti decisi entrò dalla porta opposta a quella d'ingresso. Camminava leggiadra, avvolta da veli talmente leggeri da sembrare fatti d'aria, come una folata di vento che si attorcigliava attorno all'abito bianco. Con un gesto deciso, spostò ciocche di capelli dello stesso colore del vestito, mettendo in mostra occhi d'argento senza iridi. Sopra al viso olivastro, sembravano poter risplendere al buio.

Dietro di lei, dei passi pesanti annunciarono un ragazzo della stirpe draconica e con la pelle ricoperta da piccole squame verdi.

«Zaneide, perché mi hai fatto chiamare?» chiese il ragazzo.

«Missione, Darkbolt. Abbiamo bisogno di aiuto per una questione importante. Però manca qualcuno, temo non abbia compreso il messaggio.»

Zaneide schioccò le dita. A quel gesto, comparve una donna in armatura. La mano era protesa davanti a sé come se stesse aprendo una porta, il piede destro era leggermente avanti.

***

Come trovate i personaggi? Lo so, sono tanti, ma prometto che imparerete a conoscerli.

E la città di Karga come vi sembra?

***

Seconda revisione: 25/18/2018

Prima revisione: 25/11/2017

Flashforward ~ Arco 1: Le battaglie per la RosaWhere stories live. Discover now