sei nell'anima, e li ti lascio per sempre.

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Ultimamente mi capita di ricordarti così profondamente che ho deciso di mettere per iscritto qualsiasi cosa riguardi te, parlare di te mi viene così naturale, anche se con un po' di nostalgia e sorrisi astratti.
Volevo raccontarti di quella volta in autobus, ti ricordi?
Attorno a noi pioveva, era la prima volta che uscivamo insieme ed io ero un miscuglio di emozioni che sinceramente non so nemmeno mettere per iscritto.
Eravamo nel bus, hai tenuto stretta la mia mano per tutto il tragitto, ricordo che la mia carnagione era diventata paonazza, soprattutto ogni volta che mi guardavi negli occhi, non riuscivo a sostenere il tuo sguardo per più di tre secondi senza dover chinare il capo. Stupida timidezza.
Subito dopo prestai attenzione alle nostre mani intrecciate, le mie dita combaciavano perfettamente con gli spazi della tua mano, tanto che in quel momento mi sentivo completa, come se avessi finalmente trovato il tassello mancante che cercavo da tempo.
Passeggiare con te mano nella mano era come entrare in un altro universo; in quegli istanti, completamente nostri, mi sentivo tua. Camminavamo di fronte a tanta gente, ed io tenevo stretta la presa, per paura che la tua mano scivolasse via. Eppure la tenevi stretta anche tu, come se fossi una farfalla pronta a spiccare il volo.
Ero con te e camminavo a testa alta in mezzo a tutte quelle persone, troppe impegnate per prestare attenzione a noi, a quanto eravamo belli in quel momento.
Come se il resto del mondo non esistesse.
Quando eri distratto cercavo sempre di divorarti con lo sguardo. Amavo i tuoi lineamenti, amavo vederti sorridere, avvertivo come un brivido, un colpo al cuore ogni volta che ti accorgevi del mio sguardo e sorridendomi ricambiavi. C'era intesa, era palese, l'avevamo capito.
Chissà a cosa pensavi tu.
Come quando mi tenevi stretta cingendomi i fianchi, il tuo capo poggiato sopra la mia spalla, tanto da sentire il tuo respiro su di essa, spostandolo sul mio collo.
In quell'esatto momento mi parlasti di Amsterdam, del viaggio che volevi tanto fare di cui volevi rendermi partecipe. Non ci diedi nemmeno tanto peso in quel momento, forse ero troppo presa dalla tenerezza e dal tuo modo di giocare con i miei capelli. Eppure facevi sul serio, volevi portarmici davvero con te, ed io non ti avrei detto di no.
Mi stringevi e riuscivi a trasmettermi un senso di protezione, come se fossi in grado di proteggermi da qualunque cose, come se creassimo uno scudo con le nostre mani intrecciate e le tue braccia che mi cingevano i fianchi.
Come le nostre vite dopotutto; si sono intrecciate nell'esatto momento in cui mi hai preso la mano.
Non credi sia il caso di lasciarla andare?

Caro Diario, ti racconto di lui. Where stories live. Discover now