le mani fredde, il cuore..pure.

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L'aria gelida di gennaio non mi ghiacciava soltanto le mani, ma anche il cuore, da quando non c'eri più.
Era una fredda giornata di gennaio quando io e mary decidemmo di saltare la scuola per farci una passeggiata in centro.
Non era la prima volta ultimamente che facevo di tutto pur di saltarla, non mi sentivo più motivata ad andare, tanto che poi poche settimane dopo smisi del tutto di frequentarla. Era l'ultimo anno, finalmente stava per concludersi il corso. Quando poi capii che forse, diventare acconciatrice non fa per me.
Capii che era tempo perso, di avere altre ambizioni, altri sogni per la testa.
E per me fu una delle tante sconfitte dove ho creduto di farcela e invece non ce l'ho fatta.
Forse se ci fossi stato ancora tu avrei lottato con le unghie, con i denti e anche controvoglia pur di completare l'anno. Così come ho provato a lottare per te.
Il problema è che forse non ci credo abbastanza in tutto ciò che faccio, forse mi immergo anche troppo nelle persone, è così che rimane delusi e non c'è delusione peggiore di quella verso se stessi.

Quella mattina doveva essere l'ennesimo tentativo per Mary di toglierti dalla mia testa almeno per un po'.

Scattammo qualche foto sotto il colosseo e poi ci incamminammo verso via del corso.

C'erano tanti bei negozi con dei vestiti che ci piacevano da morire, ma quel giorno non avevamo abbastanza soldi per poterceli permettere al momento.
Così, feci la più grossa cazzata della mia vita.

Misimo in borsa i capi che più ci piacevano e uscimmo con disinvoltura dai negozi.

Ti rivelo che ero terrorizzata all'idea, una paranoica come me non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere.
Mary era la cosiddetta "cattiva compagnia"
Ma non in senso che fosse una delinquente, nel senso che lei era quella che ti portava a fare cose che mai prima avevi pensato di poter fare.
Lei era l'amica che cercavo da sempre, quella che se avevi un problema si metteva li a cercare di poterlo risolvere, era quella del "facciamo sta cazzata che si vive una volta sola."
Era quella che non ti diceva quanto ti volesse bene, ma te lo dimostrava con un abbraccio. Bastavano quei pochi che ci davamo a capire quanto ci volessimo bene.
Tra di noi non c'era affetto espresso a parole, era un rapporto strano; ci volevamo bene ma non avevamo bisogno di dircelo costantemente. Bastavano quelle sere dove tornava a casa ubriaca dicendomi che ero una bella persona, una di quelle che nella vita vale la pena di conoscere e incontrare almeno una volta.
Ci consideravamo migliori amiche per il semplice fatto che noi ne eravamo la dimostrazione. La nostra non è mai stata un'amicizia a parole, un'amicizia scontata, una di quelle monotone amicizie senza esser vissute con qualche pizzico di rischio e follia.
E con lei era tutta una follia.

Tornando verso la metro, notai un pullman parcheggiato fuori la stazione Termini.
"Aeroporto Fiumicino."
E fu così che in quel momento quel brivido di rischio provato con Mary svaní e il ricordo di te si fece avanti.
Bastava leggere una semplice cosa per pensare a te.
Non ne potevo più, tu eri con me anche senza esserlo davvero.

Caro Diario, ti racconto di lui. Where stories live. Discover now