Capitolo 48.

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Arriviamo davanti a una villa maestosa, forse più grande di quella di Derek, soltanto che qui non c'è un giardino chilometrico dove per entrare in casa te la devi fare a piedi, qui no.
Scendiamo dalla macchina, io, Derek, Theo e cinque poliziotti da un'altra macchina.
Prima di uscire però mi cacciai la felpa e il giubbotto antiproiettile anche se mi avevano detto di metterlo quest'ultimo, ho caldo e pesa sto coso sparte.
Sono o non sono la cavia però?!
Te ne pentirai.
Tanto morirai con me.
Vero...
Entriamo dentro la casa e stranamente tutto è buio.
Controlliamo ogni porta, niente, non c'è nessuno.
Strano, la via è questa e una casa piena di mafiosi dovrebbe essere 24 ore su 24 allerta, ma qui sembra non esserci nessuno.
Saliamo al piano di sopra e sentiamo dei passi.
Sento una mano toccarmi il braccio e mi giro, Derek.
È una trappola.
"Ci sono io accanto a te" sussurra e io annuisco.
Salgo al piano di sopra e c'è un enorme corridoio buio.
Un colpo di pistola mi sfiora i capelli ma lo schivo per fortuna.
Allora c'è qualcuno!
"Che bel pensiero, la figlia che viene a fare visita alla madre" dice una donna, sicuramente mia madre.
Si accende la luce del corridoio e dall'ombra esce una figura vestita tutta di nera e con una pistola in mano.
Faccio dei passi verso di lei.
"Cosa vuoi da me?" Domando mettendo una mano sopra la pistola.
"La tua morte...che bel ragazzo ti sei trovata, dopo tutto quello che ti è successo, il liceo, il ragazzo che tentò di violentarti, l'adozione, il college...lo stupro" l'ultima prova lo dice con fierezza.
Ha organizzato la mia vita a seconda dei suoi piani.
Il liceo, ha corrotto tutto il liceo, quel ragazzo, quel ragazzo l'ha pagato per stuprarmi, ma non c'è riuscito.
Anche se finisco in prigione la voglio uccidere.
Non farebbe male al mondo una morte inutile come la sua.
Prendo la pistola e glie la punto.
"Angel non farlo il piano non era questo" dice Derek.
"Il mio piano è o muore lei, o muoio io" dico e Hanna ride.
"Non saresti capace di spararmi".
Gli sparo al piede e lei cade dal dolore.
Come Tris dice in Divergent: "Ma perché tutti dicono così?", pensai.
Odiavo anche in Divergent quel modo arrogante di dire.
"Non siamo a Divergent" dico avvicinandomi.
Glie la punto alla testa e lei sorride.
"Fallo su, fallo!" Grida.
Carico il colpo ma vengo interrotta.
Sento tirarmi in dietro.
Riesco a liberarmi e dando le spalle a Hanna gli volgo la parola a Derek.
"Derek ma perché dev...".
Abbasso lo sguardo e vedo il mio fianco diventare rosso.
Il dolore avviene subito e io prima di chiudere gli occhi e accasciarmi sento gli spari delle pistole e Derek gridare il mio nome prendendomi a mo' di sposa.
Il mio piano finisce qui.
Libera, nel buio più totale.

POV DEREK.

"Ragazzo andiamo, prima che Angel muoia. Hanna è morta, non aveva il giubbotto. Su andiamo!" Dice il capo poliziotto.
Perché gli ha sparato?!
Non doveva finire in questo modo.
Mi alzo con lei in braccio e scendo le scale.
"Hey Derek" dice Theo mettendomi la sua mano sopra la mia spalla.
Mi scanso e vado fuori.
Non voglio sentire nessuno, neanche vedere.
Salendo sopra l'ambulanza mettendola sopra la barella ripenso alla prima volta che finì in ospedale in mia presenza.
Mi siedo accanto a lei e appoggiando gli avambracci sulle gambe la guardo, sembra un cadavere.
"Il mio piano è o muore lei, o muoio io", le sue parole mi rimbombano dentro la mente.
Aveva già in mente la sua morte e il suo desiderio sta per esaudirsi ma non lo permetterò.
Non voglio che se ne vada via da me.
Le porte dell'ambulanza si aprono, non avevo neanche pensato al tempo che mi sfuggì di mano.
Come lei.
Scesero la barella con lei sopra e scesi pure io con lei accanto.
In pochi secondi entrarono dentro la sala operatoria e io non potetti entrare.
Caddi per terra per la paura di perderla.
"Derek!" sento Theo.
Si avvicina e mi muove davanti una mano.
Non reagisco.
Mi tocca un braccio e un dolore mi fa muovere.
"Cazzo che male" dico toccandomi la parte del braccio e mi accorgo che sto sanguinando.
"Amico sei ferito" dice sollevandomi la manica.
Poco mi importa ormai.
Vorrei morire io al suo posto.
Chiama un'infermiera e mi fa entrare in una stanza anch'essa operatoria.
Mi controllarono il braccio e per fortuna il proiettile non c'era.
Me lo medicarono anche se le infermiere erano in calore e me lo fasciarono.
Io ero indifferente, appena uscito mi sedetti davanti alla sala operatoria di Angel.
Non mi muovo da qua neanche morto.

Resta per sempre il mio stronzo. [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora