Come cinderella.

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Sakura galoppava velocemente per le vie di Konoha diretta al palazzo del conte Orochimaru. Tra le righe della missiva che Orochimaru le aveva fatto recapitare, la giovane guaritrice aveva letto un urgenza di bisogno non indifferente. Il conte sembrava ansioso e preoccupato e lo dedusse dalla calligrafia sconnessa e non lineare di quelle poche righe frettolose lasciate sul dapprima immacolato foglio bianco, ma che al suo interno nascondevano una tale ansia, angoscia, paura e timori che lei ne poté dedurre che la mano del conte tremava mentre la scriveva.

Arrivata a palazzo, uno dei servitori del conte le apri la porta con fare frenetico. Gli occhi febbricitanti dell'uomo le chiedevano soccorso.

"Che succede? Sembrate stare male!" chiese timorosa la rosa.

"Un disastro. Una catastrofe Miss Haruno. La prego aiuti la contessa...ci aiuti!" esclamò il giovane prima che la tosse lo scuotesse.

"Izumo! Ti avevo detto di non uscire da casa tua!" tuonò una voce e Sakura spostò l'attenzione sull'uomo che correva verso di loro e che si rivelò essere il conte Orochimaru.

"Vostra grazia, la prego è mio dovere aprire il portone!" protestò tremante il servo.

"Izumo sei malato, nessuno ti fa colpa se per un giorno non svogli il tuo lavoro, andate a casa!" esclamò il conte e Sakura notò quanto il viso di porcellana del conte, quel giorno fosse sciupato.

"Conte Orochimaru che succede? Sembrate distrutto." chiese Sakura guardandosi attorno allarmata.

Sospirano il conte si voltò verso di lei e chiuse gli occhi.

"Lo sono Miss Sakura. Mi sono fidato della persona sbagliata." sospirò

"Che intendete dire vostra grazia?" chiese dubbiosa Sakura inarcando un sottile sopracciglio.

"Venite entrate, vi spiego. Volete togliervi mantello e foulard?" chiese Orochimaru entrando dentro il palazzo seguito da lei e Izumo. Sakura si tolse il mantello e Orochimaru lo prese, porgendolo a una delle cameriere che era subito corsa all'entrata per aiutare gli ospiti del suo padrone e quando la donna osservandola vide il foulard che portava in testa, lei scosse la testa in segno di negazione e la giovane cameriera guardò il conte che le fece segno di andare via.  Il foulard nero attaccato ai capelli la facevano apparire una donna timorata di Dio, ma solo lei sapeva bene qual' era la ragione di quel foulard.

"Kabuto ha avvelenato tutta la servitù. Con uno dei miei intrugli sono riuscito ad evitare che il veleno portasse le persone alla morte, ma non li ha guariti del tutto. Sakura...scusa se ti do del tu, ma nelle stesse condizioni di Izumo c'è anche mia moglie e sono preoccupato. Inoltre mio figlio...mio figlio Juugo ha la febbre alta e non so più che inventarmi per...per.." spiegò il conte tremante.

Sakura ringhiò mestamente. Quel Kabuto era stato in grado di creare più problemi di quanto immaginasse. Osservando Izumo che si era accucciato ai piedi del suo padrone non intenzionato a lasciare al conte l'ingrato compito di chiudere il portone del castello o di aiutarlo nel qual caso egli avesse bisogno; la rosa sospirò chinandosi sull' uomo.

"Izumo, mi scusi, mi può porgere una mano?" sussurrò dolcemente Sakura. L'uomo spostò lo sguardo prima sul suo padrone che annuì mestamente, poi le sorrise a lei dolorante e le porse entrambe le mani.

Sakura lentamente, dopo aver preso la mano dell'uomo, chiuse gli occhi e si concentrò sul suo organismo cercando di individuare la causa che creava quel malore. Passarono all'incirca cinque minuti, Kabuto era un esperto di veleni di prima categoria e riuscire a decifrare l'antidoto per quell' intruglio per Sakura non fu facile, ma alla fine riuscì nel suo intento.

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