La grande mela

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Mi sento tirare dai piedi -sveglia , dormigliona ! Andiamo!-,

-Eric, ho sonno! Ma che ore sono? - Gli rispondo ancora con gli occhi chiusi .

-le cinque, dai muoviti, scendi dal letto-

-le cinque?!? Eric ma è prestissimo , voglio dormire!- Dico cercando di coprirmi con le coperte per il freddo che entra dalla finestra della camera aperta da Eric.

-Dai su vestiti e vieni con me !-,

-mmm va bene - sbuffo,

Così mi vesto e lo seguo, lo aiuto a prendere qualche coperta vicino al caminetto come mi ha detto e usciamo di casa, con i piedi nudi attraversiamo il giardino, riesco a sentire pefettamente ogni curva del terreno ancora umido che al contatto mi fa rabbrividire, fuori è ancora buio. Con una mano tiene le coperte e con l'altra stringe la mia. Mi porta sulla riva del lago , mi siedo a terra, avvolgendomi tra le sue braccia mentre lui mi stringe forte sotto le coperte. Dopo qualche minuto .. ecco l'alba che come un quadro spunta all'orizzonte, illuminando con i primi raggi l'acqua del lago e i nostri volti che vengono riscaldati dal loro calore. La vista è stupenda e con lui vicino lo è ancora di più.

-Sophie ..questa notte è stata la più bella della mia vita -  mi dice continuando a guardarmi intensamente.

A quelle parole un brivido passa su per la mia schiena, non mi sono mai sentita così e decido di rispondergli con un bacio avvicinando Eric a me con una mano dietro la sua testa, forse questo vale più di mille parole.

-sai è stato difficile starti lontano quest'ultimo periodo- mi dice staccandosi dalle mie labbra,

-avresti potuto evitarlo sai?!?-,

-si ma adesso è ancora più bello- mi dice baciandomi in guancia,

-aspettami qui Sophie, vado un momento dentro e torno subito-,

-va bene, ma muoviti-.

Dopo qualche minuto torna con un vassoio pieno di cose buonissime, i miei occhi si illuminano quando poggia davanti a me croissant, crepes alla nutella, fette biscottate con burro e marmellata e un bicchiere d'aranciata.

-Eric! Così mi vizi!- Urlo estasiata,

-dai mangia - mi dice sorridendo.

Mentre facciamo colazione ancora in riva al lago... - fai le valigie andiamo a New York- mi dice Eric mentre addenta un pezzo di crepes,

-cosa?- quasi mi strozzo,

-hai capito bene, ho fatto già i biglietti partiamo questa notte-,

-un momento, frena Eric! Partiamo questa notte?-,

-si, verranno anche Clarissa, Diana e Christien-,

-come mai questa gita così fuori porta?- Chiedo ancora confusa,

-andiamo a cercare Leon, tuo padre ha scoperto che si nasconde li-,

-Eric vuoi forse ucciderlo?- rabbrividisco,

-forse, ma prima devo dirgli quello che penso-,

-Eric ti prego, non macchiarti di una cosa così terribile- lo supplico,

-Sophie non ne voglio parlare ora, ti riporto a casa che devi fare le valigie-.

Una volta arrivati salutato Eric, corro su casa e  aperta la porta trovo Clarissa e Diana con le loro valigie parcheggiate all'ingresso,

-ce l'hai fatta, su dobbiamo partire- mi fa Clarissa,

-mio padre dov'è?-

-in cucina, sta parlando con Christien- mi dice Diana.

Non rispondo e vado diretta in cucina, -papà, perchè hai detto ad Eric che Leon si trova a New York?-,

-ne ha il diritto Sophie- mi risponde,

-ti rendi conto che potrebbe arrivare ad ucciderlo?-

-Sophie, Eric non è come suo zio, da quel poco che ho potuto capire sono convinto che non lo farà-

-va bene, ma se dovesse ucciderlo sarà solo colpa tua, ora vado a fare le valigie ha bisogno di me e vado con lui-,

-Sophie stai attenta- mi dice preoccupato, - e tu Christien, stai vicino a tua sorella-,

-si, tranquillo- gli fa con tono rassicurante.

Vado in camera e vengo raggiunta dalle mie amiche che mi aiutano a preparare le borse per partire.

-tutti questi vestiti Sophie, non ci stiamo mica un mese a New York- esclama meravigliata Clarissa,

-si lo so, ma  non si sa mai- dico continuando a riempire la valigia.

Non sono mai stata a New York, ma non volevo certo visitarla in questo modo andando a cercare un assassino.

 Grazie all'aiuto delle mie amiche le valigie sono pronte in poco tempo, abbiamo finito prima del previsto, quindi decidiamo di metterci a riposare, Diana e Clarissa così tornano a casa. Ho appuntamento con Eric per l'una, così da poter pranzare insieme.

Finalmente mi stendo sul letto e neanche il tempo di contare le prime pecorelle, che cado in un sonno profondo.

Suona la mia radio sveglia sulle note di Stardust di Mika, lentamente cerco di riprendere conoscenza, vado in doccia e mi preparo per il pranzo con Eric, mi vesto comoda, da quando lo conosco non sono più riuscita a mettere i tacchi!.

Una volta pronta, saluto i miei, visto che dopo il pranzo sarei andata diretta in aeroporto, Christien è da Diana, sono diventati inseparabili, nemmeno il tempo di trovare un fratello che già lo devo dividere con qualcun'altra.

Eric è già sotto che mi aspetta e , dopo aver caricato le valigie in macchina, con un gesto galante mi apre la portiera,

-reginetta!-

-ancora con questo nome?!?- dico scocciata,

-del mio cuore intendo-  dice prendendosi gioco di me.

Arriviamo al ristorante e mi rendo conto che non è come i soliti che frequento, è rustico e accogliente, mi piace!.

Ci accomodiamo al tavolo e ordiniamo italiano: due belle pizze napoletane,

-certo che a guardarti non si direbbe che mangi così tanto, se lo sapevo non ti avrei invitata- mi stuzzica,

-potevi scegliertene un'altra allora-,

-Sophie, quanto sei stupida quando fai questi dicorsi, lo sai che per me esisti solo tu-,

-invece non posso dire io lo stesso di te, infatti con questo viaggio mi hai scombinato tutti i piani della settimana, avevo tre appuntamenti, logicamente con ragazzi differenti!- lo punzecchio.

Mi fulmina con lo sguardo e mi fa -allora digli di sparire prima che li trovi o non risponderò delle mie azioni-,

-va bene, quindi riferirò che ho il ragazzo geloso-,

-ancora con questa gelosia Sophie?-,

-perché, come la chiami?-,

-mangiamo va, che sono arrivate le pizze-.

Quando usciamo dal ristorante, decidiamo di fare una passeggiata per le vie di Parigi e nel momento in cui comincia a farsi sera, andiamo a casa di Clarissa dove ci sono anche Diana e Christien.

Durante la cena, Clarissa sbotta - non basta una settimana a New York, ma devo fare  la quinta incomoda anche a cena?- a quelle parole scoppiamo tutti in una grossa risata.

Sono le dieci di sera, iniziamo a caricare le valigie nelle macchine di Eric e Christien, il volo è alle due di notte, ma meglio anticiparsi.

Arriviamo all'aeroporto e dopo i soliti controlli, finalmente possiamo salire in aereo che dopo qualche minuto decolla.

Ho sempre troppa paura dell'aereo e per New York sono molte ore, fortunatamente ho Eric al mio fianco che stringendomi la mano mi sussurra -ti amo piccola-.

La ragazza della Tour EiffelWhere stories live. Discover now