Sentimento E Ragione

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Con occhi annoiati e impazienti fissava lo sguardo verso l'orizzonte, verso un punto non definito, pensando a delle parole veramente assurde –che avevano un retrogusto decisamente sarcastico e amaro- che le giravano per la testa da un po' di ore... "La calma è la virtù dei forti"...
L'arancio intenso del sole s'infrangeva leggermente sul suo delicato viso -che aveva preso lo stesso colore- mentre il suo respiro si disperdeva in uno sbuffo. Cosa gli importava a lei se essere calmi significava anche essere forti?
Quella frase –secondo lei "fatta"- non era altro che una presa di giro bella e buona! Perché sapeva bene che quando una persona desiderava ardentemente qualcosa, faceva davvero fatica a tenersi a freno e calmarsi. E di certo non si metteva a pensare che a portare pazienza avrebbe dato dimostrazione di essere autocontrollata. Che gliene importava? ... Un emerito niente! A lei non gliene fregava proprio niente di dimostrare al resto del mondo di essere una persona paziente!
No, il solo pronunciare quelle parole riuscivano a scatenare in lei solamente un intenso nervoso, e invece di respirare e acquistare la calma interiore si agitava ancora di più, volendo vedere "immediatamente" quel ritorno tanto atteso. Perché lei voleva quella cosa, e la voleva il prima possibile –se non subito-..."Uffa!"...
Era dal momento in cui lui era partito che la desiderava! E aveva passato ogni singolo istante a contare i secondi che la separavano dal suo ritorno. E dopo tutte quelle preghiere –e imprecazioni- che aveva fatto affinchè i giorni passassero in fretta, il tempo era volato, portandola finalmente al suo agognato Lunedì –giorno del "come back" a Seoul, dei ragazzi-.

Il suo cuore perse un battito, facendo una lunga pausa prima di riprendere a tamburellare ancora più veloce di prima.
Lunedì...Quanto aveva aspettato quel giorno...
Sin dalla mattina non aveva fatto altro che pensare a quello, avendo solamente in mente che di lì a qualche ora lo avrebbe rivisto.
...E ancora un'enorme sospiro le uscì dalle labbra, spostando lo sguardo verso l'orologio affisso alla parete.

Le lancette nere segnavano le otto e trentadue minuti, mentre quelle rosse continuavano inesorabili a scorrere. E con aria depressa appoggiò il mento sulle mani riportata alla triste realtà dei fatti, mentre lasciava da parte il piccolo sprizzo di felicità che era venuto fuori al pensiero di rivederlo. Perché sì, erano già le otto della sera, e ancora nessuno si era fatto sentire...
Aveva continuato a guardare i minuti, le ore che scorrevano, ripetendosi la stessa cantilenante frase..."fra poco scriverà"... Ma di fatto non aveva ricevuto un bel niente. Né un messaggio... Né una chiamata... Né un semplice squillo che le facesse percepire quella frase "Hey non posso chiamare, ma sono in partenza/sono arrivato"... Niente! Nessuno si era ancora fatto vivo...
E arrivata a quel punto, aveva continuato a fissare l'orario –automaticamente- autoconvincendosi che guardare quell'oggetto appeso solamente per tenere d'occhio le ore, fosse solo un noioso passatempo senza nessun altro fine. Mentendo così –spudoratamente- a sè stessa...

Perché non era certo il voler tenere sotto controllo il tempo quello che la spingeva a guardare le lancette...

                                                                                                                                          -...Lunedì mattina...Il volo è per
                                                                                                                                              Lunedì mattina...-

...Ed era passato decisamente un bel po' di tempo dal momento in cui ci sarebbe dovuta essere la partenza! E probabilmente lui era già a casa... O magari aveva subito qualche ritardo... Chi poteva saperlo? Se Jiyong non faceva sapere niente di tutto questo, come poteva sapere cosa era successo?..."Ma forse"... Sì, forse non era tenuto a farlo... Anche se lei ci aveva sperato, lui non era obbligato a farle sapere...
Aveva pensato più di una volta di chiamare lei per prima per avere sue notizie, solo che i pensieri erano andati costantemente contro quell'azione. Erano troppi, ed erano negativi, e aveva paura di essere un po' troppo pressante e fastidiosa per lui... Una ragazza che aveva passato tutto il giorno ad aspettare una sua chiamata, concludendo l'impazienza di aspettare con "lo chiamo io visto che lui non si fa sentire" arringandosi il diritto di comportarsi come se quello fosse il fidanzato...Proprio non ci stava...
Dopotutto Jiyong non era il suo fidanzato...No... O forse sì... Insomma, lei iniziava a non capirci più niente! Non riusciva più a identificare il rapporto che li univa. Perchè lo stare insieme significa essere legati senza un reale sentimento, senza che esistesse qualcosa di impegnativo fra le due persone –e che quindi lo vedeva libero dal sentirsi obbligato dal chiamare-. Mentre l'essere fidanzati invece implicava qualcosa di più vincolante, ben definito, che veniva identificato con la parola "Amore", che lo avrebbe fatto sentire legato sentimentalmente a lei -e che dunque lo avrebbe anche visto chiamare automaticamente senza sentirsi in obbligo-.

Il Destino Nei SogniWhere stories live. Discover now