2.2

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A mia sorella,
che è sempre stata a due passi da me
mentre scrivevo,
e mi leggeva senza sapere,
ma ieri ha scoperto
che Amaitriteparole sono io.

Claudio non aveva dormito affatto. Neanche un minuto.

La sua notte era stata un incubo di sogni e bugie, un ripetersi di frasi sconnesse ed emozioni contrastanti. Una notte di sudore e di tensione, impossibile da dimenticare.

Aveva fatto un passo importante, un passo di quelli dal quale non si torna indietro, e sebbene ci pensasse da tempo, faceva effetto sapere di aver varcato quel confine entro il quale era sempre stato a suo agio.

Claudio era così, era sempre stato bene dietro la linea di confine che lo separava da qualcosa che lo spaventava enormemente.

Guidava verso Milano incapace di pensare ad altro che alla sera precedente. Mario, il suo volto inondato dalle lacrime quando aveva saputo della sua confusione. Mario che tremava dalla paura quanto lui, più di lui, ma che cercava di dargli forza in qualche modo. Mario nelle sue giornate. La sua risata cristallina. Il momento in cui aveva soffiato le candeline e tutto era stato così perfetto.

E poi pensava ad Alessia e alla loro difficoltà a capirsi, in quel periodo. Per quanto si sentisse colpevole nei suoi confronti per le sensazioni che stava provando, era lei a scappare, lei a non volerlo vedere, lei ad evitare che s'incontrassero più del dovuto, da quella volta in cui avevano parlato più chiaramente del loro momento di crisi.

Claudio non sapeva neppure come esporle il suo punto di vista evitando di toccare punti inaccessibili, sensazioni che non aveva ammesso di provare neanche a se stesso.

Guidava in stato confusionale, riuscendo appena ad imboccare le strade giuste, mentre la sua mente andava oltre, valicava i confini dell'immaginabile.

Odiava essere così perso e smarrito, come un albero sradicato dal suo habitat naturale e riposto a forza in un terreno inadatto. Eppure si sentiva così a proprio agio con Mario, così bene, così al sicuro. Mario non gli avrebbe mai fatto del male.

In fondo, ogni sentimento è diverso da tutti gli altri. Claudio era ben consapevole di questo. Non avrebbe potuto etichettare in alcun modo ciò che provava nei confronti del suo migliore amico. Era un sentimento così esclusivo che dubitava che, in qualche modo, qualcun altro oltre lui lo avesse mai provato nella vita, nel mondo. Una lacrima abbandonò i suoi occhi e percorse lentamente la sua guancia finendogli nella barba.

Continuò a guidare cercando di focalizzare la strada, ma la vista iniziò ad appannarglisi così tanto che decise di fermarsi appena possibile.

Trovò uno spiazzo adibito, e vi s'immise in fretta e furia. In quel momento si lasciò andare.

Tutte le emozioni provate la sera precedente e covate nella notte si schiusero, premettero per uscire. Claudio pianse.

Pianse a dirotto e per minuti interi, in un modo in cui non ricordava di aver pianto prima. E più le lacrime inondavano il suo volto, rilasciando la tensione, più si sentiva leggero e libero. Più le lacrime invadevano i suoi occhi, più la sua anima si scioglieva.

Sentiva come se la gabbia che lo aveva rinchiuso per una vita intera si fosse improvvisamente aperta lasciandolo libero come mai prima di allora era stato. E un po' faceva paura, certo, sentirsi catapultato in mezzo alla foresta, non più al sicuro nella sua gabbia, ma almeno non era solo. La presenza costante di Mario gli rendeva tutto più semplice.

Lasciò andare la testa sul volante e pianse più forte ricordando le sensazioni di quelle labbra che tremavano sotto le sue. Labbra di fuoco e di nuvola. Si lasciò cullare dalle sue stesse lacrime, e solo quando si calmò notò qualcosa ai suoi piedi, nell'auto.

L'altra parte di meWhere stories live. Discover now