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E se vale la pena rischiare
io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore

Claudio non era riuscito a dormire tutta la notte, tormentato da mille pensieri. Sapeva che soltanto parlare con Mario lo avrebbe aiutato a sbloccare la situazione tra loro, a sentirsi nuovamente a casa, nuovamente compreso. Perché Mario aveva il potere di ucciderlo e tormentarlo, ma anche di fargli tanto bene, e solo con lui riusciva a provare la sensazione di essere in pace con se stesso.

Saperlo a tanti chilometri da casa, a tanti chilometri da lui, non lo faceva sentire sereno. E ci aveva provato a riportarlo indietro, a fargli sentire il calore del proprio sentimento, ma non era riuscito a sbloccare la situazione. Mario era ancora a Roma, nuovamente a Roma, e ci sarebbe rimasto.

Eppure lui sentiva di poter sopportare anche quello. Negli ultimi tempi le cose tra loro erano cambiate irreversibilmente. Claudio aveva creduto di non poter accettare quell'atteggiamento titubante e poco risolutivo di Mario, ma non era così. Avrebbe accettato tutto di lui, anche le sue paure, anche il suo terrore di ferire Alessia.

Si alzò dal letto che era ancora l'alba, conscio che dovesse uscire per andare al bar, e prese il cellulare che era in carica sul comodino. Lo sbloccò e lesse un messaggio dal suo fornitore che gli annunciava problemi con le consegne per quella settimana.

Sbuffò sonoramente e si recò fuori al balcone per concedersi una sigaretta in solitudine, osservando il sole sorgere. Aspirò forte e lungamente fino a tossire, per poi sputare fuori tutto il fumo, gli occhi rossi per lo sforzo improvviso. Buttò la sigaretta a metà e rientrò dentro, immaginando la figura di Mario che, stretto nelle sue felpe pesanti, compiva le sue stesse azioni quando era ospite lì.

Lui non aveva mai amato fumare di mattina presto, eppure farlo gli ricordava quando condivideva quei momenti con Mario. Quando, rientrati da una serata brava, si concedeva quella sigaretta guardando l'alba e smaltendo la sbornia, oppure quando si svegliava prima del previsto ed amava ritagliarsi quel momento.

Claudio lo osservava pensando che quella sua solitudine, strana per tutti, ai suoi occhi fosse adorabile.

Mario aveva concesso solo a lui di rientrarci. Claudio faceva parte di quella solitudine. Poteva osservarlo mentre fumava in silenzio, condividendo la pesantezza di un momento negativo, o la felicità di un momento di gioia, senza proferir parola. Mario gli aveva concesso di entrare nel suo mondo, lo aveva fatto sempre e comunque, in un modo che non aveva fatto neppure con Alessia, e si chiese come fosse stato possibile, per lui, non accorgersi che tra loro il rapporto era già da tempo qualcosa che andasse ben oltre l'amicizia.

Erano giorni che si chiedeva da quanto Mario avesse metabolizzato che tra loro potesse esserci qualcosa di più. Da quando era stato lui stesso a farlo? Da quando avevano fatto l'amore?

Non sapeva darsi una risposta. L'unica cosa di cui era certo era che Mario provasse per lui molto più che una semplice amicizia, proprio com'era per lui. La gelosia nei confronti di Mattia glielo aveva subito confermato. Mario aveva paura di ferire Alessia, e forse di fare un passo più lungo della gamba rovinando la loro amicizia, ma sicuramente provava qualcosa di forte ed inarrestabile proprio come era per lui.

Rientrò in casa e si diresse nel bagno per poi infilarsi sotto la doccia. Lasciò che l'acqua scorresse insieme ai suoi pensieri.

Lavò via le ansie e le paure di quelle settimane, di quei mesi. Lavò via l'incertezza del futuro e tutto ciò che lo aveva sempre spaventato. Lavò via l'indecisione e, per una volta tanto in vita sua, si sentì sicuro sul da farsi. Quella doccia fu chiarificatrice.

Uscì asciugandosi in fretta il corpo ed i capelli e riprese il cellulare staccando la spina dalla corrente.

Digitò velocemente un messaggio e lo inviò al suo collaboratore più fidato, Adriano.

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora