3.4

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Sui giorni felici non c'è mai molto da dire,
la felicità detesta le parole.





La soffice consistenza del fiato altrui sul proprio collo era una sensazione nuova per Mario. Un respiro, due, tre, ma quella sensazione non andava via. Non osò aprire gli occhi, non voleva andare incontro al giorno. Realizzò che una gamba era intrecciata tra le proprie, e un corpo caldo giaceva dietro di lui, ad una vicinanza spaventosa. Mario non aveva dormito molto. La consapevolezza che Claudio dormisse dietro di lui gli aveva tormentato i sogni, impedendogli di addormentarsi per più di un'ora di fila. Aveva preferito non voltarsi, per fuggire ancora da quell'amore che lo stava logorando. Gli sembrava di aver oltrepassato ogni limite, di aver rotto qualsiasi tipo di contatto con la realtà che si era costruito in quegli anni.

Claudio dormiva accanto a lui, e Mario si rendeva conto che fosse la cosa più assurda e più bella mai capitatagli. Dormiva accanto a lui con un ruolo diverso rispetto a quello avuto fino a quel momento. Gli sfiorava appena la pelle con il suo corpo caldo, dopo averlo avuto, dopo essere stato suo. E tutto sembrava così giusto, nonostante fosse totalmente sbagliato. Tutto sembrava al proprio posto, come qualcosa che dopo essersi rotta viene riparata e riprova l'ebbrezza di essere di nuovo funzionante.

Mario si sentiva così solo accanto a Claudio. Per il resto, viveva una serie di giorni inutili, che lo stavano sfiancando e togliendo il respiro.

Allungò appena le gambe per stiracchiarsi e, nel farlo, mosse inavvertitamente anche quella di Claudio. Dopo qualche attimo sentì una mano toccargli lievemente il fianco e sobbalzò a quel contatto inaspettato.

"Sei sveglio?", la voce assonnata di Claudio soffiò dietro il suo collo qualche secondo dopo, ed era così familiare, così naturale da fargli spavento.

"Sì."

Claudio strinse appena il fianco di Mario sotto i suoi polpastrelli. Mario poteva sentirne la pressione che gli bruciava come fuoco sulla pelle. Sentì poi Claudio muoversi dietro di lui e stiracchiare i muscoli. Si decise a voltarsi e a guardarlo negli occhi: nel suo sguardo non c'era l'ombra di un ripensamento.

"Come stai?", gli chiese Mario, cercando le parole esatte da dirgli in una circostanza tanto delicata, senza trovare nulla di meglio.

Claudio sorrise osservando il soffitto. "Sto bene." Sembrava sincero.

Anche Mario prese a guardare il soffitto, in bilico tra l'istinto di abbracciarlo e la consapevolezza di doversi trattenere dal farlo. "Non mi aspettavo che saresti venuto.", gli confessò.

"Pensavi che ti avrei lasciato fuggire in quel modo, senza affrontarmi?"

Mario rise appena, ripensando al modo in cui si erano affrontati la sera precedente. "No ma... ehm, tanto lo sapevo dove saremmo andati a finire."

Non osservò la reazione di Claudio, che si zittì per qualche istante, per poi riprendere a parlare. "Ed è tanto male?"

Mario si voltò verso di lui e puntò il gomito sul materasso, alzando leggermente il busto e poggiando la testa su una mano. "Sì, Claudio. Lo sai anche tu che non avremmo dovuto."

Claudio deglutì e si voltò verso Mario, assumendo la sua stessa posizione. Erano vicinissimi, occhi negli occhi. "E se non fosse per tutto il resto? Se non fosse per... beh, insomma, hai capito."

Mario si morse un labbro, consapevole che Claudio evitasse di proposito di far riferimento ad Alessia per paura di fargli ulteriormente male. "In quel caso sarebbe diverso. Ma non è quel caso..."

L'altra parte di meWhere stories live. Discover now