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A fine maggio all'Urban c'era la festa di apertura della stagione. Ogni anno Claudio s'inventava qualcosa di nuovo: feste in maschera, feste a tema, decorazioni e luci che creavano un'atmosfera nuova, e il locale cambiava completamente aspetto.

Per quell'anno aveva avuto fino all'ultimo il dubbio su quale tema scegliere. Gli avevano consigliato qualcosa di semplice, come una festa anni '20, per dare la possibilità a tutti, anche ai clienti, di scegliere di vestirsi e di poter trovare il necessario facilmente. Alla fine gli era venuta un'idea brillante: aveva scelto il tema Grease. Tutti i dipendenti avrebbero scelto un personaggio diverso, e lui avrebbe acquistato i costumi per tutti. Le ragazze si erano fatte la guerra per giorni perché tutte volevano vestirsi da Sandy.

Ricordò quando l'anno precedente, insieme a Mario, avevano scelto il tema Harry Potter per la festa di apertura della stagione estiva. Avevano discusso per un mese su chi dovesse fare Harry, ed alla fine aveva vinto Mario, pur non lavorando al locale con lui. Era sempre stato parte di quella grande famiglia, era sempre stato così presente nella vita di Claudio, tanto da pretendere di partecipare attivamente anche ad eventi come quello. Quell'anno, invece, se n'era totalmente disinteressato. Non si faceva vedere all'Urban da quando avevano litigato dieci giorni prima e Claudio sentiva mancargli il respiro. Non era mai accaduto che fossero così distanti, in tanti anni di amicizia.

Sentiva nella sua testa rimbombare continuamente le parole che si erano detti quando avevano litigato. Ripensava all'atteggiamento incomprensibile di Mario e un groppo gli serrava la gola impedendogli di respirare regolarmente. Non sapeva come comportarsi. Avrebbe voluto chiamarlo, chiedergli di parlare, ma sapeva che gli avrebbe risposto come l'ultima volta. Evidentemente non se la sentiva di parlargli dei propri pensieri. O forse quel contatto così inaspettato tra i due lo aveva sconvolto a tal punto da allontanarlo da lui.

"Sicuro di star bene, Claudio?", gli chiese Adriano, che lavorava con lui da sempre.

"Sì, sto bene", gli rispose ridestandosi e sistemando la cassa vicino al bancone.

"Senti, qui è tutto pronto", lo informò. "Con il locale ci siamo. I vestiti?"

"Sono nello stanzino."

Adriano lo oltrepassò ed andò a recuperare il proprio costume. "Tu lo sai che mia moglie mi prenderà per il culo per un anno quando mi vedrà uscire vestito in questo modo?", gli chiese mostrandogli la camicia a quadri e il jeans attillato che costituiva il suo travestimento. "E poi non ho capito perché tu devi fare il figo vestito da Danny e io devo mettere 'sta roba di dubbio gusto."

"Ma dai! È un bel costume."

"Beh, allora potremmo fare cambio.", propose Adriano.

"Non ci troviamo con le misure. Ormai è fatta.", si giustificò Claudio lasciandosi scappare una risata.

"E chissà perché a te è toccato Danny."

"Perché sono stato io a sceglierli e ad occuparmene."

Adriano osservò con scetticismo anche gli altri costumi. "Quelli delle donne non sono male, dai."

"Son stupendi!" Claudio aveva gli occhi luminosi. Se c'era qualcosa che lo rendeva fiero di sé era proprio il suo lavoro ed il modo in cui lo svolgeva.

Improvvisamente Adriano lo richiamò alla sua attenzione. "Clà, ma qui manca il costume di Alberto."

"A lui non l'ho preso."

Si rese conto solo in quel momento di quanto la propria mente avesse fatto tutto da sola. Aveva automaticamente deciso di non coinvolgere Alberto in quel gioco che, da quando c'era l'Urban, caratterizzava per lui ed i suoi amici il simbolo dell'inizio dell'estate.

L'altra parte di meWhere stories live. Discover now