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Quante volte è possibile innamorarsi della stessa persona?

Mario se lo chiedeva mentre osservava Claudio aspirare il fumo della sigaretta e poi gettarlo fuori. Era a pochi passi da lui, fuori dal locale, eppure lo sentiva così distante. Forse perché non era in grado di comprendere il suo malessere, forse perché, in qualche modo, sentiva che qualcosa stesse accadendo dentro di lui. Qualcosa che, dal suo canto, non poteva controllare. Qualcosa che neanche comprendeva. Nel suo stomaco esisteva una parte interamente dedicata a Claudio, che gli dava gli impulsi per riuscire a reagire comprendendo sempre cosa stesse muovendo lui. Il suo fidanzato da pochi mesi, ma il suo amore da tutta la vita.

Lo aveva sempre compreso, in ogni modo possibile, in ogni vita a loro riservata. Quella della sua mente, dove vivevano insieme da tanto tempo, quella del suo cuore, dove sarebbero stati insieme per sempre, e quella reale, nella quale non riusciva a collocarsi con Claudio. Fuori dal tempo, in qualche modo assurdo ed indicibile, sarebbero stati insieme sempre.

L'osservò gettare la sigaretta nel grande posacenere all'esterno del locale e lo vide avvicinarsi a lui e al resto del gruppo. Paolo e Rosita erano intenti a chiacchierare tra loro, mentre Gianluca si stava intrattenendo con un paio di ragazzi che erano subentrati nel gruppo nei mesi precedenti e che Mario, quindi, non conosceva per niente perché in quel periodo viveva già a Roma.

"Allora?", chiese rivolgendosi a Mario. "A che punto siamo?"

Avevano dato il nome per la prenotazione, e stavano aspettando che fosse il loro turno.

"Penso che ci siamo.", annunciò Mario. "Hanno detto che ci avrebbero fatto accomodare a breve."

"Ok."

Quello non era il Claudio di quella mattina, che lo aveva svegliato ricoprendo il suo volto di baci leggeri, per poi negare di averlo fatto quando Mario gli aveva detto di essersene accorto. Non era il Claudio che gli aveva tirato la coperta fin sopra al naso e l'aveva abbracciato da dietro quando aveva notato che stesse tremando dal freddo. Non era il Claudio dei ti amo sussurrati sotto le lenzuola, e nemmeno quello così attento a non fargli male. Non era il suo Claudio, ma un Claudio scostante, disattento. Qualcuno che Mario aveva la sensazione di non conoscere. Ed era cambiato così, da un istante all'altro.

Fortunatamente il cameriere li fece accomodare presto, così da interrompere in fretta i suoi pensieri.

Saranno tue suggestioni, gli suggeriva la sua coscienza. Sei in paranoia. Rilassati.

Eppure la sua mente non riusciva a scollegarsi. Il suo cuore sapeva che ci fosse qualcosa di strano ed irrisolto in quell'atteggiamento.

Il suo cuore urlava. Un urlo impazzito e primitivo, come quello di una bestia che viene torturata.

Per lui era una tortura senza tregua quell'amore che lo stava lentamente prosciugando, togliendogli ogni forza ed ogni capacità di essere all'infuori di Claudio.

Era come se Mario senza Claudio non esistesse più. Ma, poi, era mai esistito?

Sentiva come se lui ci fosse sempre stato, anche se in altro ruolo e ad altre condizioni.

Presero posto uno vicino all'altro e Mario sfiorò accidentalmente il suo braccio. Subito il suo corpo rispose con una serie di brividi che partivano dalle braccia e finivano dietro la schiena.

Che ti prende? Con me puoi parlare di tutto, lo sai.

Anche se quello non era il momento giusto, anche se erano in compagnia di altre persone, avrebbe voluto urlargli in faccia parole forti per scuoterlo. Prenderlo per mano, portarlo fuori ed urlargli tutta la sua frustrazione. Che cazzo fai? Proprio ora che ci siamo trovati? Che vuoi di più da questa vita? Che altro conta se non te e me, insieme?

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora