3.7

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E il vero amore può
nascondersi,
confondersi,
ma non può perdersi mai.
Sempre e per sempre
dalla stessa parte
mi troverai.

La stazione di Verona quella sera era buia e silenziosa, ma a Mario sembrava ugualmente familiare. L'aria di era diversa da quella che gli sembrava si respirasse a Roma, e solo chi riconosceva l'odore pungente dell'atmosfera veronese poteva rendersene conto.

Affrettò il passo e si avvicinò alla figura che, familiare, si stagliava sul fondo della stazione, in una posa che aveva imparato a distinguere. Trascinò il piccolo trolley sul selciato e raggiunse in poco l'ingresso della stazione.

"Ciao Pà!"

"Ciao idiota!", gli rispose l'amico con un tono fintamente duro. Mario sapeva di aver sbagliato con lui, con Rosita e con il resto dei loro amici, ma non avrebbe potuto fare altrimenti.

Essere a casa lo faceva sentire stranamente tranquillo. Per quanto l'idea di vedere Claudio lo agitasse, lo dilaniasse, lo facesse sentire un piccolo granello di polvere in una distesa di infinito, si rese conto che casa gli era veramente mancata. Paolo stesso gli era mancato, nonostante non fossero mai andati particolarmente d'accordo, e la loro amicizia si era sempre basata su una sorta di odio-amore. Eppure gli voleva bene davvero, e sapeva che Paolo fosse davvero importante per lui, nella sua vita. Non avrebbe voluto rinunciare a tutti gli affetti che lo tenevano legato a Verona, compresa la sua famiglia, e continuava a convincersi che si trattasse solo di una fase momentanea. La verità era che stava prendendo tempo. Stava cercando di capire come fare a superare questo problema che gli sembrava insormontabile senza far soffrire le persone che amava.

E poi, cosa poteva volere Claudio dal rapporto con lui? Sarebbe stato davvero con un uomo? Poteva sul serio considerare che forse, un giorno, l'avrebbe guardato come una possibilità per la sua vita?

"Hai una faccia che è tutto un programma", lo stuzzicò Paolo. "Non preoccuparti, resti da me.", gli aveva annunciato, sapendo che Mario non volesse tornare a casa propria per nessuna ragione al mondo. "Tanto i tuoi non sanno che sei qui."

Nei giorni scorsi si erano sentiti ed avevano concordato nell'evitare di dire ai genitori di Mario, e anche ad Alessia, che sarebbe salito a Verona. Mario gli aveva raccontato che non aveva voglia di tornare a casa, ma che non se la sentiva di spiegargliene la ragione. Paolo non aveva insistito. Probabilmente aveva supposto che Mario fosse andato via a causa di una pesante lite in famiglia, e quindi aveva deciso di coprirlo.

L'unico problema che rimaneva era quello più grande. Quello che a Mario faceva più paura. Claudio.

Come avrebbe fatto a guardarlo negli occhi? Come avrebbe fatto ad affrontarlo dopo tre mesi di lontananza? Avrebbe trovato lo stesso Claudio che aveva lasciato? Forse no. Forse neanche si sarebbe meritato di trovarlo. Probabilmente avrebbe dovuto aspettarsi una persona ostile, dura. Avrebbe dovuto aspettarsi di essere completamente fuori dalla vita di Claudio che, dopotutto, era riuscito ad andare avanti anche senza di lui.

E si rese conto di quanto fosse grande e spaventosa la natura umana, di quanto fosse possibile per l'uomo continuare a vivere anche se sei morto dentro, e poi poter convincere te stesso anche se sai di non avere alcuna chance di tornare ad essere la persona spensierata di prima. Mario stesso si trovava in quella situazione. Claudio era stato tutto per lui. Lo era ancora. Eppure andava avanti anche senza di lui. Respirava, esisteva, viveva.

Strozzò un sospiro per evitare che Paolo leggesse la sua fragilità e insieme s'incamminarono verso l'automobile dell'amico. "Stai tranquillo", lo rassicurò. "Nessuno ti farà domande." Mario annuì consapevole che i suoi amici non lo avrebbero mai messo in difficoltà e insieme entrarono nell'abitacolo che puzzava di fumo.

L'altra parte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora