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Claudio osservava Mattia senza riuscire a vederlo veramente. L'osservava masticare un pezzo di panino e sentiva una forte sensazione di fastidio e disagio, come se quello non dovesse essere il suo posto. Guardava i suoi occhi guizzare sul proprio corpo, osservarlo con desiderio, e provava un senso di inadeguatezza che non riusciva a spiegarsi. Era passato il momento in cui aveva ammesso la propria omosessualità. Certo, si sentiva ancora terribilmente a disagio all'idea che persone esterne alla situazione potessero venire a conoscenza della sua sessualità. Non aveva parlato a nessuno della propria scoperta, ma ormai riusciva ad accettare con se stesso la propria indole senza il timore di commettere un errore. Erano troppi i segnali che gli avevano dimostrato che fosse attratto dagli uomini.

Si sentiva attratto da Mattia come non era mai accaduto con nessuna delle ragazzine che aveva frequentato ai tempi del liceo, e neanche con Alessia, con la quale aveva avuto un rapporto più maturo e duraturo.

Provava attrazione nei confronti del genere maschile, e questa ormai era una certezza.

Ma non era stato questo ad indurlo a capire di essere omosessuale. Il punto di svolta era stato Mario, naturalmente.

Si era reso conto di provare per lui un sentimento molto più profondo e consapevole di quanto avesse mai immaginato. Aveva sempre saputo che la loro fosse un'amicizia fuori dal comune, che in qualche modo superasse gli schemi di un semplice rapporto di stima e fiducia, che oltrepassasse i limiti del consentito. Tra loro c'era dipendenza, gelosia, e il loro legame era molto più intrecciato di quanto non potesse esserlo quello di una semplice amicizia. Per anni Claudio aveva stentato a definire quel rapporto, ma era ormai chiaro che si trattasse di amore. Amore di una forma che non aveva mai sperimentato, ma non poteva definirlo in altro modo.

Se gli avessero chiesto di pensare a qualcuno con cui condividere la vita, gli sarebbe venuto in mente Mario. Anche se non sapeva in che termini e con che modalità, sapeva che non ne avrebbe mai fatto volontariamente a meno, che la sua lontananza lo aveva ucciso, e rivederlo gli aveva concesso di rinascere, di tornare a respirare.

Nonostante la presenza di Mattia, aveva attraversato tre mesi d'inferno. Se solo avesse saputo che Mario sarebbe tornato probabilmente non avrebbe cercato consolazione altrove. Eppure aveva avuto persino il dubbio che lui non tornasse, anche se Mario da lui era sempre tornato, alla fine. I litigi che c'erano stati in quegli anni li avevano sempre visti uscire vincitori, sempre e comunque insieme.

Chiuse gli occhi fingendo di ascoltare Mattia che stava parlando di uno dei musicisti che suonavano live quella sera al Celtic Pub. Claudio adorava quel posto e gli piaceva la musica dal vivo. Con Mario andava sempre ad ascoltare le cover band dei loro gruppi preferiti, ma con Mattia la stessa serata non aveva uguale sapore.

Claudio si rese conto che erano le piccole cose a fare la differenza, come il modo in cui Mario lo guardava, del tutto diverso da quello usato, invece, da Mattia. O forse il semplice fatto che Mario fosse Mario, e nessuna persona al mondo avrebbe potuto sostituirlo.

"Claudio, hai capito?", chiese Mattia, chiaramente infastidito dal suo atteggiamento distratto e scostante. "Ma che hai stasera? Non ci stai con la testa!"

Che aveva? Non riusciva a dimenticare il bacio scambiato quella mattina con Mario.

Non riusciva a non pensare alla lingua di Mario che s'insinuava in lui sciogliendo le remore che fino a quel momento aveva avuto a lasciarsi nuovamente andare con lui. Ricordava ancora con precisione tutte le sensazioni che aveva avvertito sulla pelle quando era stato con Mario.

Un soffio di vento caldo che gli riempiva la vita, che gli sconvolgeva i piani.

Quello era Mario, per lui.

L'altra parte di meWhere stories live. Discover now