13° Capitolo

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La felicità, l'appagamento, il desiderio sono attimi.

Attimi in quella che è l'eternità dell'Universo.

Le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sulle mie..quei gesti che sembravano per la loro disinvoltura, magici.

Avevo passato la notte più bella della mia vita ma chissà fin a che punto lo avevo capito. Mi svegliai e voltandomi alla mia destra Louis non c'era. Un senso di vuoto prese possesso del mio corpo e un senso di ansia la mia mente. Dove era finito?

Mi alzai di soprassalto indossando una vestaglia e dirigendomi verso l'ala principale. Vi era uno strano silenzio ma, allo stesso tempo, l'ambiente sembrava teso. Provai ad avvicinarmi verso un vecchietto il quale sembrava non prestarmi ascolto..

"Gente! Il padre di Louis è in TV!"

Tutti gli sguardi improvvisamente si rivolsero verso quello schermo.

"George Tomlinson, 56 anni, trovato morto. Sconosciute, per il momento, le cause."

Il vuoto.

I miei occhi fissarono insistentemente quell' apparecchio e le mie orecchie cercavano di percepire al meglio possibile ciò che stavano udendo.

Non poteva essere successo, non in quel momento.

Un instante prima ero in un meraviglioso e celestiale paradiso, l'istante dopo in un cupo e imponente inferno. La paura, il disorientamento presero il sopravvento, non sapevo cosa fare.

Restai immobile.

Immobile a fissare il vuoto che era dentro di me e che sembrava circondarmi. Dovevo andare da Louis, ovviamente.

Ritornai decisa di sopra a vestirmi correndo in seguito verso il luogo del delitto.

Ero sicura che fosse lì.

Mi sbagliavo.

Mi sbagliavo per l'ennesima volta.

Un incredibile numero di agenti circondavano il posto ormai diventato una vera e propria scena del crimine, identica a quelle che si vedono nei film.

Ma questo non era un film, era solo la tremenda realtà.

Non potevo farmi prendere dal panico, non in quel momento.

Provai a rifletterci su, a fare delle ipotesi, a pensare come Louis pensa.

Capii.

Che sciocca a non averci pensato prima: la casa della sua famiglia.

Presi immediatamente un bus e con una velocità inimmaginabile raggiunsi quella dimora abbandonata.

La porta era semichiusa e molto lentamente vi ci entrai.

Era lì.

Seduto su un divano con lo sguardo fisso in avanti.

Mi ero ritrovata nella sua stessa situazione anni prima.

Quando una persona a cui vuoi bene e a cui se legata da sempre ti lascia per sempre si prova una sensazione strana.

Diversa dalle altre. Diversa perchè troppo profonda, troppo immensa per avere delle parole con cui essere descritta. Si cerca di fare flashback ripercorrendo momenti felici insieme vissuti, si cerca di pensare che ha raggiunto un luogo migliore, si cerca di non pensarci. Ma per quanti sforzi noi cercassimo di fare, tutti si rivelerebbero nulli e inutili.

Il vuoto che lascia una persona non può essere colmato da un momento all'altro. Non bastano momenti più felici, momenti più tristi, momenti più disperati, non basta nulla.

Una conchiglia senza perla è inutile.

Un uccello senza ali è inutile.

Un insetto senza antenne è inutile.

Un figlio senza padre è inutile.

Mi avvicinai in silenzio. Mi aveva visto ne era sicura, eppure non distoglieva lo sguardo da ciò che stava osservando.

"Che pensi?"

Fu una domanda spontanea.

"Niente."

"Capisco."

"Hai bisogno di qualcosa?"

"No."

"Vuoi che resti con te?"

"No."

"No?"

"No."

"Sicuro?"

"Cazzo Diana, ho detto NO!"

Quella fu la prima volta che Louis mi urlò contro.

La prima volta che i suoi occhi erano rossi di disperazione e non celesti di felicità.

Mi aveva fatto paura, lo ammetto.

Mi aveva scosso, lo ammeto.

Ma lo capivo e non provai in alcun modo a reagire.

Me ne andai silenziosa pronunciando un inespresso "ciao".

Sapevo che non avrei rivisto Louis per tanto altro tempo.

Tre mesi.

Tre mesi di silenzio.

Tre mesi di solitudine.

Tre mesi nella quale i miei occhi non avevano mai incrociato quelli di Louis.

Mi mancava e provavo una mancanza mai vissuta prima.

Mi sentivo incompleta, come se mi avessero privato di una parte vitale di me. Avevo bisogno di lui più del cibo, più dell'acqua, più del sole.

Avevo bisogno di lui più di ogni altra cosa al mondo.

Non ero infelice, disperata o chissà cosa. Ero semplicemente persa.

Persa, senza bussola orientata verso Nord, senza una meta da raggiungere.

Eppure c'era una cosa che sapevo non mi avrebbe mai abbandonata: la speranza. Louis non era quel tipo di ragazzo che sparisce per sempre, che sparisce senza lasciare traccia, era più quel tipo di ragazzo che sparisce ma che poi ritorna più vivo di prima. Questo lo sapevo e non perchè lo diceva la mia testa ma perchè lo diceva il mio cuore, lo sentivo da dentro.

Era una mattina di giugno.

Era lì in tv, sotto la pressione di giornalisti.

Si era scoperto che il padre era morto per un'eccessiva assunzione di alcool. Tutti volevano saperne di più e tormentavano Louis ogni momento della giornata, era arrivato al punto di doversi nascondere sotto il cappuccio della felpa.

Era distrutto, chiunque lo avrebbe capito. Chiunque avrebbe provato pena per quel ragazzo rimasto orfano all'età di ventidue anni. Pena ma non rabbia. Si, perchè io provavo rabbia.

Rabbia perchè non potevo aiutarlo.

Rabbia perchè non sapevo come aiutarlo.

Forse avrei dovuto lasciare tutto al tempo, al destino o agire con qualcosa di schizofrenico. Decisi di portare pazienza ancora per un pò..

A chi volevo prendere in giro? Pazienza..ancora? Avevo resistito davvero troppo a lungo dovevo fare qualcosa.

Girai l'intera città quel giorno per capire chi avesse sue notizie.

Informazioni contraddittorie erano le loro.

Chi diceva che era andato all'Estero, chi che si era rifugiato in qualche baracca abbandonata, chi, addirittura, che era morto.

Esausta mi ritrovai davanti ad un locale.

Avevo qualche soldo e decisi di entrarci per bere qualcosa.

Era lì.

Destino e potenza si erano uniti e me lo avevano fatto trovare.

Ma come me lo avevano fatto trovare..

He was magneticWhere stories live. Discover now