15° Capitolo

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La felicità è un sentimento a dir poco strano e complesso.
Capisci di averlo provato sempre troppo tardi e ti capita di rimpiangerlo ogni volta. In quell'occasione ero felice più che mai ma chissà fino a che punto lo avevo capito.

Le iridi bluastre di Louis erano lucide più che mai, brillavano di entusiamo e gioia: era chiaro. 
"Come stai?" Chiesi.
Per qualche strano motivo accennò un sorriso malizioso e rispose "meglio, grazie."
"Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare o bere?"
"Ora niente."
"Come vuoi."
Decisi di alzarmi per prendere un bicchiere di Coca-Cola per me ma all'improvviso la mano di Louis strinse con forza il mio polso: ero sul punto di urlare dal dolore.
Mi voltai di scatto con fare a dir poco animalesco ma lui :"scusa".
Si, era ormai arrivata l'ora di dirmi quella parolina magica.
Non si sprecò ad aggiungere altro ma sapevo che era lo scusa più grande e immenso che fosse mai stato pronunciato. Sembrava volesse dire scusa per le mie cazzate, scusa per il fastidio che ti ho dato e che ti sto dando, scusa per le grida che ti ho gettato contro, scusa per le verità mai dette, scusa per averti nascosto la parte buia di me, scusa perchè sono fatto così.
Avevo ogni organo del mio corpo in subbuglio e non una parola uscì dalla mia bocca, semplicemente lo guardai fisso per alcuni istanti per poi allontanarmi liberandomi da quella morsa maniacale.

Non lo capivo ma cosa ben più importante non capivo me stessa. 
Lo amavo eppure lo odiavo al tempo stesso. Sentimenti opposti tra di loro eppure così simili, mi chiedevo se qualche stregoneria mi avesse colpita. Ero disposta a tutto, però, pur di chiarire la situazione.

Ritornai nella stanza.
Louis si era seduto e guardava con aria pensierosa fuori dalla finestra.
Mi avvicinai in silenzio alla scrivania pronta ad avere delle risposte, ad avere delle spiegazioni.
"Quindi ti senti meglio."
Dissi, così, all'improvviso con un tono di voce strano..fin troppo strano.
Era acido, cattivo e con un pizzico di presunzione.
"Direi di si."
Disse, volgendo piano la testa verso di me per poi rigirarsi l'attimo dopo.
"Bene."
Guardai fisso il pavimento per alcuni istanti, cercando di formulare al meglio la mia domanda.
Ero sul punto di pronunciare la prima parola quando mi sopravvenne.
"Diana, mi vuoi ancora bene vero?"
Rimasi alquanto scioccata.
Spalancai gli occhi.
Non risposi.
"Ti do' ragione, faccio davvero schifo. Ti ho trattata una merda non posso certo pretendere il tuo perdono né tanto meno ancora il tuo affetto."
Il mio silenzio era costante, costante così come lo stupore a quelle sue parole.
"Tornerà tutto come prima, tranquilla. Se vuoi che io sparisca, sparirò per sempre."
Stavo iniziando a credere che mi fossi dimenticata come si parla.
Si alzò da quel letto infilò in fretta i suoi vestiti ed era pronto ad andarsene via, ma via per sempre.
Stava facendo tutto quello come se volesse scappare al più presto da quella situazione troppo imbarazzante e troppo complicata. I suoi occhi erano bassi ma io sapevo che erano rossi, rossi come il fuoco e pieni di lacrime.
"Addio."
I suoi gesti furono i più veloci che io avessi mai visto ma io ero pronta a ad essere ancora più veloce.
Scattai in piedi dalla sedia ed urlai decisa: "davvero hai intenzione di andartene via così?"
Le sue spalle erano rivolte verso di me e man mano vidi la sua testa alzarsi e voltarsi, seguita dall'intero corpo.
"Io no e tu?"
Gettò la felpa per terra e mi tirò a se, stringendomi in un bacio violento eppure il più vero e dolce che io avessi mai ricevuto. 
Strinsi il suo busto forte e lui fece altrettanto con la mia testa.
Tenni gli occhi chiusi per tutto il tempo come per rendere quell'atto eterno.

Mia madre spesso mi dice che la felicità non è che un attimo in quella che è l'eternità dell'Universo. Forse. Probabile, se non hai una persona al fianco capace di rendere l'eternità dell'Universo parte di te ed io, per mia grande fortuna, l'avevo. Il destino, Il Fato, Dio, gli Dei o qualsiasi altra possibile entità sovraumana mi aveva fatto questo dono ed io avevo finalmente capito che dovevo tenerlo stretto a me e non lasciarlo andare per nessun motivo al mondo.
Giacevamo entrambi nel letto.
Il nostro sudore e i nostri respiri si erano uniti come a far parte di un'unica cosa.
Tutto: i gesti, le parole, le urla erano successe senza motivo, senza alcuna spiegazione logica, dettati unicamente dal destino complice ed unico fattore immobile delle nostre decisioni.

He was magneticOnde histórias criam vida. Descubra agora