8. Il mondo esterno

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"Quando avrete terminato di leggere questo libro, vedrete ciò che vi circonda sotto una nuova luce; una mille volte più bella e vera. Dovete crescere, principessa Hanji. E quando sarete cresciuta, scappare da questo finto lusso, per poter essere veramente libera. Quello che celano le mura è troppo prezioso per essere evitato e, una volta visitato, dimenticato. Crescete, mia principessa. E realizzate i vostri sogni anche per me, la cui vecchiaia non mi ha permesso di scalare quelle pietre. L'unico ostacolo verso il mondo esterno."-le parole di Ayano fuoriuscivano una ad una dalla sua bocca, ad una velocità impressionante. Sembrava che stesse recitando una preghiera, ed era quasi come se non ci fosse più tempo. Eppure, quella sera, avevamo a disposizione tutto il tempo che avremmo voluto concederci, come ogni volta.
Mio padre, di certo, non sarebbe mai venuto a bussare alla mia stanza a quell'ora della notte, né avrebbe chiesto della cuoca, una volta terminata la cena. Ma nonostante fossimo sole, come sempre, a rimuginare pensieri sul mondo esterno, sfogliando le pagine del libro di Ayano, la mia amica non era per niente tranquilla, ed io lo capivo grazie alla debole luce della lanterna che stringevo tra le mani, la quale riusciva, quanto bastava, ad illuminare quel rugoso viso teso; quegli occhi luccicanti, quella voce sognante e sfuggente, ma tremolante.
In quel periodo, in piazza erano stati bruciati numerosi documenti scritti che predicavano qualcosa che andava contro la volontà del re: che la cuoca temesse che alle sue pagine spettasse il medesimo triste destino?
Io, invece, non avevo paura. E non riuscivo a comprendere il significato che celava, al suo interno, quel discorso, perché non avevo ancora appreso il significato dell'essere libera.
Né temetti una punizione, quando quella mi consegnò, dopo averla strappata, una parte del libro che trattava con tanto amore. Mi ricordo che disse che era un bene se avessero scoperto quelle pagine nelle sue mani, e se avessero pensato che erano le sole che ella possedeva.
Infatti, quando, dopo il controllo che mio padre ordinò di fare per assicurarsi che all'interno del castello non ci fossero ribelli, la cuoca venne arrestata, nessuno sospettò che la restante parte del libro, contenente altra verità sul mondo esterno, fosse nelle mie mani.
Anzi, tutti credettero che le poche pagine che Ayano aveva strappato quella notte fossero le sole esistenti, e la condussero nelle segrete del castello, come si fa con i prigionieri: solo quando dovetti dirle addio, capii che la cuoca aveva perfettamente ragione e che noi tutti non eravamo liberi. Non eravamo nemmeno liberi di leggere; di sognare ciò che non possedevamo.
Quando mi confessò che suo padre era stato un soldato, i miei occhi, invece, si illuminarono di una forte luce, e il mio cuore prese a battere velocemente: ne avevo tanto sentito parlare, ma non avevo mai avuto l'opportunità di vederli all'opera, svegli per davvero e sobri.
Compresi di voler diventare anch'io una ribelle come Ayano, poiché pensavo che, oramai, gli allenamenti a cui si sottoponevano i soldati non avrebbero fatto alcun effetto sul corpo molliccio di una scansafatiche.
Mi sbagliavo: non era quello che serviva, per combattere. Perché il mio corpo non aveva niente di speciale; la mia mente, invece, essa stessa, lo era.

~

Non mi fu difficile scendere dalle mura, dopo aver raggiunto la loro cima.
E non fu così complicato, compresa la loro utilità, sfruttare le attrezzature dei soldati dormienti e ubriachi: era come se li avessi usati altre mille volte quegli oggetti; invece, quella era stata la prima.
Mi aiutai con una fune a toccare il suolo con i piedi. E la mollai soltanto quando fui sicura che il terreno riuscisse a sostenere le gambe stanche di reggere il mio peso, e che non vedevano l'ora di potersi riposare: non avevo mai visto così tanta vastità dinanzi a me; e non c'era niente che poteva impedire ai miei occhi di spingersi oltre con lo sguardo.
Soltanto in quel momento, mi accertai di non aver mai vissuto realmente. O di averlo sempre fatto in un enorme gabbia, piena di falsi e vigliacchi, proprio come sosteneva Ayano.
E più osservavo quello che mi circondava, più mi convincevo che avrei visitato ogni luogo del mondo esterno, riportato nel nostro libro, in tutta calma. Pensai che sarei andata lontano, potendo contare sulle mie sole forze, sui sogni e sulle idee che avevo racimolato con il tempo.
Ma la verità è che ero soltanto una principessina viziata, che non aveva mai avuto a che fare con la vita; che non aveva mai vissuto da sola per davvero, prima di quel momento.
E quando fui ad un passo dalla morte, pensai che sarebbe stato meglio continuare a morire lentamente tra le mura del castello, che lì fuori, dove nessuno poteva sentire le mie urla di dolore, né calmare le mie ansie e le mie paure; lì fuori, dove non ero più una principessa, ma potevo scegliere tra l'essere una semplice preda, o una feroce combattente.

L'amore non ha buone maniere Where stories live. Discover now