12. Scontro frontale

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Il corvino era nuovamente sul ramo accanto a me, ma i giganti ancora si dimenavano, oramai in terra, urlando. Si agitavo quasi fossero uomini, e coprivano con le mani la parte del corpo dal soldato colpita, la nuca: quanto può essere appagante vedere soffrire degli esseri che di sofferenza hanno riempito il mondo?
E le loro grida disumane continuavano a riecheggiare e ad invadere lo spazio, fino a quando quei mostri non si abbandonavo alla morte completamente, arrendendosi al loro destino, e spegnendosi pian piano e in silenzio; andando a dipingere con il proprio sangue il terreno già intonso di quel liquido rossastro.
"Prima che me ne dimentichi, ecco il tuo libretto."-annunciò ad un tratto il corvino, dopo aver posato le lame affilate e sporche nelle proprie custodie. Poi, egli mi lanciò qualcosa rifilata da chissà dove: non avrei mai creduto di avere dei riflessi così pronti, prima di allora; quando riuscii a prendere al volo l'oggetto donatomi scortesemente dal soldato. E compresa la sua identità, i miei occhi si illuminarono: il prezioso libro di Ayano non era andato perduto. Lo toccai, lo sfogliai e potei finalmente tirare quel sospiro di sollievo tanto desiderato.
"Non voglio di certo ritrovarmelo tra le mani, dopo che ti avrò riaccompagnata a casa."-concluse secco il corvino, prima di sedersi con le gambe a penzoloni un po' più distante dalle ginocchia che avevo incrociato. A quelle sue parole, io trasalii quasi terrorizzata.
"E dimmi, una ragazzina come te come diamine riesce a leggere quelle pagine? E quel libro? L'hai rubato, forse?"
"No, ti prego."-sussurrai, non prestando affatto attenzione a quanto detto da chi avevo accanto. E a quanto pare quella mia frase attirò l'attenzione del soldato, i cui occhi passarono dall'inquadrare i giganti ancora vivi sotto di noi, al concentrarsi sulla mia figura. Il mio sguardo era ancora rivolto in direzione di quelle mostruose creature, ma in fondo ero semplicemente persa nei miei pensieri.
"Per favore, non riportarmi a casa."-implorai, e mi accorsi di avere gli occhi lucidi intonsi di lacrime, soltanto quando, alzando il viso, la figura del corvino mi apparve sfocata. Intanto, quello rimaneva impassibile.
Tacemmo per un po' tutti e due, mentre il vento continuava a scompigliarci i capelli. Nel frattempo, il soldato aveva già deciso di sistemarsi addosso il verde mantello. Fino a quando, notando quella stoffa sporca, non mi venne in mente la soluzione ai miei problemi. Provai a fare leva sulla sua persona; sul suo modo di fare, sulle debolezze che, a quel tempo, credevo ancora che lo potessero disarmare completamente.
"E, poi, scommetto che non ti farebbe piacere se i tuoi superiori sapessero che hai lasciato il corpo di ricerca per girovagare all'esterno delle mura."-iniziai a parlare, sorniona.
"Immagino che ti punirebbero di brutto. Vero?"-continuavo, mentre col dito percorrevo le linee del tronco su cui ero seduta e con lo sguardo analizzavo il suo insolito legno scuro. Poi, decisi di guardare che reazione stavo provocando nel mio interlocutore: finalmente, riuscii a scorgere in quegli occhi tanto seri e apparentemente spenti e vuoti un filo di perplessità. Come se non capisse per davvero dove volessi andare a parare. Ma quello era solo l'inizio di una serie di scontri e litigi.

L'amore non ha buone maniere Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin