16. Il discorso della principessa

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Dopo aver riposato per strada, con la fronte grondante di sudore, procedevamo a passo svelto per una meta che ignoravo: Levi credeva che fosse meglio così. Il sole era oramai alto in cielo, quando caddi sulle mie stesse ginocchia.
<<Ti vuoi muovere?>>-brontolò il corvino, qualche metro più avanti. <<Di questo passo, non arriveremo mai>>-disse voltandosi, mentre si passava una mano sopra gli occhi.
<<Non so neanche dove stiamo andando, perché dovrei muovermi?>>-mi lamentai e poi, rialzandomi, presi a guardarlo con la faccia da cucciolo bastonato. <<Ti prego>>-attorcigliai il mio braccio attorno al suo, continuando a supplicarlo.
<<Tsk! Stiamo andando a casa mia>>-si arrese lui, cercando di divincolarsi dalla mia presa. <<Andiamo, falla finita>> <<Per essere un soldato del corpo di ricerca, si, va bene, non urlo, scusa. Dicevo, per essere un soldato>>-ripetei abbassando il tono della voce-<<non sei abituato a stare con le donne>>-ammisi e Levi mi allontanò completamente. Che modi piagnucolai io.
<<Non capisco il nesso>>-esordì infine con timidezza, e io lo canzonai, facendo finta di non capire: <<Quale nesso?>>
<<Tra l' essere un soldato e avere la compagnia di più donne>> Allora risi, trattenendo la pancia. <<Non lo so nemmeno io! Papà diceva così>> Il corvino mi guardò curioso e torvo. <<Che voi soldati siete buoni solo a bere e a>>-mi bloccai e non riuscii a non arrossire nel pensare alla frase che avevo formulato-<< si, dai che lo sai>> A quel punto, farneticò qualcosa che non riuscii a capire e accelerò il passo, lasciandomi indietro. Io ridevo e correvo per raggiungerlo, ancora rossa in viso: era un bell'uomo, Levi. Lo riconobbi sempre senza problemi. Non lo si poteva proprio negare, del resto. Certo era di bassa statura. Ma sicuramente ben piazzato. E aveva il famigerato fascino del misterioso per cui ogni donna va matta! Mi si strinse il cuore in una morsa: io ero alta e magra, ma profondamente sgraziata e inesperta. Avevo i capelli troppo crespi, il naso troppo grande, le labbra troppo sottili. Non avevo mai dovuto conquistare una persona, perché solitamente erano gli altri a cercarmi. Non certo per com'ero, s'intende.
La principessa Hanji aveva tutte le attenzioni che desiderava. Bastava schioccare le dita, ed era piena di amiche e di pretendenti, sicuramente un po' meno desiderati rispetto alle amiche: nel mondo dei nobili, l'aspetto non conta. Il denaro e le ricchezze, questo fa la differenza. Hanji, senza tutte quelle cose, non era niente. Io non ero niente. Guardavo Levi e pensavo: cosa vede in me? Niente o qualcosa? Magari qualcosa per cui vale la pena, o qualcosa e basta, che non desta in lui alcun interesse? Non ero mai stata qualcosa per cui vale la pena provare a lottare. Mi strinsi nelle spalle: sarei mai riuscita ad avvicinarmi a qualcuno per quello che ero veramente?
Ero così assorta nei miei pensieri da non accorgermi che Levi, davanti a me, si era improvvisamente fermato. Andai a sbattere contro la sua schiena. <<Ma che fai?>>  
Quando alzai la testa, soltanto allora, mi accorsi che eravamo bloccati nella folla urlante.  Mi guardai attorno, cercai di capire il motivo di tutto quel clamore mattutino: una sciopero per il pane? No, sembravano più gioiosi di così tutti quegli uomini. Poi il corvino mi strinse la mano. <<Non ci perdiamo>>-gridò, per trionfare con la voce su quella di mille altri. Io annuii e strinsi più forte le nostre dita: le guardavo, mi piacevano insieme. La sua pelle era piacevolmente rugosa e asciutta.
Ad un tratto, un suono metallico- come quello proveniente dagli strani strumenti che si usano per parlare più forte- si impose sugli altri: vi prego di fare silenzio, la principessa Hanji è qui per parlare a tutti voi. Silenzio, poi versi di gioia e mani alzate in segno di esultanza. Davanti a noi, delle persone si sbracciavano impedendoci di vedere bene. Mi agitai anch'io, in cerca di un'apertura tra le loro teste. Quando la trovai, il cuore iniziò a battere fortissimo: capelli rossi raccolti in uno chignon disordinato, un vestito color pesca- uno dei miei abiti preferiti- lungo fino alle caviglie e definito da bordi dorati, il naso spoglio degli occhiali come in ogni cerimonia ufficiale e un paio di occhi che non facevano troppa fatica a rinunciarvi: si, una persona qualunque avrebbe detto che quella fosse proprio la principessa Hanji. Mi voltai da Levi: gli occhi gli brillavano. Ne fui sorpresa, in effetti: quando guardavano me erano vuoti. Ma ora che vedevano quella sembravano più vivi. E quella non ero io. Non in quel momento, almeno.
Tirai sù il cappuccio della vecchia divisa che indossavo e abbandonai la mano del mio amico.

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⏰ Last updated: Sep 02, 2019 ⏰

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