•Cinque•

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"Un gin tonic" guardo il barman che annuisce. "No, dalle una bottiglietta d'acqua" la voce, che riesco a riconoscere all'istante, nonostante i vari gin tonic che ho bevuto, viene accompagnata dalle sue braccia che mi chiudono tra il suo petto e il bancone. "Un gin tonic" ripeto, a voce più alta, fissando il barman, avvicina il suo volto al mio collo, il suo respiro sfiora la mia pelle "Hai già bevuto abbastanza" scuoto la testa, nel frattempo il barman posa davanti a me una bottiglietta d'acqua e un bicchiere, allungo la mano per prenderlo ma la sua mano mi precede "Prendi l'acqua" alzo gli occhi al cielo e poi mi giro tra le sue braccia e poso gli occhi su di lui. Ed è bello, bello da togliere il fiato, i suoi occhi, la sua fronte imperlata di sudore per il caldo del locale, la sua camicia bianca che gli avvolge le braccia muscolose lasciata aperta sul collo, e quel maledettissimo lembo di pelle su cui vorrei poggiare le labbra. "Dammi il mio gin tonic" allungo una mano verso di lui, ma lui si sporge alle mie spalle per prendere la bottiglia d'acqua. Mi guarda negli occhi e poi mi porge la bottiglia, a quel punto la prendo e me la rigiro tra le mani. "Hai bevuto abbastanza" lo fisso negli occhi, ma poi mi guardo attorno, ho bisogno di respirare e nel locale non riesco a farlo, con lui così vicino non riesco a fare niente, neanche a pensare lucidamente, e l'alcol ingerito non aiuta di certo. Allora mi divincolo dal suo sguardo e da lui e vado verso la porta, che da verso l'uscita. Mi appoggio alla vetrata e faccio un respiro profondo, l'aria fredda mi brucia le narici o forse sono i resti del suo profumo, chiudo gli occhi. Ce l'ho in testa da troppo, e lui è, lui è inarrivabile. Ho ancora in mano la bottiglia d'acqua, me la rigiro tra le mani per l'ennesima volta e poi la apro per prenderne un sorso. Me ne devo andare, questa serata è durata già troppo. Apro la porta e l'aria calda e pesante del locale mi rimbalza in faccia, vado verso Beatriz che è seduta su un divanetto con Pilar "Ascoltate io vado" si voltano a guardarmi "Cos'è successo?" Scuoto la testa e sospiro, incrociando gli occhi di Pilar e Beatriz "Prendo un taxi, voi rimanete pure qui" Pilar inizia ad agitarsi sulla poltroncina e Beatriz sorride come un idiota "Se devi andartene, ti porto io, tanto me ne stavo andando, ero venuto a salutare" dicendo questo mi prende il polso e mi fa voltare verso di lui, lo guardo negli occhi e scuoto la testa, mi volto nuovamente verso le mie amiche e le saluto, trovandole entrambe a fissarci. Mi divincolo dalla sua presa e mi avvio verso l'uscita, cercando il telefono dentro la borsa, ma nuovamente il mio polso viene bloccato "Adele, per favore. Sali in macchina con me, ti riporto io a casa, le tue amiche mi hanno detto dove abiti. Così, dato che ti faccio così schifo, non serve neanche che mi parli" in tutto questo siamo già davanti alla sua auto, la portiera al lato passeggero aperta, e lui è qui accanto a me che aspetta che io salga.

Guardo fuori dal finestrino, le luci di Madrid che scorrono veloci, mi volto e lo guardo, prendo un lungo respiro e guardo davanti a me.
"Non è vero. Non è vero che mi fai schifo. Non è vero che non mi piaci. È tutto il contrario. Da quando ci siamo visti la prima volta, a quando sei venuto al negozio erano passati sette giorni. Sette giorni, li ho contati tutti. Sette giorni nei quali per me eri una semplice persona, una persona normalissima, come tante altre, ma poi Beatriz mi ha detto chi sei. Ed ovviamente ti ho cercato, più ti cercavo, più mi mancavano i tuoi occhi, e poi il conteggio dei giorni è ripartito. Ne sono passati altri tre. Tre giorni nei quali, in testa avevo te. E conscia del fatto che non sei un uomo comune, vagavo nella speranza sia di incrociarti sia nel non rivederti. Perché rivederti, come ora, come questa sera. Vuol dire non far sbiadire la tua figura dalla mia mente, vuol dire ritornare a vederti come la persona inarrivabile che sei. Perché sei un calciatore, diamine, e io sono solo una cavolo di straniera che lavora in un negozio. Sono questo e nient'altro. E solo nella mia mente, nei miei sogni, io posso arrivare ad essere una persona adatta a te" siamo arrivati, ha accostato davanti al palazzo, mi slaccio la cintura ed esco dalla sua auto, cerco le chiavi ma non le trovo, gli occhi mi si appannano e nel giro di poco delle lacrime iniziano a cadere sulle mie mani.
"Non puoi decidere tu per gli altri. Non puoi decidere per me. Pensi che sia facile dimenticare il tuo viso? I tuoi occhi? Isco non aiuta, vorrebbe sempre venire da te in negozio. Non so cosa tu gli abbia fatto, ma quando è con me non fa altro che nominarti. E poi sta sera eri lì, davanti a me. Ballavi e bevevi con le tue amiche, ma tu di più. Ho contato tre gin tonic e mezzo drink della tua amica bionda, al quarto bicchiere non ce l'ho più fatta e sono venuto da te" mi bacia la spalla e il mio corpo si rilassa contro il suo petto.
"Conosciamoci" mi bacia di nuovo la spalla e mi accarezza le braccia, annuisco perché il nodo in gola è troppo grande e non mi fa parlare.




Io lo so che vi faccio aspettare un sacco per i capitoli di questa storia, è che penso di soffrire di una sorta di ansia da prestazione 😂 no dai, è che mi serve tempo per trovare le parole giuste per descrivere le scene e per rendere il tutto quanto meno leggibile. Non mi dispiacerebbe sapere il vostro parere riguardo la storia in generale e rispetto a ciò che accade..

Non è mai troppo tardi - PER TORNARE AD AMARE DAVVERO Where stories live. Discover now