•Quarantatre•

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"Non potevi prenderti un altro giorno? Siamo appena atterrati, dopo 14 ore di volo e domani vuoi andare al lavoro? Seriamente?" Tolgo dalla valigia le ultime cose e poi la richiudo alzando lo sguardo verso di lui "Appunto perché siamo appena atterrati, possiamo andare a letto?" - "Appena hai messo piede in casa hai iniziato a sistemare tutto. Hai svuotato le valigie, hai fatto una lavatrice. Non ti sei fermata un attimo! Ed ora mi vieni anche a dire che domani devi, anzi, vuoi andare al lavoro!" la poggio vicino alla porta e lo guardo "Domani non avrei tempo di farlo!" - "Perché ovviamente, dopo quattordici ore di volo e due settimane in Madagascar tu il giorno successivo devi andare al lavoro!" Mi siedo sul letto dandogli le spalle e mi tolgo la mia maglia per infilarmi la sua "Devo.." - "No non devi! Devi solo capire che sei incinta di due bambini! Devi capire che devi farti aiutare, non perché tu non sia in grado di fare qualcosa, ma voglio che tu abbia qualcuno accanto mentre fai le cose che vuoi fare!" Mi infilo sotto le coperte e guardo davanti a me. "Non ci riesco, ok? E so di essere incinta, lo so! Non fate altro che ricordarmelo! Come se potessi anche solo dimenticarmelo! Ma ce la faccio benissimo da sola!" Si siede di fronte a me e mi prende una mano "Ade, seriamente! Alla mattina stai male, e sei stanca morta e non solo ora, lo sei sempre ultimamente! Ti sto chiedendo un giorno!" - "Se io sto a casa domani poi tu mi dirai di stare a casa per tutto il resto della gravidanza!" Mi lascia la mano e si alza dal letto di scatto, dandomi le spalle "Stai parlando seriamente? Quindi è questa la tua grande paura? Bene, fai quello che vuoi allora" esce dalla stanza e mi lascia sola.
La nostra bolla è completamente esplosa.
Mi alzo dal letto e percorro silenziosamente il corridoio, è disteso sul divano con il braccio a coprirgli gli occhi, sospiro e vado verso la camera di Chico e mi distendo accanto a lui baciandogli la testa e attirandolo di più a me affondando il naso sul suo collo e respiro il suo profumo.

"Mami, ho fame" apro gli occhi e guardo Chico che mi sorride ancora assonnato "Dai andiamo" mi alzo dal sul letto e mi prende velocemente la mano mentre si strofina gli occhi, in salotto Francisco non c'è e sospiro sollevata, Chico avrebbe solo fatto ancora più domande a cui nessuno avrebbe saputo dare una risposta.
"Latte e cereali?" Chico mi lascia la mano e si siede sulla sedia "Biscotti, quelli con il cioccolato" Annuisco e sbadiglio, poggiando sul tavolo la tovaglietta e il cucchiaio per Chico. E noto solo ora un biglietto poggiato sulla tavola.

Dai un bacio a Isco, mi sono già messo d'accordo con Lorenzo, lo tiene lui mentre entrambi siamo al lavoro.

Mi aggrappo al tavolo e tiro su con il naso sospirando per trattenere le lacrime. "Mami, piangi?" Scuoto la testa "No, tranquillo" sospiro e scaldo il latte per Chico e dell'acqua per me.

"Ade, cos'hai?" Scuoto la testa e continuo a cercare il telefono dentro la borsa "Adele!" Alzo lo sguardo e raddrizzo le spalle puntando gli occhi su papà "Abbiamo litigato, ok? Non voglio parlarne, voglio solo andare al lavoro e non pensare a niente, prima di ritrovarmi raggomitolata a terra piangente!" Annuisce piano e porta Chico in giardino.
"Senti, mi dispiace, ok?" Mi tocco la pancia abbassando lo sguardo sulle mie mani "Non importa" Annuisco piano "Non torno a pranzo, e Francisco, non lo so, non mi risponde" una lacrima rotola veloce sulla mia guancia e si infrange a terra. "Stai tranquilla, ti porto al lavoro?" Scuoto la testa "No, va tutto bene" abbraccio papà e vado verso Chico che gioca con Simba vicino alla piscina "Mami vai via?" Lo guardo e annuisco "Si, vado al lavoro. Mi dai un bacio?" Allunga le mani verso di me e lo prendo in braccio "Ti voglio bene mami" gli bacio le guance "Anche io, non sai quanto"

"Vado un attimo in bagno" Beatriz annuisce e continua a ripiegare le canotte per poi riporle nel cassetto.
Ho delle fitte alla pancia da questa mattina, alzo la maglia e mi guardo allo specchio, ci poggio una mano sopra e l'accarezzo. Sento freddo e la testa inizia a girarmi, sospiro tenendomi al lavandino.
Sangue.
Sto sanguinando.
Mi asciugo la fronte imperlata di sudore.
"Adele, tutto ok?" Mi alzo dal water e mi asciugo una lacrima prima di aprire la porta. "Beatriz" - "Merda, Adele"

"Isco" alzo lo sguardo verso Marco "Cosa vuoi?" - "Adele è in ospedale" mi alzo bruscamente dalla sedia, che cade a terra "In quale l'hanno portata?" - "Al VOT di San Francisco" recupero il telefono dal tavolo ed esco "Isco aspetta! Guido io, non hai neanche preso le chiavi" corro alla sua macchina e cerco di aprire la portiera "Apri questa dannata macchina e sbrigati!" Colpisco il finestrino con il palmo aperto e finalmente salgo.
"Mi ha chiamato Beatriz, Adele si è sentita male al lavoro" - "Marco, premi su quel maledetto acceleratore e stai zitto" sospira e guardo fuori dal finestrino battendo il piede ripetutamente a terra "Sai altro?" - "No, la stavano portando in ospedale quando mi ha chiamato Beatriz, appena arriviamo la chiamo" stringo la mano sulla portiera "Dammi il telefono, devo chiamarla" me lo passa e chiamo Beatriz. "Amore" - "Sono Isco, dimmi di Adele" guardo fuori dal finestrino "Le stanno facendo degli esami" - "Come sta? Come stanno?" La sento sospirare "È svenuta, ma non mi hanno detto ancora nulla. Non so dirti di più" - "Siamo arrivati, dove sei?" Scendo dalla macchina e sbatto la portiera per andare verso l'entrata dell'ospedale "Sono ancora al pronto soccorso" chiudo la chiamata e do il telefono a Marco andando verso il pronto soccorso. "Ehi" - "Cos'è successo?" Guardo Beatriz negli occhi che si appoggia a Marco "Era in bagno e ci metteva un sacco, sono andata a vedere se c'era qualcosa che non andava, e appena ha aperto la porta mi è svenuta praticamente tra le braccia" sospiro e mi siedo sulle sedie in sala d'attesa, e mi prendo la testa tra le mani. "È forte, sono forti tutti e tre" Marco mi poggia una mano sulla spalla ma rimango immobile "Ieri sera abbiamo litigato e questa mattina me ne sono andato prima che si svegliasse" - "Andrà tutto bene" guardo Bea che è seduta in braccio a Marco e poi riporto lo sguardo a terra.
Darei qualsiasi cosa per tornare indietro, per averla accanto a me, per impuntarmi e non farla uscire di casa.
"I parenti di Adele Landi?" Alzo lo sguardo e lo punto sul dottore appena uscito dalla porta davanti a noi e mi alzo.


















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Non è mai troppo tardi - PER TORNARE AD AMARE DAVVERO Where stories live. Discover now