4. work

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Capitolo dedicato a TheShipGayFanboy perché mi ha detto di aver già letto la storia 6/7 volte, ti ringrazio ♡

Amatemi perché ho aggiornato ieri e anche oggi, ma non abituatevi, al momento sono ispirata ma l'ispirazione può andarsene in qualsiasi momento.
Il capitolo è stato scritto ieri notte e probabilmente fa schifo ma btw, enjoy

Mich
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«Adie non toccare nulla- no, lascia il bicchiere che se si rompe ti tagli»

Louis stava sospirando ed ammonendo la bambina che come ogni giorno tentava di curiosare mentre era seduta sullo sgabello dietro al bancone.
Faceva compagnia a Genevieve che con un'alzata di spalle ed uno sguardo noncurante la lasciava fare.

«Gen, per favore tienila ferma» un gemito frustrato aveva lasciato le labbra del ragazzino che stava camminando verso un tavolo, tenendo il vassoio con le ordinazioni in bilico su una mano.

«Tesoro ho da fare, non posso star dietro anche a tua figlia» il suo tono era strascicato, mentre il suo sguardo andava a toccare il soffitto.
«Puoi almeno controllarla in modo che non si faccia del male? Sai quanto sia delicata»

Louis stava parlando all'ostessa dandole la schiena dato che era intento a posare i boccali straboccanti di birra sul tavolo di legno dinanzi a lui.

I signori che giocavano a carte lo ringraziarono e lui rispose con un sorriso cordiale, stringendosi poi il vassoio al petto dato che al momento non c'erano nuovi clienti da servire.








Le ore passavano e il tintinnio del campanello seguito da una folata di vento gelido dichiarava ogni volta l'entrata di uno o più nuovi clienti.
Adie ormai era andata a riposarsi nella camera di Genevieve, com'era solita fare quando giungeva il tardo pomeriggio.

Il turno lavorativo pareva infinito a Louis, a parte il pranzo e un'oretta per giocare con Adie non aveva pausa dalle dieci di mattina sino alle dieci di sera.
Fortunatamente non era così tutti i giorni, lo era solo il martedì, il mercoledì e il giovedì.
Di lunedì, venerdì e sabato lavorava dalle quattro di pomeriggio sino a notte inoltrata.

In quei giorni passava a far visita a sua madre, pranzavano insieme e poi le lasciava Adie, Louis sapeva che la bambina si annoiava a lavoro e preferiva decisamente lasciarla con la nonna a giocare.

Non era un peso per Johannah tenere la piccola anche di notte e Louis tre volte a settimana si trovava a dormire nella stanza da letto adiacente a quella di Genevieve. L'ostessa non lo concedeva al resto del personale (composto solamente da altri due camerieri, Niall e Josh), ma solo a Louis che reputava come un figlio.

E di nuovo.

Aria fredda

Scampanellio

«Bonsoir, bienvenue» un sorriso professionale - non uno di quelli finti, era spontaneo e dolce - aleggiava sulle labbra di Louis mentre salutava come da copione i nuovi clienti.

«Parli inglese?» il sorriso sghembo, la voce gentile.

Déjà vu.

Un brivido dettato dal freddo percorse la spina dorsale di Louis, che annuendo timidamente faceva cenno ai tre ragazzi di seguirlo fino ad un tavolo.

«Ecco qui, purtroppo c'è molta gente sta sera quindi vi chiedo scusa se il posto non è di vostro gradimento»

La sua voce era sottile mentre posava i menù sul tavolo in legno scuro.

Il rumore delle sedie che strusciavano sul pavimento si fece sentire subito dopo che uno dei ragazzi lo avesse ringraziato, assicurandolo sul fatto che il posto andasse benissimo.

Dopo un cenno Louis sorrise «Non esitate a chiamarmi quando avete deciso cosa ordinare o se avete qualche problema»

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«Niall, mi prepareresti due bicchieri di Cointreau e uno di Whiskey?»

La voce di Louis si era alzata di qualche tono mentre cercava di farsi sentire dal cameriere fresco di tinta.
I suoi passi erano veloci e il vassoio veniva tenuto allungando il braccio sopra la sua testa, in modo che non cadesse nulla ricevendo qualche gomitata o tentando di passare in mezzo ad un gruppo di persone.

Il ragazzino raggiunse il bancone, riuscendo a trovare uno spazio che non era occupato dai clienti seduti sugli sgabelli. Il vassoio in legno venne posato sulla superficie piana e il cameriere biondo ci posò sopra ciò che gli aveva chiesto Louis.

Un sorriso gentile aleggiò sulle labbra del più piccolo, contagiando anche il ragazzo che prendeva il posto di Genevieve - la donna non lavorava la sera e faceva compagnia ad Adie, controllando che stesse buona -, preparando le ordinazioni che gli arrivavano da Louis e Josh.

Effettivamente tre camerieri erano pochi quando il locale era pieno come quella sera, cosa che accadeva spesso.

«Ecco a voi» Lo sguardo di Louis vagò sui volti dei ragazzi che avevano smesso di parlare quando lui si era avvicinato.

«Oh, chiedo scusa, non era mia intenzione interrompere il vostro discorso» la sua voce era timida e le sue guance avevano assunto un colore rosato mentre posava i bicchieri di liquore di fronte ad un ragazzo moro ed uno castano, per poi mettere il Whiskey difronte al ragazzo riccio.

«Nessun problema, piccolo»

Louis si ritrovò ad annuire sommessamente, arrossendo, se possibile, ancora di più per il soprannome che gli era stato affibbiato dal ragazzo dagli occhi verdi.

«Non volevo metterti a disagio, mi spiace»

Le labbra rosee del ragazzo vennero pizzicate tra i suoi denti bianchi, mentre una grande mano andava a cingere l'esile polso di Louis tra due dita, riuscendo a racchiuderlo completamente.

«Sembri stanco, riposati ti prego»

Il tono di voce gentile fece sorridere il ragazzino che però scosse piano la testa mentre prendeva nuovamente il vassoio tra le mani, facendo lasciare, a suo malgrado, la presa del riccio sul suo polso.

«Mi piacerebbe ma non posso, mi spiace»
«Buona serata ragazzi», aggiunse

Quelle erano le ultime parole che aveva avuto il piacere di scambiare con quel ragazzo quella sera.
Non conosceva il suo nome e a fine serata si sentiva stupido per non avergli domandato quale fosse.

Il freddo si insinuava sino alle sue ossa mentre tornava a casa tenendo un'Adie addormentata tra le sue braccia esili.

Il giorno dopo sarebbe stato venerdì e avrebbe dovuto fare la notte, magari con un po' di fortuna l'averebbe rivisto.

Il letto matrimoniale quella sera accoglieva sia lui che la bimba, che appena arrivati a casa aveva insistito per dormire col padre, perché «Fa freddo papi e voglio farti le coccole. Non mi piace vederti stanco e triste, lo sai»

Ma beh, Louis non era poi così triste quella sera.

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Overlord ; larry stylinsonWhere stories live. Discover now