13. our daughter

1.6K 141 82
                                    

giulia_tomlinson_ e urban_my_life vi dedico il capitolo, grazie mille per i bei commenti

Scusate la mia breve assenza, ma mi sono scoraggiata dato che il mio prof di italiano mi ha detto che ho uno stile di scrittura infantile...

Spero comunque che vi piaccia il capitolo, mi rendereste molto felice se commentaste. In più, la data di compleanno di Lou è stata spostata, non ho voluto metterla a dicembre per mia comodità, spero non vi dispiaccia.
Love you, Mich Xx

Normandy, Louis' chalet - 27th December 1946; 4:27 pm
———————————————————————

Due piccole mani nivee stavano raccogliendo attentamente della neve, formando dei mucchietti messi l'uno accanto all'altro sul manto bianco, delle foglie gelate dal freddo e dei rametti secchi facevano da decorazione a qualunque cosa stesse costruendo la bambina.

La pelle arrossata del suo viso faceva a coppia con quella delle mani, che non erano più coperte dai piccoli guanti, bianchi come la pelle della bimba, come il suo cappello e come il vestito che portava sotto alla giacca.
Adie non amava stare troppo coperta, troppi indumenti le limitavano dei movimenti, che, a detta sua, erano indispensabili.
Fortunatamente non tirava un vento gelido, quindi Louis era tranquillo mentre stava seduto assieme ad Harry, a guardare la sua bambina intenta a giocare pacificamente.

Lei aveva tenuto un po' il muso ai due dato che non le avevano dato il permesso di andare fino in paese per giocare insieme a Matthieu, ma sembrava divertirsi anche con Marie, la sua bambola.
«Mon amour, rimetti i guanti, se ti ammali, dopo Harry non ti prepara il tea e non ti facciamo mangiare i biscotti» nonostante il tono di rimprovero il ragazzino stava sorridendo, una mani stretta in quella dell'ex soldato.

I due non avevano smesso di vedersi da quando, giorni prima, si erano "finalmente", a detta di Louis, baciati.
Non ne avevano più parlato, ma non si erano neanche più scambiati un bacio a stampo, sarà per la vergogna o magari per la costante presenza della bambina, che faceva avanti e indietro dalla villa di Harry al piccolo chalet del padre.
Ma stavano bene, il più piccolo non avrebbe cambiato nulla di tutto questo.

«Hai freddo?» il sussurro di Harry si infranse sull'orecchio di occhi blu in un soffio caldo, regalando un brivido alla schiena di quest'ultimo. «Mhm, un po'..ma lasciamo giocare Adie, tra poco rientreremo» un sorriso dolce decorava le labbra quasi bluastre di Louis, che non batteva ciglio anche se tremava visibilmente.

Le grandi braccia del più alto andarono a cingergli la vita, portandoselo più vicino ed avvolgendolo - per quanto potesse - insieme a lui sotto ad un lembo della propria giacca, che, anche se grande, non bastava per entrambi.
Infatti dopo poco il riccio ci rinunciò, andando quindi a togliersi il pesante indumento per metterlo sulle spalle del diciottenne.

«Ma Har-» «Shht, è okay, è okay» un bacio a fior di labbra da parte di Louis lo fece sorridere mentre sussurrava quelle parole

«Grazie».









Circa una ventina di minuti dopo entrambi i ragazzi si trovavano in piedi ad osservare la bambina che raccoglieva i propri giochi da terra, le avevano infatti detto che dovevano rientrare perché si stava facendo buio e l'aria si era alzata.
Harry era stato costretto a rimettersi la propria giacca dato che Louis non aveva voluto sentire ragioni vedendolo tremare abbracciato attorno al suo corpo.

In quel momento l'ex soldato stava abbracciando i fianchi dell'altro, il mento poggiato sulla sua spalla e le labbra schiuse a sussurrargli dolci complimenti all'orecchio - alcune volte in francese, altre in inglese -baciando la sua pelle sensibile per riscaldarlo.

Il suo sguardo era fisso sul corpicino di Adie che si muoveva agilmente nel grande giardino innevato.
Infatti «È bellissima», si fece scappare
«Si, lo è» un sorriso dolce aveva lambito le labbra rosee del ragazzo più piccolo, che continuò a parlare non ricevendo risposta da Harry.

Facendosi coraggio, prima di potersi mordere le labbra per abortire la frase che stava per dire, parlò: «È il bellissimo frutto di una notte che ho passato con un soldato, una sera di due anni fa» La sua voce era sottile mentre parlava, si era girato cautamente tra le sue braccia, ritrovandosi faccia a faccia con lui, non volendo che avesse una brutta reazione e che urlasse o se decidesse di andarsene proprio davanti agli occhi di Adie, che aveva sviluppato un certo affetto nei suoi confronti.

Il piccolo sorriso era scomparso dalle labbra di occhi blu, la sua fronte si era corrucciata quando aveva visto l'altro ragazzo boccheggiare.

Teneva gli occhi verdi fissi sulla bambina che giocava nel prato che in primavera sarebbe fiorito, non perdendosi neanche un suo movimento.
«Nel 1944? Durante lo sbarco?»

Il ragazzino si ritrovò ad annuire confuso, lanciandogli uno sguardo terrorizzato. Che fosse rimasto shokato? Che stesse pensando di lasciarlo in quel momento? Che...che avesse voluto denunciare questo fatto?

«Ti senti bene, Harry?» le parole erano incastrate tra la sua gola e la sua lingua, non trovava la forza di spostare lo sguardo dal viso biancastro dell'altro - non sapeva dire se fosse così naturalmente o se fosse sbiancato tutt'un tratto.

«No»
«No?»

Il riccio scosse nuovamente la testa, la sua salivazione era aumentata, costringendolo a deglutire molte volte, le labbra secche venivano inumidite ripetutamente e i suoi occhi erano velati da uno strato di lacrime.
Aveva cominciato a vedere sfocato mentre spostava più volte lo sguardo dal corpo esile di Louis a quello piccolo di Adie.

«Ho..ho una figlia» la sua voce si era spezzata e una lacrima silenziosa aveva rigato il suo volto diafano, sporcato solamente dal rossore delle guance causato dal vento gelido che gli trapassava la pelle come mille aghi.

Poi erano diventati gli occhi di Louis quelli ad essere spalancati, fissi sul viso del ragazzo più alto.
«T-u...tu cosa?»

«Louis ero- ero io quel soldato» Harry stava avendo dei tremiti, sembrava sul punto di piangere, o di sorridere. Louis non sapeva dirlo con certezza.

«Sapevo che fossi tu il ragazzo del pub fin dal momento in cui hai rivolto quel magnifico sorriso a me e ai miei compagni la prima sera che sono tornato qui. Eri tu, perché un sorriso come il tuo non si dimentica. Una voce, un viso, un corpo come il tuo. Come potevo non ricordarmi di te?
E vedere il tuo arrossire mi aveva fatto capire che io, su di te, facevo lo stesso effetto che avevo provocato in te esattamente due anni fa»

Una pausa

Un pomo d'adamo che si muove per la deglutizione della saliva

Un sospiro

Uno sguardo

«Ora dimmi, piccolo. Ti ricordi di me?»

-
tandandandaaaaaaan :D ok la smetto, volevo solo dire che mi sono resa conto del fatto che i bambini di quasi due anni non parlano bene come fa Adie, maaaaaaa ormai non voglio cambiare ciò che dice la bambina soo fate finta di nulla

Overlord ; larry stylinsonΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα