36. Prove

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"T/N...forse dovresti andare a dormire"
Dice mia madre, mettendomi una mano sulla spalla e sorridendomi; un sorriso impastato dal sonno,ma di chi non vuole farlo vedere.
Le mie mani non smetto di smuovere carte, leggere e leggere, tentando di trovare una qualsiasi informazione che il giudice possa ritenere opportuna.

Fino ad ora ho solo trovato bollette o fogli di misure scarabocchiate, bozzi di disegni vari e una mia foto da piccola.
Quando l'ho trovata non ho potuto fare a meno di sorridere.

"No mamma, non sono stanca...non preoccuparti" dico sorridendo.
"Piuttosto, va tu a letto. Qui ci penso io"
"Ma non ce la farai mai da sola"
"Non preoccuparti, ti ho detto. Riposati, io mi farò un tè"
"Okay, non rimanere sveglia fino all'alba però... buonanotte piccola mia"
Mi da un bacio sulla fronte, accarezzandomi i capelli e lasciandomi sola, nell'ormai freddo e vuoto ufficio di mio padre.

Sospiro, vedendo mia madre uscire dalla stanza. Chissà come si starà sentendo in questo periodo... e sta tentando di essere forte, anche per me.
Stringo i pugni.
Devo...devo riuscirci.

Continuo a sfogliare carte su carte, cercando qualcosa di indefinito che pregando Dio possa darmi una mano a scarcerare mio padre.
Perché è accaduto tutto questo? Non riesco proprio a spiegarmelo.

Diavolo.
Mi sono tagliata con la carta.
Il sangue scorre dal mio dito indice bagnando con una goccia di fuoco il foglio che stavo leggendo in quel momento.
Corro in bagno, sciacquo il dito sotto l'acqua, che diventa di color rossastro man mano che il sangue continuava a uscire, e l'acqua a scorrere.

La testa mi fa male, ma non come questo pomeriggio.
Sarà giusto dire 'questo'? Chissà se è passata la mezzanotte.
Non ha importanza.
Prendo una piccola benda bianco latte e la arrotolo attorno al polpastrello del dito ferito.
La benda immediatamente prende il colore del sangue, mentre guardo la macchia espandersi a vita d'occhio.

Mi dirigo verso la cucina, per prepararmi un bicchiere di tè per tenermi sveglia almeno per un'altra oretta.
Passando accanto alla porta, noto un foglio di carta giallastra sotto l'uscio, appena sporgente e che porta il mio nome.

Prendo la lettera in mano e la apro con delicatezza.

Ciao T/N,
Sono Levi. Come stai? È tutto apposto li? Come stanno i tuoi?
Rispondimi al più presto.
Te ne sei appena andata dal Quartier generale e già sento la tua mancanza.
Così ho preso questo pezzo di carta e sono qui che ti scrivo.
Torna presto, è tutto cosi spento.
Il tuo, Levi.

Sorrido alle parole di Levi, anche a me manca tanto...
Devo vederlo, non posso farcela senza.
Sospiro, consapevole che il mio desiderio si avvererà,se sono fortunata, tra almeno una settimana, circa.

Mi dirigo in cucina, ancora tenendo la tenera lettera tra le mani.
Mi preparo un buon tè caldo, giusto per non addormentarmi e cercare ancora.
Penso che questo periodo sia in assoluto il più triste della mia vita, non credo di aver mai affrontato di peggio.

Non è affatto strano il mio stato d'animo, date le circostanze.

So che posso riuscirci, tutto è possibile. Basta crederci e sbatterci la testa, fino a che tutto tornerà come prima.

Non capisco come possa essere accaduto tutto questo.
Verso un po' di te nella mia solita tazza c/p, che ho da quando ero piccola.
Ne bevo poco in brevi (ma ustionanti) sorsi.

Un pensiero solitario mi balenò nella testa pensierosa, più che un pensiero un vero e proprio ricordo.
Ricorda di quando era piccola, stava giocando nel laboratorio del padre...

"Papà, guarda cosa so fare!" Urla in preda alla gioia quella piccola bimba dagli occhi c/o correndo su e giù per il laboratorio di falegnameria del padre.
Quest'ultimo la rimproverava, intimandole di stare ferma a meno che non si voglia fare male.

La piccola, come niente, si sollevò sulle mani e eseguì una splendida verticale, che lasciò di stucco il padre e perfino lei stessa.
Solo che sbadatamente finì sopra uno sgabello lì vicino e rompendo un pezzo che, alla reazione del padre, parve essere molto importante.

Si beccò una strillata, ma niente di che, quel giorno.
Piuttosto il padre si preoccupò che non si fosse fatta niente: Un piccolo graffietto vicino al ginocchio, da cui sgorgava un po' di sangue. Lei dispiaciuta di scusò col padre, promettendogli che non lo farà più nel suo laboratorio.

Lui la rassicurò, consigliandole di andare dalla mamma a farsi disinfettare il taglio.
Le promise che poi avrebbe potuto aiutarla col suo lavoro, ma si fece promettere a sua volta obbedienza.

Tornata dalla medicazione, il padre sorridendole raccolse i pezzi e un foglio di carta, su cui scarabocchiò un nome.

"Hayato Nakano"

E poi qualcosa come "pezzi di ricambio" ma non ricorderà bene.
Però si ricorderà quel nome.
"Che nome buffo!" Disse al padre sorridendo.

D'un tratto, poso il tè bollente, con una nuova speranza nel cuore.
Mi dirigo quasi correndo verso lo studio, come per paura di dimenticare tutto in un secondo.

Entro nel laboratorio.
Smuovo le carte, sposto di qua e di là tutto ciò che mi capita sotto mano.
Già solo trovare quel foglio, la aiuterebbe.

Lo trovo dopo ore di ricerche incessanti, un po' sgualcito ma con la stessa scrittura che il padre aveva utilizzato per pomeriggio in cui si era fatta male esattamente lì.
Sorrido gioiosamente guardando quel foglio tra le mie mani, ora mi sento davvero invincibile.

Potrò liberare mio padre, e potrò tornare da Levi, lasciando definitivamente quel lurido di Den fuori dalla mia fottuta vita.
Devo solo trovare quest'uomo, ma come fare?

Sicuramente abita nei paraggi, dato che riforniva mio padre di aggeggi vari.
E, altra mia certezza, anche mia madre l'avrà incontrato almeno una volta insieme a mio padre.

Devo solo chiedere, chiedere e trovare le prove.
Sarebbe un testimone perfetto, chi potrebbe mai rappresentare prove più concrete del fornitore di mio padre? Chi può sapere meglio i materiali che ha usato, dato che glieli ha dati lui stesso?

Dovrò trovarlo e presentarmi come la figlia del suo amico, una ragazza che ha bisogno di una mano, che il padre ha bisogno di una mano per uscire dalla pessima situazione attuale.

Ritorno in cucina, dove ho lasciato il tè (ormai freddo).
Non mi importa, amo il tè in ogni caso, così lo bevo senza farmi troppi problemi, mentre sono col pensiero fisso al nome "buffo" di quell'uomo.
Non riusciva affatto a ricordare se l'avesse visto d'altro canto anche lei stessa, non ricordava nulla.

Ora è meglio andare a letto, sempre se riesco a dormire.
Domani mattina, domanderò a mia madre di quest'uomo, che potrebbe essere la mia unica speranza.

Spazio autrice kawaii
Zalve a tutti!
Quanto tempo eh
Mi siete mancatteeeeee
Però mi divertivo a rileggermi i commenti della storia, alcuni fanno davvero riderissimo 😂
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e vi do la bella notizia che tornerò ad aggiornare spero regolarmente, ho recuperato tutti i voti e ora ho 6 in latino chimica e fisica!!
Mi sento Dio  :)))
Mi dispiace di essere stata tanto assente e spero di non esserlo più almeno non per così tanto tempo.
Mi dispiace che sia un po' corto come capitolo, ma volevo pubblicarlo subito :3
Saluti da una ragazza in gita!!

-Hshsbsjsnks ♥️

• My Demons • Levi x readerWhere stories live. Discover now