Capitolo 5: innamorati.

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Mentre stavamo ancora camminando, Victor si allontanó qualche minuto per una chiamata urgente, in quanto "doveva schiarirsi le idee." Quel ragazzo era davvero strano...
Mi sedetti su una panchina e rimasi ad aspettare mentre il sole stava ormai tramontando, stetti li per secondi che diventarono minuti, una dozzina di minuti e di Victor neanche l'ombra.
Non sapevo cosa stesse facendo e mi salii il dubbio che mi avesse lasciata lì, da sola.
D'improvviso qualcosa di morbido si strusció sulla mia caviglia, abbassando lo sguardo notando fosse un gattino, dal manto color arancio e due occhi ambrati che mi ricordavano tanto il blu.
Lo accarezzai e cominció a giocare con il ciondolo a quadrifoglio del mio bracciale.

-Ti piace eh?- fece le fusa e poi con una zampa mi strappó letteralmente il bracciale dal polso, graffiandomi anche.

-Ehi, fermo qui!- scappó via non appena alzai la voce e mi ritrovai a seguire un gatto per una delle strade più trafficate di Tokyo. Non appena svoltó l'angolo di un vicolo cieco, ero riluttante se seguirlo o meno, ma dovevo recuperare il bracciale, per me era troppo importante.
Quando finalmente si fermó, ripresi dalla sua bocca il bracciale e il gatto corse via, come terrorizzato.

-Che strano gatto...- si era fatto buio ormai. Il sole era calato da qualche minuto e il traffico aveva fatto lo stesso, tutti erano ormai tornati a casa.
Stavo aggacciando il bracciale, quando qualcuno mise una mano intorno al mio collo e mi spinse violentemente contro il muro, togliendomi il respiro.
Due volti incappucciati mi stavano addosso, uno dei quali teneva la stretta attorno alla mi gola alzandomi da terra e aveva in mano un coltello. L'altro, stava a guardare.
Misi le mani intorno al braccio di quell'uomo, mentre avevo gli occhi sbarrati dalla paura e il mio viso si stava colorando di rosso vivo.

-La figlia del Grande Imperatore, il nostro capo sarà contento...- anche con la faccia coperta, lo vidi ghignare e poi con il coltello mi alzó la maglietta.

-Ehi, vedi di non torcerle un capello, il capo ce lo ha proibito.- intervenne l'altro. Cercai di urlare, ma mi mancava il respiro.

-Che peccato...- strinse la presa sul collo più forte, mi avrebbe lasciato un segno evidente.
Quando ormai pensavo di svenire, un pallone li colpii entrambi, stordendoli per qualche secondo e facendo si che uno dei due lasciasse la presa dalla mia gola.

-Forza, Andiamo!- una voce che avevo già sentito...
Victor.
Mi alzó di peso per un braccio e cominciammo a correre, fino a che non arrivammo nei giardini vicino alla sede del Quinto Settore, seminando i die aggressori.
Ripresi fiato e boccheggiai per continuare a respirare.

-Ehi...- mi alzó il viso e mi fece guardare direttamente i suoi occhi ambrati. -Stai bene?-

-C-credo di si..- d'istinto mi misi una mano sul collo, mi faceva male.

-Torniamo al Quinto Settore, ti medicheranno.-

Sempre trattenendo il mio braccio mi trascinó fino al Quinto Settore, di tutta fretta.

-Victor, ehi!- lo strattonai, così lui mi lasció e fermandosi si volto verso di me. Si sentiva vivamente il suo nervosismo...

-Non posso permettere che ti facciano del male.- si avvicinó e si corresse. -Non posso permettere che ti tocchino.-

-Victor...- di nuovo quella sensazione. Di calore, di tranquillità.
Victor mi riprese per il braccio più delicatamente e andammo insieme al Quinto Settore.
Rientrai e Victor chiamó subito Austin, mio padre non era disponibile.
Che strano.
L'Imperiale racconto tutto dell'aggressione all'altro blu e questi mi portó subito in infermeria, congedando Victor. Non avevo avuto nemmeno il tempo di salutarlo...
Mi fece sedere su un lettino e ordino di chiamare l'Imperatore immediatamente ad uno dei servitori.
Chiuse la porta dell'infermeria e controlló subito i segni lungo tutto il mio collo.

-Mio dio...sai che cosa volevano?- chiese mentre li tamponava con un po di disinfettante.

-N-no...hanno parlato di un capo che...che...- rabbrividii al pensiero, ma mi feci forza e continuai. -Era stato ordinato ai due di non toccarmi, prima che fossi portata da questo "capo".-

-Bhe, la definizione di "non toccarti" non è stata recepita, guarda che segni...- feci un verso di dolore quando il disinfettante agii. Poi, la porta si aprii di scatto e ne entró mio padre coi capelli disordinati e il fiatone di come se avesse corso per tutta la sede.

-Ashley!- si avvicinó e mi bació la fronte, abbracciandomi. Poi mi guardó i segni sul collo. -Sai chi è stato?- divenne più serio.

-No...- risposi sinceramente. -È stato Victor a riportami qui.-
Lui sembrava sorpreso da ció, ma non diede a vedere il suo stupore. Si voltó verso Austin.

-Voglio che d'ora in avanti quando Ashley esca abbia sempre una scorta, quindi andrai tu con lei.- affermó e vidi il blu trasalire.

-Ma non...-

-Niente ma. C'è in gioco la tua vita Ashley. Qui decido io.-
Non ero tanto preoccupata per il fatto che adesso mio padre avrebbe smosso mari e monti per trovare i miei aggressori, persino fino a ribaltare tutta Tokyo, ma mi dava più fastidio avere Austin intorno.
Non che mi stesse antipatico, anzi, fino a quel momento era il mio migliore amico ma...
Non avrei avuto nessun momento da sola con Victor e quell'idea mi dava fastidio.
Non avrei potuto più guardarlo come avessi fatto in tutto quel giorno, i suoi occhi, le sue labbra così vicine, il suo respiro...
Cazzo Ashley, ti sei innamorata.

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