Capitolo 10: delusione.

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Lasciai Victor lì su due piedi, lui mi guardava preoccupato e teso mentre io correvo a tutta velocità al Quinto Settore.
Non avevo risposto alla chiamata di mio padre, ma ero scappata, potevo quindi immaginare perchè mi stesse cercando al telefono.
Rimpiangevo di aver accettato di uscire con Victor, ma desideravo veramente tanto di avere una vita normale come qualsiasi altra ragazza, poter uscire con il proprio ragazzo, con le amiche...se quest'ultime esistessero.
Quando arrivai, subito Saber mi accolse con un sorriso sul volto tutt'altro che rassicurante.

-Non vorrei essere nei suoi panni signorina. Suo padre è molto arrabbiato.- concluse il discorso con una risatina. A volte pensavo che quell'uomo mi odiasse e godesse quando mi accadeva qualcosa di male.
Mi ritrovai a credere nel detto 'Quando parli del diavolo spuntano le corna', ecco arrivare nella Sala Grande mio padre.
Aveva una mano fra i capelli e non portava la giacca, ma soltanto la camicia bianca lievemente incastrata fra la sua vita e i pantaloni.
Quando mi vide, spostó le braccia sui fianchi in una posizione severa quanto il suo sguardo.

-Ci lasci soli, Saber.-
Nella merda, sono nella merda.
Il povero servitore ci lasció come ordinato da mio papà. Tenevo lo sguardo basso e le mani dietro la schiena, dondolandomi lievemente sui piedi.

-Papà io...- provai a chiedergli scusa, infinte volte, ma quando iniziavo a parlare lui mi stoppava. Poi, come se si fosse preparato il discorso mentalmente, le sue parole mi colpirono nel petto come spilli.

-Sono deluso da te.- inflissi il primo colpo stando zitta. -Mi hai disobbedito deliberatamente e quel che peggio ci hai messo entrambi in pericolo.-
Strinsi la mascella per non farmi scendere le lacrime che si erano accumulate nei miei occhi, deludere il proprio padre era una delle sensazioni più brutte che ci potessero essere.

-Dove sei andata?- non risposi. -ASHLEY!- alzó la voce e sussultai, chiudendomi nelle spalle.

-Sono uscita con Victor...- pronunciai questa parole con paura, con un tono di voce basso quasi come in un sussurro.
Mio padre sospiró forte, per trattenere la rabbia, anche se quella che voleva urlare ero io. Volevo urlargli di quanto la mia vita fosse continuamente reclusa in quell'associazione, di quanto rivolessi il sorriso che dominava il mio viso ogni giorno prima di quella situazione, ma soprattutto volevo mio padre indietro. Lui sembrava non accorgersi di me, di quanto stessi male.

-Non me lo aspettavo Ashley.-

-Invece dovevi.-

-Come?-
Alzai lo sguardo verso di lui con un'espressione tutt'altro che tranquilla, avevo le gote rosse per il pianto trattenuto e gli occhi lucidi per la stessa motivazione. Mi avvicinai a lui con passo svelto.

-Sono stanca di questa situazione e te l'ho già detto più volte! Voglio ricostruirmi una vita normale, come lo era un tempo, anche se mamma non c'è più!- senza rendermene conto stavo urlando e il pianto si era retratto. Avevo un tono più sicuro e non staccavo gli occhi dal viso di mio padre, che era nero di rabbia.

-Devi sopportare.- sentivo si stesse trattenendo, stringeva i denti talmente tanto che avevo paura se li rompesse.

-Mi sono stancata.- avevo abbassato la voce, ma avevo comunque il tono di una vipera. -Mi sembra strano che tu non te ne sia accorto, o forse si, dato che ormai mi sembra che per te sia più importante questo progetto che tua figlia.-

-ASHLEY!- alzó la voce, ma non badai ai suoi sguardi di rimprovero, continuai a sfogarmi senza alcuna esitazione.
Non parlava, io continuavo a urlargli addosso senza che lui mi rispondesse e la cosa mi dava ancora più fastidio.
Quando mi calmai avevo il fiatone, senza accorgermene le lacrime erano scese sulle mie guance rigandomi il viso.

-Sono tuo padre e tu hai sedici anni, le decisioni le prendo io.-

-Allora vorrei che tu non fossi mio padre.-
All'improvviso sentii un intenso bruciore sulla guancia e dalla forza con cui mio padre mi tiró lo schiaffo barcollai indietro.
D'istinto misi una mano nel punto dove mi aveva preso e poi con gli occhi lucidi e un pianto isterico che si stava preannunciando, mi voltai verso mio padre.
Si rese conto della sua azione e sgranó gli occhi, poi aprii la bocca per dire qualcosa, ma non uscii nulla.

-IO TI ODIO!- tra le lacrime ed i singhiozzi tornai in camera mia, lasciandolo lì, come poco prima avessi fatto con Victor.
Mi buttai sul letto e continuai a piangere, fino a quando i miei occhi erano stanchi di lacrimare, le mie corde vocali stanche di urlare e il mio respiro talmente affannato che quasi soffocavo.
Poco dopo, sentii bussare delicatamente alla porta.

-Ashley...- era lui. -Ashley, apri.-
Come risposta chiusi a chiave ed anche se avessi dovuto barricarmi lì per giorni, l'avrei fatto.
Non volevo vederlo, non ora.
Mi accovacciai contro la porta, sentendo papà che fece lo stesso, fino a quando non mi addormentai completamente, con ancora le guance segnate dalle lacrime.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora