Capitolo 24: ritorno.

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~1 Settimana dopo, Torneo Ragnarok

Era come se da quell'incontro, il mio corpo avesse completamente perso emozioni e il fatto di essere lontana da mio padre e Victor non mi nuoceva minimamente.
Non mi importava, come se non fossi più legata a loro.
Simeon aveva organizzato un torneo, il Torneo Ragnarok e aveva sfidato la Raimon e l'El Dorado per la conquista della loro libertà.
Non sapevo cosa pensare.
In quel momento mi ritrovavo allo stadio, in una stanza con un'ampia vetrata che ricordava tanto quelle da cui guardavamo le partite al Quinto Settore.
Non mi manca quel periodo, anche se mio padre era vicino a me. Non tornerei indietro.

-Ashley.- mi volto quel che basta per vedere Simeon, seduto su una poltrona, che mi fa cenno di spostarmi dal vetro e d'andare vicino a lui.
Mi affianco a lui e sempre da seduto mi cinge la vita con un braccio. -Ricordi quello che ti ho detto, vero?-

-Quale delle tante cose?- chiedo sogghignano e facendo scontrare i nostri sguardi.

-La Raimon e l'El Dorado hanno vinto una partita, noi quella prima e se questa finirà in parità sai cosa succederà?-

-Noi vinceremo questa partita.- perchè parlavo come se anche io facessi parte degli Ultraevoluti? C'erano così tante, troppe domande a cui rispondere, ma mi sono sempre fidata del mio istinto.

-Smettila Simeon.- una voce fece capolino nella stanza.
Quando vidi la donna incappucciata mi staccai dal tocco di Simeon.

-Stai calma, non stavo facendo assolutamente niente.- rispose Acido il platino.
Lei si voltó verso di me e mi fece un cenno di capo.

-Ti devo parlare.-

-Ashley non va da nessuna parte.-

-Simeon.- il tono della donna si fece più duro, severo. Simeon roteó gli occhi e senza indugiare seguii la donna a volto coperto per alcuni corridoi.
Quando fummo abbastanza lontane ed in una stanza completamente deserta, mi fec voltare di scatto e mi cinse le spalle con le mani in una presa strettissima.

-Devi andartene da qui.- disse tutto d'un fiato.

-C-cosa? Ma se tu...-

-Ho fatto un errore. Ho sbagliato.- ammise abbassando lo sguardo. -Ma adesso sei più in pericolo che mai.-

-Io non me ne vado.- staccó la presa da me. Si allontanó e cominció a camminare avanti e indietro per la stanza.

-Perchè fai cosi?!- sentenzió. -Sto cercando di proteggerti Ashley! Lasciami fare il mio lavoro per la miseria!-

-E chi sei tu per dirmelo?!- per l'ennesima volta abbassó il capo. Giocó nervosamente con le mani, un movimento in cui mi rispecchiai, anche io quando ero in ansia lo facevo sempre.

-Nessuno...- disse quasi in un sussurro.
Sentivo il nervosismo e la rabbia impossessarsi di me, dovetti uscire da quella stanza altrimenti avrei cominciato ad urlare.
Ritornai da Simeon, la partita era ormai cominciata. Lui puntava lo sguardo sulla vetrata, i suoi occhi avevano un colore strano e non accennava a distogliere gli occhi da quel punto fermo nel vuoto.
Mi avvicinai alla vetrata e rabbrividii.
Tutti i giocatori della Raimon erano a terra, con la testa fra le mani e si contorcevano dal dolore. Come quando quel giorno decisi di seguire Beta.
Era sempre colpa mia.
I miei amici...
Victor...
Avevo deluso tutti e stavano soffrendo, per me e solo per me.

-Smettila Simeon!- andai nella parte della vetrata in cui era puntato il suo sguardo. -SMETTILA!-
Stavolta fissó me.
Un dolore lancinante mi colpii la testa ed anche io come i ragazzi stramazzai a terra, stringendo i denti dal dolore. Sentivo una forza strana, come se volesse uscire da me e non riuscissi a controllarla.
Stavo sudando freddo e cominciai a tremare.
Le fitte si fecero più forti. -Basta!- urlai. Speravo che la donna incappucciata tornasse, mi salvasse da quel dolore, ma soprattutto da Simeon. -Ti prego...- una lacrima mi solcó il viso, non riuscii più a trattenerla.
Era stato tutto così sbagliato.
Il mio comportamento è stato indescrivibile, ho tradito tutti e come se non bastasse Simeon si riveló per quello che fosse.
Un manipolatore.

"Bravo Simeon..." sentii. Non ero io, non avevo parlato. Mi guardai intorno, rendendomi conto che il mio dolore fosse cessato, ma ero talmente stremata che non riuscii più ad alzarmi.
Due piedi si stanagliarono davanti alla mia visuale e poi incrociai gli occhi con quelli di lei.

-Mh, la divisa sta molto meglio a me.- mi prese per i capelli e riuscii a vederla. Capelli rossi, mossi, gli occhi color rubino e il colorito pallido, quasi bianco. -Ciao Stronzetta.-
Non capivo come fosse successo.
Ma avevo capito di essere seriamente nei guai quando anche Simeon si alzó e la bació appassionatamente.
Soltanto in quel momento capii che Minerva fosse tornata in vita e la mia fosse nelle sue mani.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora