17 - PAURA DI VOLARE

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Luca sentì la terra tremare. Fra tutte le cose più assurde dell'universo, sentirle dire una cosa del genere fu l'eufemismo dell'anno. Si sarebbe messo a ridere se non fosse stato per la faccia sconvolta che aveva Olli. Non credeva stesse dicendo la verità ma se anche fosse, sapeva che se l'avesse fatto veramente, era certamente per una giusta causa. Non che uccidere una persona fosse giusto, ma se è fatto perché non si ha avuto altra scelta, allora forse è giustificabile. Non sapeva più a che appiglio aggrapparsi. "Che cos'hai fatto?" chiese di nuovo come se non avesse sentito bene.

"Oh, mi hai capito benissimo!" urlava ancora Olli.

"Allora significa che se l'è cercata, sbaglio?" le chiese. Olli lo guardò con il viso contratto, "Vero?".

"Solo tu potresti giustificarmi" gli rispose solamente.

"Penso che se l'hai fatto un motivo c'è...l'hai fatto?" e Olli era scoppiata di nuovo a piangere. Luca non le disse più nulla, anzi la lasciò sfogare. Olli aveva bisogno di liberare la rabbia e se per farlo significava urlare, allora gli e l'avrebbe lasciato fare. "Olli calmati! Basta!" le aveva detto, prendendola fra le braccia dopo un tempo interminabile, cullandola piano solo quando credeva che niente sarebbe stato in grado di fermare il suo pianto disperato.

"Lui mi ha violentata". Luca sentì solo la sua voce ovattata. "Io ero invaghita di quel ragazzo, ma era troppo grande per me...guidava già la macchina e...e io ero innamorata di lui, o almeno lo credevo..." aveva iniziato a raccontare e Luca riusciva solo a tenerla fra le sue braccia facendo aderire la schiena di Olli al suo torace. "Ero stata invitata a una festa e l'avevo avuto tutta la sera fra i piedi, ma ero troppo stupida per capire le sue intenzioni e...anziché stare attenta mi sono ubriacata". Tremava come una foglia e Luca avrebbe voluto fare di più, ma in quel momento poteva solo ascoltare. "Alla fine della serata, non stavo in piedi e avevo chiesto a lui di riaccompagnarmi. Ero troppo stupida per capire!" piangeva ancora, "Poi lui anziché portarmi a casa decise di parcheggiare in una strada poco affollata e buia. Gli avevo detto di lasciarmi andare! Gli avevo detto di lasciarmi! Ma ero troppo ubriaca per scostarlo! Ero troppo stupida per sapere cosa stesse facendo...finché non lo sentii. Ero una bambina!" urlava, "ero solo una bambina, Luca!"

Luca sentì il vomito salirgli ma si costrinse a respirare perché Olli aveva bisogno di lui e stava aprendo se stessa, perciò doveva essere forte. Aveva sentito milioni di volte racconti simili, ma sentire Olimpia dire queste cose fu qualcosa che non avrebbe mai dimenticato. "Lui mi ha violentata e...troppo tardi capii che era drogato, o chissà di cosa si era fatto". Olli sentì di nuovo tutte le sensazioni che aveva provato anni prima: paura, rabbia, tristezza. Sentiva le sue mani addosso, la forza brutale che aveva avuto e la rabbia che le aveva lanciato contro. La paura di essere una vittima, come tante, ma pur sempre una donna a cui era stata tolta la gioia della gioventù. Non avrebbe mai dimenticato nulla di quella sera. "Mi aveva lacerato l'anima perché non contento, mi aveva anche picchiata...e sai perché? Perché non ubbidivo ai suoi ordini! Riuscii a dargli a un pugno in un occhio e alla fine...mi buttò per strada. Poi ripartì, ma troppo ubriaco per capirlo, non vide nemmeno il semaforo rosso e quando vide apparire un furgone, perse il controllo dell'auto, schiantandosi. Morì in ospedale".

Luca avrebbe voluto aprire il suo cervello e togliere tutti quei ricordi terribili dalla mente. Voleva cancellarle ogni brutto ricordo e baciare via ogni lacrime caduta da quel cuore lacerato.

"Tu non hai ucciso nessuno, amore".

Olli non aveva la forza di continuare, ma gli doveva la verità. Credeva di no, ma alla fine aveva aperto bocca e dato il via a una confessione che mai avrebbe pensato di fare. "Fui accusata di averlo ucciso."

L'ANGELO DEL CUOREWhere stories live. Discover now