27. Fuck

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Mi asciugo le lacrime e vado in un bar.
Chiedo dell'alcool e stranamente il barista capisce anche la mia lingua.
Mi bevo qualche bicchiere per smettere di pensare a quel coglione di mio fratello, lo odio così tanto, lui, la sua ragazza e il loro fottuto bambino.

Pago e me ne vado, non voglio ubriacarmi, sarebbe pericoloso, anche se ho dei buoni motivi per farlo.
Giuro che se Alessia dice qualcosa al prof non la perdonerò mai.

Cammino per strada mentre fumo una sigaretta, molti ragazzi mi fischiano dietro ma li ignoro molto facilmente.

Decido di farmi un giro più interessante per distrarmi, così prendo un pullman e vado in centro.
Roma di notte è magica, non mi pento di essere uscita dall'hotel, sono felice di essere ribelle, voglio vivere la mia vita in pieno.

Cammino senza una meta precisa per molto tempo, osservando le vetrine dei negozi chiusi, le luci, le persone. Mi sembra di essere isolata dal mondo.
Ad un tratto mi ricordo della fontana di Trevi.

Mi avvio con ansia verso la fontana seguendo le indicazioni, le mie gambe si muovono velocemente una davanti all'altra e in pochi minuti arrivo in questa piazza che mi immaginavo più grande. La strada che ho preso mi fa arrivare da un lato della fontana, perciò, con lo sguardo fisso sulle meravigliose statue, mi affretto a raggiungere il davanti. Mi faccio largo tra le persone e finalmente ho tutta Trevi davanti a me, un panorama completo e meraviglioso.
Mi sento come davanti all'oceano, i rumori del mondo esterno scompaiono e sento solo il rumore dell'acqua che scivola sui marmi antichi e cade aggraziata sulla superficie sottostante.
Sono in cima a delle scalette che scendo facendo attenzione, mi siedo sul bordo della fontana e accarezzo l'acqua, anche se sento che è stata l'acqua ad accarezzare me, provocandomi persino un piccolo brivido.
Mi guardo attorno e vedo un'atmosfera magica, utopica, surreale.

Mi guardo attorno e vedo un'atmosfera magica, utopica, surreale

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Mi sento bene e male allo stesso tempo. Inizio a piangere rimanendo seduta con le dita che sfiorano l'acqua, penso a quanto sono stata cattiva ed egoista con la mia amica, con mio fratello e con il loro bambino. Non so se potrò mai farmi perdonare per questo, meriterei di non essere perdonata.

Alzo la testa e vedo un bimbo lanciare una monetina nella fontana, per poi tornare tra le braccia del padre.
«Ora devi esprimere un desiderio» dice l'uomo al figlio con accento scozzese.
«Vorrei avere quel pallone che ho visto l'altro giorno» dice il bimbo.
«Shh, non devi dirlo ad alta voce, devi pensarlo!» lo corregge l'altro.
«Oh oops...» il piccolo chiude gli occhi e fa un piccolo sforzo, poi li riapre e sorride «...fatto!»

Il cuore mi si scioglie per tanta tenerezza e innocenza.
Prendo velocemente una moneta e dopo averla stretta in mano la lancio nell'acqua.
Desidero solo che questa serata mi resti sempre in memoria, per non dimenticare quanto sto soffrendo per gli errori commessi.
Vorrei poter non scordare mai questo giorno.

Dopo infiniti minuti di meditazione e lacrime mi alzo lasciando la piazza mezza vuota. È molto tardi, ma decido di prendermi ancora del tempo, al massimo domani fingerò di stare poco bene e raggiungerò il gruppo più tardi.

Mi faccio un altro giro turistico ma non succede niente di entusiasmante da citare, così mi avvio verso l'hotel, durante il tragitto leggo i messaggi orribili che mi ha scritto Niall dopo la nostra telefonata di ore fa.
Credo di non averlo mai visto così arrabbiato e lui è il tipo che si arrabbia spesso e facilmente.
Fisso la chat mentre cammino cercando di trovare qualche parola che possa minimamente esprimere il senso di colpa che sto provando in questo momento.
Forse dovrei aspettare e chiamarlo dom-
Un uomo con il telefono in mano mi urta facendomi sbandare.
«Stai attendo, coglione!» impreco e mi giro per fargli il medio.
Anche lui si gira per reagire ma appena lo fa rimango di sasso.

Zayn.
Riprendo a guardare avanti e, mentre realizzo, inizio ad accelerare il passo, mi guardo indietro e noto lui girare la testa e spalancare gli occhi quando mi vede.
Guardo dritto di nuovo e inizio a correre facendo slalom tra la gente, rischiando molte volte di andare a sbattere contro qualcuno.
«Nicole, fermati!» sento urlare alle mie spalle.
Corro sempre più veloce ma la paura sta avendo la meglio.
All'improvviso una mano mi prende dalla spalla costringendomi a fermarmi.
È la fine.


Spazio autrice

Scusate se è un capitolo corto, ma volevo che finisse così.
Tra l'altro mi sono accorta giorni fa che il capitolo precedente me l'aveva pubblicato senza la parte finale, non so perché. Andate a leggerla se ve la siete persa (è la parte della chiamata con Niall)

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⏰ Huling update: Nov 14, 2018 ⏰

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