Lal Mirch, l'Arcobaleno Incompleta

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REVISIONATO IL 05/12/2020

Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 03. Lal Mirch, l'Arcobaleno Incompleta
Fandom: Katekyo Hitman Reborn, Miraculous
Numero Parole: 3.385
 

Il sole non era neanche apparso all'orizzonte quando Marinette si svegliò, quella mattina. Era rimasta a fissare il soffitto della sua camera finché la luce non aveva inondato la stanza e l'orologio del suo cellulare non aveva segnato le sette e cinque minuti.
Quindi si era alzata, aveva fatto la doccia e si era vestita, nella più assoluta calma. Era scesa in cucina, si era seduta a tavola ed aveva a malapena dato due morsi al suo croissant: aveva lo stomaco chiuso tanta era l'agitazione.
Verso le otto le era arrivato un messaggio di Dino che la informava che Lal sarebbe arrivata alle nove, massimo le dieci, e che non c'era bisogno che l'aspettasse. Aveva risposto con un "Ok", la mente troppo vuota per mettere insieme più di due parole in una frase di senso compiuto, ed aveva preso lo zaino, uscendo.
Inutile dire che l'aria fresca di quel lunedì la rimise completamente in moto. Respirò a fondo, con gli occhi chiusi, e annuì.
"Forza, Marinette, non essere patetica!" si riprese mentalmente, voltando l'angolo e incamminandosi verso la scuola.

Le dita ticchettavano insistentemente sul banco senza dar segno di voler smettere. Marinette si stava mordicchiando le unghie della mano sinistra, mentre osservava il cellulare accuratamente nascosto dai libri posto davanti a sé: aspettava, senza neanche sapere cosa.
Forse un messaggio di Dino che le diceva che Lal era arrivata o sua madre che la informava sulla stranezza di quell'istruttrice (perché ne era sicura: quell'insegnante sarebbe stata strana, se lo sentiva). E invece niente, silenzio totale.
E Marinette non ce la faceva più.
- Marinette... - la chiamò una voce accanto a lei. La ragazza sobbalzò.
- Sí? - chiese, incontrando gli occhi rossi di Juleka.
- Stai facendo un casino assurdo con quelle unghie - l'avvertì. Marinette smise di picchiettarle sul banco, senza ricordarsi quando avesse effettivamente cominciato, e alzò gli occhi sul suo gruppo di lavoro: Alya, Rose e Alix la stavano guardando con un misto di sconcerto e seccatura.
- Scusate - mormorò, ritirando la mano sotto il banco.
- C'è qualcosa che non va? Sembri nervosa - notò Alix, tornando a scrivere la sua ricerca.
- Cosa? Oh, no, non è niente - rispose, portando una mano alla borsetta e tastando l'anello. Ci giocherellò un po' e se lo fece scivolare lungo il dito. Doveva stare tranquilla, solo stare tranquilla. - È una cosa da niente, la risolverò presto - aggiunse, tirando un sorriso. Alix e Juleka si scambiarono un'occhiata, Alya si limitò a gettarle uno sguardo penetrante che lei cercò di ignorare e Rose parve dubbiosa ma tornarono tutte a lavoro.
Marinette si sforzò di concentrarsi sulla legge della fisica che doveva applicare per testarne la veridicità, ma proprio non ce la faceva: la sua mente era piena di mille pensieri, tutti confusi e disordinati, e come se non bastasse iniziava anche a sentire la stanchezza della notte passata quasi in bianco.
Se solo qualcuno si fosse fatto sentire, chiunque...
Un plic secco le attraversò i timpani ed una puntura al collo la fece sobbalzare.
- Ahi! - esclamò, portandosi una mano dietro la nuca e strofinandosi la parte lesa. Alzò gli occhi sulle sue amiche e iniziò a vederci sfocato, il corpo le si fece pesante e le palpebre si chiusero da sole. Abbandonò la penna, che scivolò sul foglio lasciandovi una scia indistinta, e tentò di aggrapparsi al banco.
- Marinette! -
L'ultima cosa che vide fu Alya balzare in piedi, poi il freddo del pavimento e il buio.

La stanza era fredda e spoglia, completamente buia se non per un vago sentore di luce penetrare da una piccola finestrella in cima alla parete. Non sapeva dove si trovava né perché era lì, era solo cosciente di essere seduta su una sedia, scomoda e molto dura. Provò ad alzarsi ma si accorse di avere le braccia incatenate ai braccioli. Un basso ringhio le fuoriuscì dalla gola e provò a raggiungere con le dita il bordo della giacca che indossava, sicura di trovarci il suo fidato coltellino di emergenza.
Un sospiro la fece bloccare e si guardò intorno, drizzando le orecchie al più piccolo movimento.
- Io non lo farei se fossi in te - esalò la voce di un ragazzo.
Poi la vide, nell'angolo più remoto della stanza, seduto su una poltroncina nera con le braccia conserte e le gambe accavallate, una figura avvolta in un completo scuro.
- Chi sei? - chiese, calma. La sua voce, però, le suonò strana: era bassa, profonda, dolce... maschile.
Il ragazzo alzò di poco il viso per guardarla: lei non riuscì a scorgere nulla tranne le sue labbra, che si aprirono in un sorriso dolce e sincero, tanto da lasciarla spiazzata.
- Un amico. -

The Lady of the RingWhere stories live. Discover now