Lo Scorpione Velenoso - Bianchi Gokudera, la mia Guardia del Corpo

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REVISIONATO IL 24/12/2018

Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 12. Lo Scorpione Velenoso - Bianchi Gokudera, la mia Guardia del Corpo
Fandom: Katekyo Hitman Reborn - Miraculous
Numero Parole: 4.793
Note: ATTENZIONE! Linguaggio scurrile.


- Mi spiegate che succede?! -
Marinette oramai ne aveva fin sopra i capelli di tutte quelle cospirazioni ai suoi danni, c'era un limite a tutto! Incrociò le braccia e fissò le persone davanti a sé, aggrottando le sopracciglia.
- Gradirei una spiegazione. -
Bianchi si mise il casco sottobraccio aggiustandosi i capelli - Reborn mi ha chiesto di venire qui e fingere di assassinarti: voleva che testassi le tue abilità in combattimento e la tua reazione a determinate situazioni - spiegò, tranquillamente.
Dino sospirò - Dopo quello che è successo con gli uomini di Verde, Reborn ha creduto necessario metterti accanto qualcuno che ti proteggesse ventiquattro ore su ventiquattro per salvaguardare la tua vita ed evitare interferenze con l'addestramento. Bianchi ha cercato di avvelenarti per capire fino a che punto sai difenderti e come ti comporti in caso di un attacco diretto: aveva un limite di tempo di ventiquattro ore - aggiunse.
- Dove volete arrivare? - chiese Marinette, sospettosa.
- In poche parole, da questo momento in poi sarò la tua guardia del corpo personale - sintetizzò la donna. La ragazza sgranò gli occhi, fissandola allibita.
- Cos... tu... che?! - balbettò, sconvolta, fissando da lei a Dino e Lal ad intermittenza - Insomma, dov... dove si è ma vista una guardia del corpo che tenta di avvelenare la sua protetta! - esclamò, scioccata.
- Tranquilla, ho ridotto il tasso di mortalità nei miei piatti: saresti stata male per un po' ma non tanto da morire - minimizzò Bianchi, serenamente.
- E ti pare lo stesso normale?! - sbottò lei - E poi cos'è questa storia dei cibi avvelenati? -
- Bianchi è un Hitman Privata specializzata nellaPoison Cooking, l'Arte della Cucina Velenosa - rispose Lal.
- E la cosa vi sembra normale. -
- Non potresti avere una guardia del corpo migliore di lei: è conosciuta come Lo Scorpione Velenoso e nel campo della mala è molto temuta - spiegò Dino - Non abbiamo niente di cui preoccuparci se lei è con te - aggiunse, decisamente tranquillo.
- Se lo dite voi - sospirò Marinette, passando le dita sulle tempie: lei continuava a trovare quella situazione decisamente assurda. Come tutto il resto, tra l'altro.
- Ah, e starò a casa tua. Non è un problema, vero? - domandò lei, con leggerezza.
- Anche tu?! -
- Io e Dino abbiamo già predisposto dove farti dormire - rispose Lal.
- Ma... - cercò di protestare Marinette, venendo bellamente ignorata.
- Ottimo - si limitò a dire Bianchi.
- Torniamo a casa adesso? - chiese Dino, incamminandosi.
- Ma... -
- In effetti, sono un po' stanca - ammise la donna, seguendo il gruppetto.
- Ma... - Marinette sbatté le palpebre, incredula, prima di mormorare debolmente - Perché tutti a casa mia? -

Marinette aveva decisamente voglia di gettarsi da un balcone. Non era da lei sentirsi in quel modo, ma mai come allora la stanchezza l'aveva presa tanto da desiderare la morte. Beh, forse ripensandoci la morte no... magari era meglio il coma.
Suvvia, più si è meglio è, no?
- Ti prego, non rifilarmi i vecchi proverbi da nonno saggio... non sono dell'umore - borbottò lei, abbandonata sul letto e con la testa affondata nel cuscino.
Forse era già in coma, era finita sotto un camion mentre andava a scuola e magari tutto quello era solo un sogno. O almeno, era quello che sperava.
- Dai, Marinette, Bianchi dormirà in camera con noi e Dino si sposterà sul divano. Non è un problema così grave, no? - cercò di confortarla Tikki, seduta accanto al suo viso.
Il Kwami ha ragione, non abbatterti, ti ci devi solo abituare. Presto avrai a che fare con di peggio.
Un lamento soffocato si levò dal giaciglio - Quindi questo è niente? -
Decisamente niente.
- Grazie, Radi, mi sei di conforto. -
Una risatina divertita le giunse alle orecchie ma lui non replicò. Invece, qualcuno bussò alla botola.
- Marinette, sto entrando! - esclamò Bianchi, prima che entrasse in camera.
- Mmh - fu la risposta soffocata che ottenne.
- Stavi dormendo? -
- Mh... no, tranquilla - sospirò, alzandosi dal materasso - Facevamo due chiacchiere - spiegò, scendendo la scaletta.
- Ti ho portato una cosa - rispose la donna, porgendole un pacchetto azzurro.
Marinette la guardò sorpresa - N-non ce n'era bisogno. Grazie - mormorò, imbarazzata, prendendolo. Tolse il coperchio, sperando che non fosse un altro bento, e sgranò gli occhi: all'interno vi era un completino intimo perfettamente piegato, sui toni dell'arancione con disegnati centinaia di proiettili dorati.
- L'ho fatto io: me la cavo bene nel cucito - spiegò Bianchi, sorridendo. Marinette non seppe cosa rispondere: per essere bello era bello, ben fatto e decisamente originale, solo... un completo intimo la metteva un po' a disagio.
- È... wow. Grazie, Bianchi! - esclamò, sinceramente grata.
- Mi sono fatta dare le tue misure da Lal, spero che ti vada bene. -
Marinette arrossì un po' - Oh, sicuramente - rispose, non volendo sapere come facesse Lal ad avere le sue misure.
- Ragazze, è pronta la cena! - chiamò Sabine da sotto.
- Arriviamo, mamma! - esclamò Marinette, chiuse il coperchio e posò la scatola sulla scrivania mentre Bianchi si avviava di sotto.
- Oh, e va lavato a mano o rischia di rovinarsi - aggiunse, mentre scendevano le scale.
- Me ne ricorderò - sorrise Marinette. Almeno Bianchi era qualcuno con cui andava d'accordo, sebbene fosse abbastanza strana anche lei. In effetti, si sarebbe stupita di trovare qualcuno normale in quella Famiglia...
Già seduto intorno all'isolotto, Tom sembrava seriamente chiedersi perché casa sua d'un tratto fosse diventato un porto di mare. E Marinette si chiedeva la stessa identica cosa.
Quando si sedette a tavola e vide sua madre mettere in frigo dei budini al cioccolato, si ricordò di cosa le aveva detto Chloé quella mattina. Schiarendosi la gola, prese coltello e forchetta.
- Sai, papà, il padre di Chloé organizzerà una festa per San Valentino all'Hotel Palace - cominciò, spezzando quel silenzio - Ci sarà una gara su chi preparerà il cioccolato migliore che verrà servito in uno dei ristoranti di punta del sindaco e sei stato invitato a partecipare. -
- Una gara di cioccolato? - chiese Dino, drizzando le orecchie.
- Sembra divertente - commentò Sabine, chiudendo il frigorifero.
- Oh - rispose Tom, colto di sorpresa - Beh, non ho mai fatto del cioccolato vero e proprio - ammise, titubante.
- Mancano ancora due settimane al 14 febbraio - notò Marinette - Avresti tutto il tempo per esercitarti. Potrebbe essere un'ottima pubblicità per la boulangèrie. -
- E poi una festa all'insegna del cioccolato... e chi se la perde! - aggiunse Dino, entusiasta.
- Bianchi cucina, magari potrebbe aiutarti lei... - propose Marinette, prima di venir fermata da un sonoro "NO!" urlato da Dino e Lal, che lasciarono sorpresi tutti e tre.
- Spiacente, Marinette, ma non posso farlo - rispose Bianchi, pulendosi la bocca con il tovagliolo.
- Perché? - chiese la ragazza, confusa.
- Perché Bianchi ha la capacità innata di tramutare in veleno tutto ciò che tocca - spiegò Dino, sudando freddo.
- Reborn mi ha chiesto di non cucinare se non per uccidere, quindi non posso aiutarvi - sospirò Bianchi - Però posso fare da assaggiatrice: sono un'ottima forchetta - aggiunse, tranquillamente.
- Oh - rispose Tom, che evidentemente stava facendo uno sforzo immane per surclassare su quei "uccidere" e "veleno" - Beh, è pur sempre un aiuto - annuì.
- Giusto - rincarò Marinette, domandandosi quanto tempo sarebbe passato prima che il padre desse di matto. O prima che lo facesse lei.
Il solo fatto che tu riesca ad accettare tutto questo è simbolo di sanità mentale. Io non mi preoccuperei.
Marinette però si chiedeva fino a quando sarebbe riuscita ad accettare tutto quello. Sospirò, infilzando un involtino di pollo con la forchetta e portandoselo alla bocca, mentre Tom e Bianchi discutevano dei vari tipi di cioccolato che potevano preparare. Le scappò un sorriso vedendo Dino e Sabine chiacchierare tranquillamente e non poté fare a meno di pensare che, su quella tavola, non si era mai respirata un'aria così famigliare.

The Lady of the RingWo Geschichten leben. Entdecke jetzt