Modella per un giorno

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  Marinette aveva avuto modo di constatare, nei giorni seguenti, che non tutto il male veniva per nuocere. Salvo il fatto che fosse odioso, antipatico, incazzoso e credeva anche un po' pervertito, Squalo sapeva decisamente il fatto suo.
Certo, la maggior parte dei loro discorsi finiva in insulti o, nel peggiore dei casi, con un soprammobile che volava per le stanze (Marinette poté giurare di aver visto sua madre nascondere uno scatolone sospetto sotto il proprio letto, probabilmente contenenti gli oggetti ancora salvi), ma il ragazzo si era dimostrato molto incline ad intavolare conversazioni pacifiche o addirittura aiutarla nei ripassi di italiano.
Anche se doveva ammettere che le era venuto un colpo nello scoprire che Squalo e Dino avevano la stessa età (Squalo aveva l'aria di essere decisamente più grande, o vecchio come gli aveva fatto notare - ma sotto sotto lo aveva detto solo per irritarlo).
E Alya non faceva che ripeterle quanto fosse fortunata ad avere "due gnocchi del genere", per citare sue testuali parole, in giro per casa: valle a spiegare che uno era il Boss di una Famiglia Mafiosa alleata e l'altro un assassino professionista constantemente incazzoso!
Sospirò, abbandonandosi sul viso le pagine del libro che stava leggendo, stesa sul divano del salotto. C'era molto silenzio poiché era uno di quei rari giorni in cui era sola in casa: Tom era alla boulangèrie, Bianchi aveva accompagnato Sabine a fare la spesa, Dino e Lal erano spariti chissà dove per "affari" (non aveva indagato oltre) e Squalo stava facendo la doccia.
Marinette fece una smorfia, un po' infastidita: c'era troppo silenzio.
Era così abituata ad avere gente in giro per casa che faceva fatica a ritornare alla normalità, se così la si vuol chiamare. Certo, c'erano volte in cui avrebbe pagato oro per avere la casa libera ma non aveva nulla di cui lamentarsi, insomma: aveva un'assassina capace di ucciderla solo con un bicchiere d'acqua come guardia del corpo, una bambina di un anno molto violenta come insegnante privata, un tris-nonno chiuso in un anello, un Boss Mafioso come autista privato e un pazzo esaurito che girava per casa armato di spada. Cosa voleva di più dalla vita?
Beh, che il pazzo esaurito chiudesse la porta del bagno a chiave quando faceva la doccia, magari. Ricordava ancora con un certo imbarazzo quando, una mattina in cui aveva fatto particolarmente tardi, era piombata nel bagno trovandosi Squalo sul procinto di uscire dalla doccia come mamma lo aveva fatto.
Faceva ancora una certa fatica a guardarlo negli occhi. E Bianchi aveva riso per ore, in barba al suo trauma.
Scosse il capo, cercando di togliersi dalla mente quell'immagine sconvolgente, e si sistemò meglio il cuscino sotto il collo facendo attenzione a non far cadere il libro che le offriva ombra dalla luce del mattino. Forse fu per quello, o perché era quasi mezza addormentata o non sentì nessuna presenza ostile nelle vicinanze, ma reagì piuttosto esageratamente quando un dito le puntellò la spalla e una voce la raggiunse.
- Dormi, principessa? -
Probabilmente l'urlo che ne seguì lo sentirono fino in fondo al quartiere. Marinette saltò dal divano e cadde dalla spalliera, finendo col sedere sul pavimento. Pochi secondi dopo rumori sinistri provennero dal piano di sopra e Squalo si catapultò giù dalle scale, schizzando acqua ovunque, un'asciugamano che pendeva malamante intorno alla vita e la protesi con la spada stretta nella mano destra.
- Che cazzo succede?! - urlò, brandendo la mano in ogni direzione, guardando la ragazza che si massaggiava il fondoschiena seduta dietro il divano.
- Mi è quasi venuto un'infarto, ecco che succede! - rispose lei, alzandosi.
- Ah... scusa, non volevo spaventarti - esalò la voce di una ragazzo, una voce che Marinette conosceva troppo bene. Alzò gli occhi oltre il divano, proprio mentre Squalo puntava la spada contro l'ospite.
- Adrien! - esclamò Marinette, stupita - Che ci fai qui? Come sei entrato?! - aggiunse, sconcertata.
- Mi ha fatto salire tuo padre, ha detto che ti avrei trovata qui - rispose lui, in imbarazzo, facendo qualche passo indietro per evitare la punta della lama a pochi centimetri dal proprio collo.
- Ma perché, lo conosci? - domandò Squalo, voltandosi verso di lei, ignorando la pozzanghera che i suoi capelli stavano formando sul pavimento.
- Si, andiamo in classe insieme - rispose lei, cercando di ricomporsi - Lo hai anche visto - aggiunse.
- Non ricordo tutta le gente che ammazzo, figuriamoci quella che incontro! - rispose lui. Adrien alzò un sopracciglio e Marinette desiderò con tutto il cuore ficcare la spada giù per la gola dell'uomo.
- Squalo va a vestirti - sospirò.
- Hm! - rispose lui, scettico, rimettendo giù la spada e voltandosi - Come se non avessi visto di peggio - commentò, acido, sparendo su per le scale. Marinettte sentì il volto andare a fuoco.
- Ehm... - tossì, imbarazzatissima, cercando di non guardare il ragazzo in faccia - Co-cosa ci fai qui? - domandò. Adrien sembrò perplesso ma si riscosse in fretta, tirando fuori dalla tasca un foglietto piegato accuratamente.
- Oggi pomeriggio ci sarà un servizio fotografico nello studio di mio padre, verranno presentati nuovi modelli e visto che ti interessi di queste cose ho pensato che ti avrebbe fatto piacere venire a vedere - disse, porgendoglielo.
Marinette sgranò gli occhi e lo prese - Davvero? - chiese, emozionata, guardando l'invito impresso sul foglio.
- Certo. Basta che mostri questo e puoi entrare tranquillamente - assicurò lui. La ragazza sorrise. - Grazie, Adrien, verrò di sicuro! - esclamò entusiasta.
- Bene! - sorrise lui, poi scese il silenzio - Allora... - continuò, battendo le mani, un po' a disagio - ...sarà meglio che vada, prima che cambi idea e decida di tornare giù ad affettarmi! - aggiunse, cercando di suonare allegro, riferendosi a Squalo. Marinette rise, nervosamente.
- Ma no, tranquillo. Abbaia ma non morde - rassicurò, anche se non ne era per niente convinta. Adrien sorrise e Marinette si sentì sciogliere.
- Ci vediamo oggi! - salutò il ragazzo, avviandosi alla porta.
- Oggi... si... - mormorò lei, sognante, agitando la mano mentre lui usciva chiudendosela alle spalle. Restò a salutare il nulla per una manciata di secondi buoni, prima che la voce di Squalo la destasse.
- Chi è che non morde? - domandò secco, facendola sobbalzare. Voltandosi se lo ritrovò appoggiato al muro che divideva la cucina dal salotto, nelle stesse condizioni di prima salvo per la mela stretta nella mano destra.
- Non ti avevo detto di andarti a vestire? - chiese, con una smorfia di disappunto.
- Avevo capito che fosse una scusa per farmi sloggiare. -
- Infatti - rispose lei, superandolo per entrare in cucina - Ma era sottointeso che dovessi anche vestirti - aggiunse, girando intorno l'isolotto per recuperare il telefono.
- Fa caldo - rispose lui, indifferente, mordendo la mela.
- Siamo a febbraio! - esclamò lei, indignata. Poi sospirò, abbassando il capo, afflitta - Ti diverti, vero? -
Squalo sbuffò - VOOOI! Come se non avessi niente di meglio da fare che discutere con una mocciosa del cazzo come te. -
- Tu non hai niente di meglio da fare - gli fece notare lei - E avevi detto che non ti saresti fermato a lungo. Va bene che sei un tipo affettuoso, ma tranquillo che il pavimento non sentirà la tua mancanza - aggiunse.
- Io di certo non sentirò la tua. -
- Idem - rispose Marinette, componendo il numero di Bianchi.
- Mocciosa del cazzo. -
- Capellone. -
- Piantala di tirare in ballo i miei capelli... o mi tolgo l'asciugamano. -
Marinette impallidì, voltandosi di scatto verso di lui. - Non oseresti! - esclamò, orripilata.
- Non è niente che tu non abbia già visto, tanto - replicò lui, indifferente.
In quell'istante la voce di Bianchi attirò l'attenzione, attraverso il ricevitore.
- Pronto? -
- Squalo mi molesta! - si lamentò lei, appena ebbe portato il ricevitore all'orecchio.
- Cos...?! - per poco l'uomo non sputò il pezzo di mela che stava masticando.
Sentì Bianchi sospirare.
- Squalo, non molestare Marinette! -
- Ha detto che non devi molestarmi! - ripeté la ragazza.
- Ma non è vero! - esclamò lui, indignato.
- Minaccia di girare nudo per casa! - informò Marinette.
- Squalo rivestiti... - ammonì Bianchi.
- Ha detto che devi rivestirti... -
- ...o te lo taglio - finì la donna.
- ...o te lo tagl...! - Marinette si bloccò e arrossì violentemente - B-Bianchi! Che cavolo mi fai dire! - quasi strillò, scandalizzata.
- Beh, ormai hai una certa età - rispose lei, con disinvoltura - Una minaccia di castramento non è certo una cosa così scandalosa. -
- Ma cosa c'entra! - si lamentò lei. Squalo fece un verso di scherno.
- Cos'è? L'hai visto una sola volta e ti ci sei già affezionata? -
Il suo istinto di assassino non lo aiutò a schivare il piatto di ceramica che Marinette aveva recuperato dal lavello, centrandolo in piena fronte con esso. Con un'imprecazione molto colorita in italiano, lui si prese il capo tra le mani: sotto la frangia albina spiccava un lungo segno rosso vivo, unica testimonianza della battaglia appena svoltasi.
- Ma cosa c'è che non va in te? - domandò lei, sconvolta.
- Questo dovrei chiedertelo io! - sbraitò lui, stordito dal colpo.
- Marinette, che hai fatto? - chiese Bianchi, perplessa.
- Ha attentato alla mia persona! -
- Gli ho solo tirato un piatto! - si difese lei - E poi la colpa è sua! -
- Oh, cielo... - sospirò la donna - Stiamo tornando, vedete di non rompere più niente. E di non uccidervi. -
- Non garantisco sull'ultimo punto - ringhiò Squalo, poi girò i tacchi e se ne andò.
- Bianchi, io non ce la faccio più! - confessò Marinette, in un mormorio disperato.
- Tranquilla, Squalo non fa sul serio - rassicurò lei, con leggerezza - Gli piace solo litigare. -
- Neanche questo è normale! - ribatté la ragazza - Aaah! Ma che lo dico a fare! - aggiunse, rassegnata: niente, e ribadiva niente, nella sua vita era normale. - Ma non ti ho chiamato per questo - sospirò, sedendosi su uno sgabello - Sono stata invitata ad assistere ad un servizio fotografico e vorrei che mi accompagnassi, oggi pomeriggio - spiegò, guardando di nuovo l'invito che aveva tra le mani.
- Mmh... certo, Marinette, nessun problema. Dove vai tu vengo anche io - rispose distrattamente lei.
- Perfetto, Bianchi, grazie! - esclamò la ragazza, entusiasta.
- Oh, di niente. Ci vediamo dopo. -
Quando chiusero la chiamata, Marinette rimise il telefono al suo posto e saltellò fino al salotto, gettandosi sul divano con un sorriso enorme stampato in faccia.
Sì, non tutto il male veniva per nuocere... e detto da lei suonava anche fin troppo ironico.

The Lady of the RingWhere stories live. Discover now