1. superficie

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"Sorella! Posso giocare anche io con la bambola?" risuonò una piccola voce.

"Si! Ecco un'altra bambola, così possiamo giocare insieme" disse un'altra, passando una bambola imbottita alla sorella.

Era una giornata di primavera nella Città Sotterranea, due sorelle unite da un legame profondo stavano giocando nella piccola e impolverata stanza che condividevano. I loro genitori stavano discutendo in cucina.

La loro madre faceva la prostituta nella Città Sotterranea per guadagnare soldi e loro padre era un uomo sempre impegnato a trasportare casse di cibo e altre forniture speciali. A volte i due iniziavano a discutere sulle piccole cose, ma non erano mai arrivati alle mani... fino a quella notte.

"Ti odio! Esci e ti vedi con un'altra donna? Non posso crederci!" Urlò la madre. Isabel tenne stretta la figura tremante di sua sorella, con le lacrime agli occhi.

"E quindi? Tu hai relazioni con decine di uomini! Abbiamo già due fottute bambine che sono un peso in culo come te!" Il padre poi iniziò a tirare pugni alla moglie ripetutamente. Lei cercò di difendersi, ovviamente, ma era fisicamente più debole.

Isabel prese la sua decisione. Afferrò la mano di (t/n) e corse fuori dalla casa senza farsi notare.

"Sorella? Dove stiamo andando?" chiese (t/n). Continuavano a correre verso qualsiasi altra meta che non fosse quel miserabile luogo che chiamavano "casa".

"Qualsiasi luogo lontano da qui! Andiamo!" Le disse Isabel continuando a correre. Era pericoloso per delle donne e, soprattutto, delle bambine girare per le strade a quell'ora, perché un sacco di malviventi e rapinatori si trovavano lì, di solito la notte ma a volte anche di giorno.

Presto raggiunsero un luogo dove vi era un'apertura per il mondo in superficie. Era abbastanza complicato andare in superficie, anche solo per dare un'occhiata ai caldi raggi di sole. In quel momento una luna piena splendeva nella tela nera della notte, punteggiata di stelle bianche e sfumata dalle lunghe e sbiadite nuvole bianche che si estendevano attraverso il cielo notturno.

In qualche modo, le ragazze stavano cercando di arrampicarsi lungo le viti, ma le piante continuavano a spezzarsi. Ad Isabel balenò un'idea, così come a (t/n). Purtroppo pensarono la stessa cosa: una delle due avrebbe dovuto aiutare l'altra a scavalcare.

Dopo qualche tentativo, (t/n) si sedette accanto al muro sfinita, non erano rimasti più rampicanti a cui aggrapparsi e Isabel fissò sua sorella con occhi pieni di lacrime.

"Che facciamo?" Chiese (t/n) incerta con voce tremante.

"Ti aiuto a salire. Ce la farai, non preoccuparti! Con le tue abilità nel combattimento e la forza che ti ritrovi puoi sconfiggere qualsiasi cosa!" La rallegrò Isabel. (t/n) ridacchiò leggermente, il suo viso si scurì.

"Trova qualcosa con cui salire e raggiungimi appena puoi" dopo la richiesta di (t/n), Isabel la aiutó a scavalcare il muro sollevandola fino a raggiungere dei rampicanti ancora integri.

"Ti voglio bene, Isy!" Disse lei agitando la mano sporca.

"Ti voglio bene anche io, (n/n)" Isabel sussurra tristemente, prima che le due presero direzioni diverse. Isabel tornò giù nella Città Sotterranea, mentre (t/n) andò da qualche parte, ovunque in superficie.

***

Stava camminando in una vasta pianura dall'erba alta, teneva ancora la bambola tra le sue fragili braccia. Il vento leggero soffiava sulla sua pelle e, nonostante i brividi di freddo, (t/n) continuó a camminare con lo sguardo fisso sul terreno. Presto sentì degli zoccoli alla sua sinistra e guardò in quella direzione. C'era un uomo con un mantello verde scuro in sella a un cavallo bianco con una lanterna accesa in mano. Si avvicinò alla piccola, il suo maestoso destriero si fermò a pochi metri di distanza e scese.

Si diresse verso di lei facendo attenzione. Poi si accovacciò per eguagliare la sua altezza e abbassò il cappuccio. Grandi occhi blu incuriositi trafissero le sfere luminose (c/o) di lei, che come primo dettaglio notò le sopracciglia folte.

"Ciao signorina. Cosa ci fai qui a quest'ora?" Parlò dolcemente, ma con autorità. Lei ricordó di come sua madre le avesse sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, così non rispose direttamente, ma rimase sul vago.

"Dovrei chiedere la stessa cosa a te, signore!" Lei strinse di più la sua bambola, rimanendo impassibile e sbattendo le palpebre con determinazione. Gli occhi del ragazzo si illuminarono per un secondo, poi ridacchiò.

"Oh, sei una testarda, huh? Dimmi, come ti chiami?" Chiese il biondo poggiando la lanterna accanto a lui, il suo cavallo aveva iniziato a nutrirsi dell'erba dietro di loro.

Il vento si era leggermente calmato, ma (t/n) non si era ancora arresa. Si avvicinò all'uomo e gli diede un pugno sul petto, facendo attenzione a evitare la fibbia in pelle e la collana turchese. L'uomo sussultó alla vista della lunga cicatrice che andava dal dorso della mano fin sopra al gomito, ma a lei non importava in quel momento.

"I-io sono (t/n) ... e sono una bambina che proviene dalla Città Sotterranea"

Erwin si irrigidì. "Come è uscita da quel posto?" Pensò. Poi sorrise, un'idea gli balenò nella mente.

"Bene, (t/n), ti piacerebbe venire con me? Ti nutrirò e mi prenderò cura di te fin quando non sarai diventata forte. Vieni" Erwin allargó le braccia. Gli occhi di (t/n) si spalancarono e sentì di potersi fidare di lui. Lo abbracciò, il suo corpo tremava di pura gioia. Erwin ricambiò l'abbraccio, la fece salire sul cavallo e cavalcò fino al quartier generale della Legione Esplorativa.

La nuova vita di (t/n) era appena iniziata.

Isabel's Sister (Levi x Reader) [ITA]Where stories live. Discover now