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Era quasi l'alba ormai, erano già più di quattro ore che la polizia, Jungkook, Namjoon e Yoongi, cercavano Taehyung.
Jin e Jimin erano rimasti a casa, con la loro bambina ed il figlio di Namjoon e Yoongi, mentre Hyeonmi e Seoyeon riposavano tranquilli dalla madre di Jungkook.

Di Taehyung non sembrava esserci nessuna traccia, da nessuna parte.
Nessuno l'aveva visto uscire dall'ospedale, ed alcuni infermieri erano stati incaricati di cercare in ogni singolo luogo per vedere se Taehyung si fosse nascosto da qualche parte, ma niente.

Jungkook era stanco, spaventato, nervoso ed incredibilmente arrabbiato.
Era persino stato in centrale, da Bogum, ma lui aveva osato ridere non appena Jungkook disse che Taehyung era scomparso.
Jungkook non era stato in grado di trattenersi, l'aveva preso a pugni, ed avrebbe continuato a sfogare la sua rabbia su di lui se non fossero entrati dei colleghi a fermarlo.

Adesso si trovava dentro l'ufficio del suo capo, lo sguardo basso e le mani strette in due pugni, sporchi del sangue di Bogum.

«Jeon, so che sei preoccupato, ma non credi sia arrivata l'ora di andare un po' a casa a dormire? Ci pensiamo noi. Sono quattro giorni che non riposi per bene» disse, preoccupato.
In fondo tutti i suoi agenti li vedeva un po' come figli, soprattutto Jungkook che, dentro quel distretto, era il più giovane.

«Non posso, signore. Devo trovarlo» aveva risposto il moro, con lo sguardo basso ed il tono esausto.

L'uomo dietro la scrivania lo guardò con tenerezza prima di alzarsi e raggiungerlo, poggiando poi una mano sulla sua spalla destra.

«Una volta mi è capitato un caso del genere...la vittima che aveva subito uno stupro piuttosto violento, al suo risveglio in ospedale era scappata, e sai dove era andata a nascondersi? »

Jungkook alzò subito lo sguardo sull'uomo, ora particolarmente attento e curioso, incitandolo a continuare solo con lo sguardo.

«L'abbiamo trovata dopo due giorni dentro lo sgabuzzino di un locale chiuso da anni...abbiamo poi scoperto che era un luogo che la vittima trovava confortevole a causa di quello che le era successo lì... Quello che sto dicendo è... Non potresti provare a cercarlo in qualche posto che sai che a lui infonde sicurezza?»

A Jungkook allora parve accendersi una lampadina.

Si alzò di scatto dalla sedia e si avviò alla porta, ma non l'attraversò senza prima voltarsi un'ultima volta verso il suo capo.

«Grazie, signore» e dopo essersi inchinato, scappò via di corsa.

Un posto che lo facesse sentire al sicuro.

Solo quello.

Jungkook correva con la sua moto di servizio tra le strade di Seoul, con una meta ben precisa in mente.

Sperava solo di non sbagliarsi, od avrebbe realmente perso la testa a quel punto.

Parcheggiò malamente la moto una volta arrivato a destinazione, e subito i suoi occhi iniziarono a perlustrare la zona.

Sembrava tutto tranquillo, e gli veniva quasi da ridere al solo pensare che Taehyung potesse trovarsi proprio lì, a casa del moro.

Perché, poi?
Perché doveva essere un posto che lo facesse sentire al sicuro?
Si ritrovò a pensare a quello mentre, con passi lenti faceva il giro della casa per vedere se ci fosse stato un qualche segno di effrazione.

E, proprio quando stava per perdere le speranze, notò il vetro della finestra della cucina rotto.
I vetri caduti all'interno della cucina, segno che chi avesse rotto la finestra l'avesse fatto da fuori, per entrare.
E Jungkook sperò davvero che fosse stato Taehyung.
Voleva soltanto trovarlo, stringerlo e non lasciarlo andare mai più.

Entrò anche lui da lì, notando subito i pezzi di vetro a terra sporchi di sangue.
Taehyung era scappato scalzo, con solo il camice dell'ospedale addosso, quindi ormai pensava fosse certo che lì dentro ci fosse lui.

Iniziò a chiamare il suo nome piano, mentre girava per casa, stando ben attento con gli occhi per non perdersi la figura del piccolo, se fosse stato lì, ovviamente.

Non voleva spaventarlo, non riusciva neanche ad immaginarsi in che condizioni l'avrebbe trovato, ma sperava almeno di trovarlo.

«Tae?» continuò a chiamarlo, continuando a girare per casa «piccolo, sono io...esci fuori, ti prego», si sentiva un po' un pazzo a parlare da solo. Eppure sperava di vedere quella testolina argentea sbucare da qualche parte.

Arrivò al piano superiore solo dopo aver perlustrato per bene quello inferiore, ed il primo luogo che gli venne in mente di controllare fu la camera da letto.

Si ricordava bene la prima volta che lo aveva portato lì, quando il più piccolo era ubriaco. Quella sera aveva detto che gli piaceva la sua stanza, era un luogo caldo, che sa di casa, così aveva detto.
E sperava davvero di trovarlo lì.

«Tae?» continuò a chiamarlo, aprendo la porta della camera.

Io l'avevo lasciata aperta, pensò.

«Tae, sei qui?» e subito dopo quelle parole sentì l'anta del suo armadio muoversi in modo quasi impercettibile.

Si diresse subito lì, aprendo poi lentamente la stessa anta che poco prima si era mossa.

Ed il suo petto si alleggerì subito non appena notò la figura di Taehyung rannicchiata lì dentro.

Aveva le gambe strette al petto, le braccia a stringerle, ed il volto nascosto contro le ginocchia. Stava tremando, singhiozzava, ed era sporco di sangue.
Ma lo aveva trovato.

Subito cadde sulle ginocchia, ritrovandosi così alla sua altezza, e senza neanche pensarci troppo si allungò ad abbracciarlo.

«Sono qui, andrà tutto bene»

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Tutte che pensate subito male di Bogum :(

Tutte che pensate subito male di Bogum :(

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Lol.

Dad || KookVWhere stories live. Discover now