2. Approfondimenti

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"No one can make you feel inferior without your consent"
E.Roosevelt

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-Cavolo, ne hai passate davvero tante...- mormoro mentre esamino con attenzione i fascicoli del ragazzo a cui sono stata affidata.

-Daniel Walker...-leggo lentamente il suo nome, notando che suona davvero molto bene.

Nessuna foto, solo dati generici, tra cui altezza età e crimini commessi.

1,86 circa.

Direi ben lontano dal mio 1,54.

17 anni, quasi 18.

Ma questo lo sapevo già.

Ha ricevuto 3 richiami, prima di essere arrestato e portato al riformatorio.
Alla tenera età di 14 anni...
Leggo di furti, risse, spaccio.

E pensare che io a 14 anni mi divertivo a dipingere e leggere...

Sospiro pesantemente.
Una parte di me sente il bisogno di buttare questi fogli per terra, chiudere gli occhi e non pensarci più.

Poi però leggo, rileggo e penso.
Penso a questo ragazzo che non ha nessuno,
nessun appoggio,
nessun punto di luce.

Potrei semplicemente dire al preside che non me la sento e consigliargli altre persone che se la caverebbero benissimo al posto mio e che farebbero un ottimo lavoro con il recupero.

Mi sento un'egoista, però, una codarda.

Ti devi sempre tirare indietro Alexandra?
Pensi che sarai felice vivendo solo con scelte sicure e facili, nella monotonia?

Scuoto la testa, appoggiandola sul cuscino, ho troppi pensieri in questo momento e mi è difficile riordinarli.
Stringo forte le mani tra loro, le unghie nei palmi, cercando di attutire essi con questo fastidio fisico.

Non mi stanno chiedendo di andare in guerra, mi stanno chiedendo semplicemente di aiutare una persona.

C'è scritto che sarò al sicuro, che non rischierò niente, quindi perché farmi tutte queste paranoie?

Mi alzo, intenta a farmi una doccia rilassante per schiarire i pensieri, quando improvvisamente il mio cellulare inizia a suonare.

Madre.

Di bene in meglio...

-Pronto?- ho un tono di voce stanco, spero non lo noti troppo.
-Tesoro...come stai?- la voce acuta di mia madre la fa sembrare una donna premurosa, che vuole seriamente sapere come sta la figlia, ma io so che non è così.
-Bene, te mamma?- e mi affretto subito a dire.
-Ho preso il massimo dei voti alla verifica di scienze comunque...-

Si mamma, so che volevi sapere quello, tranquilla, è normale preoccuparsi per il rendimento scolastico della figlia quando vivi a chilometri di distanza.
E si, tranquilla mamma, andrò bene anche al prossimo compito e anche a quello dopo...
Perché è l'unica cosa che so fare, d'altronde.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora