28. San valentino (seconda parte)

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"Should friends look at each other the way we do?"
J.B

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-Continuo a pensare che non è una buona idea...- mormoro a Tasha sentendo il cuore battermi a mille.
Non è la prima volta che mi capita di dare retta a loro e fin'ora fortunatamente è andata sempre bene ma adesso il rischio è troppo alto e non sono sicura di volermi spingere fino in fondo.

Daniel continua a fissarmi ma senza dire niente.
Il suo sguardo sembra studiarmi, per niente sorpreso della mia agitazione.
-Rilassati...- la mia amica cerca di calmarmi, mentre stringe la mano di Alger da sopra il tavolo.
Ha già ricevuto tre richiami da una guardia.
-Non devi sempre pensare in negativo...- aggiunge, facendomi l'occhiolino.

Sospiro pesantemente cercando di rilassarmi.
Sembrano tutti così tranquilli, per niente preoccupati.
Certe volte penso che sono l'unica a farsi mille paranoie ma probabilmente se mesi fa mi avessero chiesto una cosa simile sarei direttamente scoppiata a ridere.
Non è per niente una cosa semplice a parer mio.
Ma adesso mi trovo in una situazione in cui il mio unico pensiero è passare più tempo possibile con Daniel.

La parte razionale di me sa che forse rischiare così tanto non ne vale la pena ma l'altra...

La mia attenzione viene catturata dalle guardie vicino a noi e dal piccolo allarme proveniente da un dispositivo attaccato alla loro cintura.
Volto lo sguardo e noto che tutte stanno ricevendo lo stesso segnale e si stanno dirigendo a passo svelto verso la porta, iniziando a parlare sottovoce tra loro, dirigendosi probabilmente nel posto in cui si sta svolgendo la rissa premeditata.

-È il momento...- dice Alger e vedo Tasha tenermi per un braccio, alzandomi insieme a lei.
Sono i primi a correre verso l'uscita, sparendo dalla mia vista.
Mi guardo intorno per accertarmi che nessuno li abbia visti.

-Andiamo...- sento improvvisamente Daniel afferrarmi un polso, per poi correre esattamente nella loro direzione.
-Aspetta...- mormoro a voce bassa nonostante lui continui a correre tenendomi il braccio stretto.

Arriviamo in un corridoio a me sconosciuto, circondato da pareti di un bianco pallido.
-Oddio...penso di avere un infarto...- dico tenendomi una mano sul petto mentre mi appoggio al muro.
Daniel sorride -Entriamo qui...- dice solo, indicando la prima stanza a destra.

-Ma se ci sono le telecamere?- domando puntando i miei occhi su ogni angolo.
-Non ci sono- dice solo lui, tenendo aperta la porta mentre fa cenno di entrarci.
Faccio un sospiro profondo prima di farlo.

La prima cosa che noto sono le pareti di un giallo acceso, accompagnati da una ventina di banchi fatti in legno.
C'è una grande lavagna e qualche disegno appeso al muro.
Mi rendo conto che questa stanza è quasi identica alle aule del mio liceo.

-Qua abbiamo le lezioni...- mi spiega Daniel, mentre si accende una sigaretta.
-È carina questa stanza...- mormoro dimenticandomi per un attimo di tutta la situazione.
Lui fa una leggera smorfia, posando gli occhi sul pavimento.
-Troppo colorata...- dice solo.

-Perché siamo qui?- domando, incapace di tenere le domande in testa.

E solo adesso mi rendo conto di essere in una stanza da sola con lui, da non ammanettato.

Era successo solamente una volta, nella sua cella, durante la giornata libera.
Nonostante questo sento una scarica di brividi salirmi lungo la schiena.
Non ho paura di Daniel, penso di essermi abituata a passare il tempo con lui, ma essere qui è decisamente un'emozione forte.

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