6. Arte

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"Sono sempre
le cose semplici
che mozzano il fiato"
Ghandi

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È domenica e sono circa le otto in punto.
Sono in ansia.
Alan sarà qui tra poco, per il nostro progetto di scienze.
Non ho la minima voglia di stare con lui...

Sospiro, sorseggiando un altro po di thè, mentre con la coda dell'occhio guardo mia zia Maddie, che è intenta a leggere un libro.
Fortunatamente oggi non ha lavoro e rimarrà a casa con me.
Sono contenta di sapere che come minimo non sarò sola con lui,
sono certa che davanti ad un adulto Alan avrà un'aria molto meno sfrontata.

-Quando sarà qui il tuo amico?- mi chiede improvvisamente Maddie, catturando la mia attenzione.
-Tra circa dieci minuti e no, non è mio amico- puntualizzo, perché mai in vita mia cercherò di legare con una persona simile.

Lei mi sorride.
-È così antipatico?- mi domanda.
-È un bullo zia...- mi affretto a dire.
-Come pensi che possa essere anche solo minimamente simpatico?-

Fa per dire qualcosa, ma il suono del campanello ci interrompe e sono costretta ad alzarmi.
È in anticipo...
Apro la porta e come previsto, mi ritrovo Alan a pochi centimetri di distanza.
Quasi mi sorprendono a vederlo con la maglietta a maniche corte, visto il tempo...

-Prego, entra- dico educatamente lasciandolo passare.

-Buongiorno...- lo saluta subito mia zia, alzandosi e stringendogli la mano.

Non dovresti parlare con il nemico...

Lui sorride, probabilmente per fingersi un bravo ragazzo, e ricambia il gesto.
-Buongiorno, grazie per l'invito-

Giro gli occhi davanti a tutta questa falsità e decido di dirigermi su per le scale.
-Andiamo Alan...- dico impaziente di cominciare, o meglio,
di finire.

Lui fa un ultimo sorriso di cortesia a mia zia, che torna a leggere, e mi segue a ruota.

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-Niente male questa casa...- dice a voce bassa con tono aspro e un mezzo sorriso, guardando con attenzione ogni centimetro del corridoio.
-Grazie...- non aggiungo altro, perché non ho la minima intenzione di discutere con lui.

Arriviamo in camera e decido assolutamente di lasciare la porta aperta.

Si siede sul letto, comodamente.
Io mi appoggio alla scrivania, con già delle bozze pronte inerenti al nostro progetto.

-Dobbiamo solo riassumere tutto...- dico passandogli un paio dei cinque fogli che ho in mano.
-Dobbiamo?- chiede ghignando.
-Si, dobbiamo- rispondo stizzita.

Sospira pesantemente, ma non aggiunge altro, quindi mi siedo a debita distanza da lui, ed iniziamo il progetto.

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Circa un paio di ore dopo sistemo per bene tutto, mettendo la ricerca in una cartellina di plastica.
-Abbiamo finito...- dico a Alan, che si è totalmente sdraiato sul mio letto.
Annuisce.

-Lasciami stare dai...ancora cinque minuti- dice riferendosi probabilmente alla posizione in cui si è messo.
Sono confusa, ma lo lascio stare, iniziando a preparare lo zaino per il giorno successivo.

-Sei sempre così organizzata, tu...- dice interrompendo, purtroppo, il bel silenzio che si era creato.
-Lo so- rispondo meccanicamente, sistemando anche i vestiti sulla sedia.

-Non ti stanchi mai?- sbotta alzando un sopracciglio con un leggero sorriso.
Continua a fissare il soffitto, anche se so che probabilmente starà pensando a quanto io sia sfigata.
Alzo le spalle.
-No- rispondo sinceramente, ormai ci sono così abituata che quasi non ci faccio caso.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora