17. Dubbi

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"Value your peace more than people's opinion"
-R.Singh

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-È tardi...devo tornare a casa- dico osservando l'ora sul telefono.

È passata una settimana ed il mio rapporto con Daniel sta piano piano migliorando.
Di certo non possiamo definirci migliori amici, ma il modo in cui mi tratta è di gran lunga molto più rispettoso rispetto a quello iniziale.

Una parte di me sa che lui sta cercando di avvicinarsi in qualche modo.
Come se cercasse costantemente il contatto fisico.

Sono sorpresa ed affascinata da questo, ma anche...
Spaventata.

Non mi sono neanche accorta che il tempo fosse passato così velocemente, e non è un buon segno, perché di solito sono una persona molto organizzata.

-Tutto bene?- domanda Daniel con un sorriso, e capisco di essere rimasta immobile a osservarlo.

-Si...si- sposto lo sguardo altrove mentre cerco di non arrossire dal troppo imbarazzo.
Non è la prima volta che mi sorprende a fissarlo.

E sono certa che non sarà neanche l'ultima.

-Sei andato bene oggi...- cerco di spostare la mia attenzione altrove, e vedo con la coda dell'occhio che si lecca le labbra.

Accidenti.
Sospiro.

-Dici che sono andato bene?- mormora mentre si accende una sigaretta.
-Certo sei migliorato molto- rispondo sottolineando l'ovvio, visto che all'inizio neanche si degnava di guardare un libro.

-Sarà merito dell'insegnante...- dice alzando le spalle e non posso fare a meno di sorridere.

Quando punto di nuovo lo sguardo su di lui, però, vedo che sta guardando la finestra.
E capisco...
Capisco che Daniel è convinto di non essere abbastanza bravo.

È come se riuscissi a percepire la sua preoccupazione attraverso i suoi gesti.
Vorrei rimanere un altro po' solo per non lasciarlo da solo nei suoi pensieri.

Ma la nostra ora è finita, ed è il momento di tornare a casa.

-C'è la farai Daniel- dico solamente.
So benissimo che non è il genere di ragazzo che ama mostrarsi debole o che ha bisogno di conforto.
Probabilmente si arrabbierebbe se mi dimostrassi troppo affettuosa.

Mi limito solo a dire ciò che veramente penso.

Non risponde per qualche secondo.

Il fumo della sigaretta si disperde per la stanza, e nonostante detesti quest'odore, pur di guardarlo resterei qui all'infinito.

-Grazie Alexandra- dice solamente, un attimo prima che io esca in corridoio.

Chiudo la porta alle mie spalle, ancora con un sorriso in volto, quando noto poco più avanti a me il Dirigente che sta parlando freneticamente al telefono.

Non urla ma cammina avanti e indietro, quasi come se fosse totalmente stressato.

Decido di sorpassarlo in fretta, non vorrei dare l'impressione di origliare la chiamata.

Difficult HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora