6. Where we're from there's no sun

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Frank sapeva che non si sarebbe presentato.

Sapeva, e continuava a ripeterselo nella testa, che avrebbe dovuto fidarsi del suo istinto e non passare la giornata al lavoro a fissare la sua scrivania pensando a tutto quello che avrebbe voluto chiedergli. Soprattutto, non avrebbe dovuto sentire quello strano senso di delusione e disappunto che gli fece storcere le labbra e abbassare gli occhi, mentre cercava per l'ennesima volta una posizione più comoda sull'asfalto ruvido. Aveva le gambe intorpidite e le mani fredde, il sonno iniziava ad annebbiarlo e gli faceva male l'osso sacro per essere rimasto lì seduto per un'eternità. 

Non che tenesse particolarmente a quella specie di appuntamento che si erano dati. Gerard era ostile e presuntuoso, e tutto di lui, dall'atteggiamento al suo stile di vita, gli dava sui nervi. Ciononostante, la storia di Gerard lo incuriosiva—la guardia notturna (anzi, la Vedova Nera) che sembrava tutt'altro che felice di ciò che faceva e gli aveva inspiegabilmente salvato la vita, andando contro il potere per cui lavorava e tutto ciò in cui presumibilmente credeva... C'era qualcosa che Frank non aveva le conoscenze per spiegarsi in tutto ciò. Avrebbe potuto porgli così tante domande, se solo Gerard non gli avesse dato buca. E poi, litigare con lui iniziava a diventare un'abitudine, come il caffè la mattina.

Frank lasciò cadere la testa all'indietro sulla parete fredda e continuò a fissare il cantone dimenticato di Norna in cui si trovava, del quale stava ormai imparando ogni singola crepa. La noia gli faceva abbassare la guardia. Se qualcuno l'avesse scoperto lì fuori, l'avrebbe colto impreparato a difendersi. E non si sarebbe limitato a una ramanzina, come Gerard. 

Erano appena passate le dieci quando il rosso si degnò di comparire da oltre l'angolo del palazzo di fronte, con un atteggiamento rilassato e l'espressione neutra. Aveva addosso la stessa divisa di sempre, quella che Frank avrebbe dovuto detestare. Invece non riusciva a immaginarlo vestito diversamente. Il fucile pendeva dalla sua spalla sinistra e la suola spessa dei suoi stivali pestava la strada con un rumore sordo. Il maggiore incontrò lo sguardo dell'altro solo per un attimo, prima di rivolgerlo a terra e sedersi lentamente contro la parete opposta a lui. Il vicolo era così stretto che le loro gambe piegate quasi si sfioravano. Si sistemò i pantaloni, come se quella situazione fosse perfettamente normale, e appoggiò i gomiti sulle cosce. Solo allora lo guardò nuovamente, più a lungo, senza accennare una parola.

<<Sei in ritardo>>, gli fece notare Frank, alzando le sopracciglia e serrando le labbra.

La sua palese irritazione non scalfì minimamente il viso serio di Gerard.

<<Ora sono qui. Non lamentarti>>.

<<E questo che diavolo significa?>>, sbottò l'altro, esterrefatto.

<<Significa che sei rimasto ugualmente qui per più di due ore ad aspettarmi>>.

Frank sentì la gola chiudersi e si morse istintivamente le labbra. Il fatto che Gerard fosse così fastidiosamente sicuro di sé e l'avesse messo in imbarazzo in meno di un minuto avrebbe dovuto farlo arrabbiare ancora di più, invece si ritrovò a fuggire dai suoi occhi penetranti, abbassando lo sguardo sulla cerniera della sua uniforme.

<<Sono uno di parola. Ho detto che sarei venuto e l'ho fatto>>.

Le parole gli uscirono più deboli di quanto avrebbe voluto.

<<Ti ricordo che io sto lavorando>>.

A giudicare dal tono, Gerard si stava spazientendo. Frank strinse i denti e prese un respiro profondo. Dovette ricordarsi che aveva bisogno di risposte, che non era lui quello col coltello dalla parte del manico.

How to disappear and never be found againHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin