25. When both our cars collide

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Raga schivare gli spoiler di GOT dovrebbe diventare sport olimpico. Comunque hello hej hola come state? Spero tutto bene, in caso contrario mandate a quel paese tutta la gente che se lo merita e mangiate tutta la pizza che vi dice la vostra anima. Ma probabilmente state aspettando di sapere cosa è successo dopo lo scorso capitolo e quindi la smetto di blaterare e buona lettura

Un'ultima cosa: -6.





Frank non aveva mai assistito a uno sparo. Diamine, non aveva neanche mai visto da vicino un'arma vera, prima di conoscere Gerard. Nemmeno credeva che l'avrebbe mai fatto. Ma si sarebbe aspettato di più.

La vita che gli scorreva davanti alle palpebre chiuse. Il boato di un colpo fatale, il suono del piombo che penetrava carne morbida. Il mondo intero che smetteva di battere, collassava su sé stesso. 

Invece, la morte non faceva poi tanto rumore.

Fu nulla più di uno spostamento d'aria. Un sibilo leggerissimo, quasi impercettibile, nel soffio freddo di quel silenzio perfetto. Il suono del suo cuore che incespicava sembrava forte abbastanza da riempirlo tutto. Gli occhi serrati, il buio della notte li avvolgeva. I muscoli congelati, bloccati sul marciapiedi come cemento, quasi scollegati dal controllo del suo cervello, tanto da non sentirli più. Non era sicuro più di niente. Il suo respiro zoppicava nei polmoni, soffiava dalle narici, rimbombava nella strada muta. E assieme al suo, un altro. Regolare, cadenzato. Poi forte, instabile.

Frank sollevò le palpebre senza neanche trovarle.

Le aveva strette così forte che davanti a lui vide soltanto puntini bianchi nell'oscurità. Poi la strada riprese forma, il bagliore fioco dei lampioni, i palazzi senza vita. Il freddo che gli penetrava tra i vestiti, fin nelle ossa. Una massa immobile nel buio, davanti a lui, informe sull'asfalto. Un braccio alzato nella sua periferia visuale, alla sua sinistra. L'ossigeno abbandonò le sue labbra, tremante. Provò a riempirsene la gola, sembrò bruciare come artigli di ghiaccio. Ma li sentiva. Frank era vivo.

Qualcosa si mosse, accanto a lui. Un passo incerto in avanti. L'asfalto scricchiolò. Le sue gambe erano paralizzate, le orecchie riempite di ovatta, ronzanti. Batté gli occhi asciugati dal vento invernale.

Gerard.

Il suo volto scattò subito a cercarlo. Era lì, a neanche due metri di distanza. Era lui a muoversi. Su due piedi, vivo. La sua mente era così intontita che registrò quell'informazione a malapena. Lasciò cadere lo sguardo sul suo corpo affusolato, il braccio puntato davanti a lui, il gomito che cedeva. L'arma quasi gli scivolava tra le dita, indesiderata. Il suo viso era una maschera di vuoto.

Frank deglutì a secco.

<<Gerard>>, provò a dire, ma le lettere sembrarono scioglierglisi sulla lingua.

Il suono del suo sussurro sembrò riscuoterlo. Aprì le labbra, ma non vi uscì nulla. La pistola gli cadde dalle dita, lo schianto metallico rimbombò nella strada addormentata.

<<Gee>>.

<<Bert>>.

Fu solo un soffio. Gerard non lo badò. Avanzò ancora di un passo, poi di un altro, quasi al rallentatore. I suoi stivali erano pesanti, il respiro nel petto sembrava esserlo ancora di più.

<<Bert>>, ripeté, come un automa.

Frank richiuse gli occhi per un istante. Non riusciva a pensare. Per fortuna il suo istinto di sopravvivenza lo stava facendo per lui.

<<Dobbiamo andare>>, si sentì dire.

Gerard camminò più veloce, col braccio destro che ancora esitava. Si fermò davanti al corpo inerme dell'altro, il mento abbassato, le mani mollate lungo i fianchi. Frank guardò la sua schiena ampia, i capelli che gli cadevano sul colletto della giacca. Poté solo immaginare l'espressione sul suo viso.

How to disappear and never be found againWhere stories live. Discover now