7. Tell me i'm a bad man

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Prima di passare al capitolo, nel caso qualcuno se lo sia perso ieri sull'istagra di Gerard è successo questo e trovo sia molto rilevante. Ora che abbiamo le prove che i frerard esisToNo!!1!! vi lascio al capitolo che è interessante (cioè, credo?) e introduce il tema fondamentale di questa storia. Il padre di Frank mi piace tantissimo, spero piacerà anche a voi. Buonanotte

<<Eccovi, finalmente>>

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<<Eccovi, finalmente>>.

Frank si voltò subito quando udì la voce affannata di Michael, giusto in tempo per vederlo divincolarsi dalla stretta della folla. Gli fece un cenno di saluto, mentre l'amico si sistemava di fianco a Matty. Si guardò intorno per un istante prima di spostare nuovamente gli occhi di fronte a sé, di malavoglia.

Quello era un giorno di festa. Gli uffici erano vuoti, i negozi erano chiusi, le scuole avevano lasciato a casa i loro studenti. E tutti i cittadini, ma proprio tutti, a giudicare dalla quantità spropositata di persone che affollava le strade, si erano riversati in piazza per l'annuale celebrazione della fondazione di Norna. D'altro canto, si trattava di un'abitudine ben radicata che stava molto a cuore alla città e sarebbe stato assurdo pensare di mancare al saluto annuale del Presidente. Era solo per questo che anche Frank si trovava lì, in piedi in un punto imprecisato della vastissima piazza centrale, col sorriso sulle labbra e un maglioncino ben stirato che gli pizzicava le braccia, quando invece avrebbe preferito di gran lunga tornare a casa. Per lo meno aveva accanto i suoi più cari amici e non aveva incontrato molte facce conosciute, non doveva sforzarsi di sembrare eccitato per l'evento.

Appena le Forze per la Pubblica Sicurezza comparvero, la piazza si fece completamente silenziosa. Tutti guardavano con rispetto e ammirazione il lungo corteo ordinato di uomini e donne in divisa, appartenenti a settori differenti ma riuniti per l'occasione, che serpeggiava lungo la diagonale della piazza per andare a sistemarsi sotto il grande schermo che riempiva la parete della torre dell'orologio. Avanzavano dritti e rigidi, a passi misurati, ognuno separato dagli altri da una stessa precisa distanza, preceduti dal capitano della loro categoria. Frank non aveva mai capito il fascino della vita militare. Gli sembravano un mucchio di regole inutili nelle quali incastrare a forza la propria esistenza. Non avrebbe mai potuto svendere la propria libertà, né quella fisica né tanto meno quella morale. Guardare quella processione gli lasciava una strana amarezza in bocca che non sapeva spiegarsi.

E scorrendo quei volti sconosciuti e impassibili, non poté fare a meno di cercare inconsciamente l'unico a lui familiare.

Nessuno lo sa. Nessuno, neppure gli altri corpi della Pubblica Sicurezza. Legalmente, Frank, io non sono nessuno.

Non l'avrebbe trovato, lì. Le Vedove Nere non avrebbero sfilato assieme alle forze ufficiali. Per quale motivo o con quali implicazioni, Frank non avrebbe saputo dirlo. Ma aveva una tale voglia di conoscenza, che quel pensiero fece riaffiorare la sua rabbia e lo costrinse a stringere i pugni nelle tasche per non impazzire. Nessuno sapeva. Né quei militari altezzosi che marciavano davanti a lui, né le persone che lo circondavano, né le uniche due di cui si fidava ciecamente, che al momento gli erano accanto del tutto ignare dei pensieri che lo tormentavano. Qualcuno doveva pur sapere. Qualcuno doveva esserne responsabile. Ma di cosa, poi? Aveva così poche informazioni che nessuna delle sue congetture poteva avere senso.

How to disappear and never be found againWhere stories live. Discover now