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Fortunatamente, Jimin e gli altri arrivarono mezz'ora dopo e in qualche modo riuscii a distrarmi quanto bastasse per affrontare la serata con un sorriso forzato. Purtroppo non riuscivo a togliermi dalla testa l'espressione delusa di Jongdae, perché ero consapevole che cercando di non fare male a me stesso, avevo ferito qualcuno alla quale tenevo. Eppure, non potevo neanche lasciare che i sensi di colpa rovinassero anche quella sera.

Poteva sembrare un pensiero egoistico, ma sentivo la necessità di ignorare, anche solo per poche ore, la situazione. Ne avevo bisogno perché volevo essere felice, almeno quella notte. Per questo tentai di sfoggiare uno dei miei migliori sorrisi e di vivermi quel momento senza pensare a nient'altro. Stavo sbagliando anche quella volta, lo sapevo, ma ormai ero stanco di pensare cosa fosse giusto o sbagliato. Ero stanco di pensare agli altri.

Arrivati a metà serata, Park Seojoon, uno dei più noti e famosi critici d'arte, venne a parlarmi. Non sapevo come sapesse il mio nome o perché fosse venuto a cercarmi, ma appena lo vidi andai nel panico.

Era un uomo estremamente affascinante, carismatico, alla quale non riuscivi a togliere gli occhi di dosso e, quando mi sorrise, il mio cuore perse un battito e le mani iniziarono a sudare. Era una persona importante e sapevo che occasioni del genere sarebbero capitate una sola volta nella vita.
Mi mise in soggezione.

«Lei è Kim Taehyung, giusto?» la sua voce, altrettanto bassa e sensuale, mi fece rabbrividire. Cercai di annuire, incapace di parlare e, notando il mio disagio, sorrise ancora.

«È un piacere finalmente conoscerla, Kim Taehyung! Sono Park Seojoon, ma credo sappia già il mio nome.» rise portando una mano a spostare una ciocca ribelle dalla sua fronte e rimasi ammaliato da come un gesto così banale, risultasse quasi perfetto se fatto da una persona così sicura di sé. Iniziai a sudare freddo.
«Chiunque interessato a questo campo culturale, saprebbe riconoscerla.» ammisi imbarazzato, non riuscendo a sostenere il suo sguardo. Lo sentii nuovamente ridere e riuscii, anche se di poco, ad arrossire ancora di più.

«Posso chiamarla solo Taehyung? Essere troppo formale, mi fa sentire vecchio.» annuii di nuovo, non riuscendo a non pensare come, di certo, vecchio sarebbe stata una delle ultime parole che avrei potuto usare per descriverlo.
Con la coda dell'occhio, vidi come stesse guardando i miei quadri da lontano e la gola mi si seccò all'istante.

«Sa...» mormorò «Devo dire che ho visto molti quadri nella mia vita, ne ho commentati e criticati altrettanti, ma non ho mai visto opere del suo calibro.» congiunse le mani e si girò a guardarmi «C'è qualcosa dentro i tuoi quadri che mi spinge a voler sapere di più. Guardandoli si percepisce del dolore, ma anche un velo di malinconia. I soggetti rappresentati sono tristi, nostalgici oserei dire, ma c'è qualcosa nelle loro espressioni che ti porta a domandare " È davvero così? A cosa sta pensando in realtà?". Ha davvero un dono, mi permetta di dirlo.»

Arrossii alle sue parole e balbettai un imbarazzato grazie, prima di distogliere lo sguardo dalla sua figura. Ricevere un complimento simile da parte sua, mi fece sentire per una volta orgoglioso di me stesso. Mi rese felice, apprezzato, soddisfatto del mio duro e lungo lavoro. Non riuscii a contenere il sorriso che si fece spazio sul mio volto.

«Ha mai pensato di far conoscere le sue opere ad altre persone? Magari al di fuori della Corea del Sud?» alzai un sopracciglio, confuso, e notando la mia espressione, continuò « È mai stato in Francia, Kim Taehyung?» quella domanda mi sorprese e non poco. Sgranai gli occhi e boccheggiai per un paio di secondi, non sapendo bene come rispondere.
«Che vorrebbe dire?»
«Che vorrei dare agli altri la possibilità di conoscere un talento del genere. La Francia potrebbe essere un ottimo inizio.»

La mia espressione sbalordita, dovette sembrargli un qualcosa di dannatamente buffo, perché iniziò a ridere non appena posò i suoi occhi su di me.
Non ebbi, tuttavia, neanche la forza di sentirmi offeso, troppo occupato a pensare se tutto questo fosse frutto della mia immaginazione.

«Partirò tra circa un mese e mi piacerebbe che lei mi accompagnasse. Ho delle persone che mi piacerebbe farle conoscere. Ecco, tenga...» uscì dalla tasca un foglietto e me lo porse, lasciando che le sue dita sfiorassero più del dovuto le mie. «Significa che ha un mese di tempo per decidere cosa fare.» Rimise le mani in tasca e, sorridendo un'ultima volta, continuò «Ci pensi bene. Occasioni del genere non capitano spesso.»

Io deglutii, non sapendo cos'altro fare, e provai senza molto successo a rispondere. Riuscii a bisbigliare un debole «Lo farò.» ma fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca, fattasi ormai secca.
La testa mi si riempì di domande e di dubbi ma il mio cuore non smise neanche per un secondo di battere frenetico dentro la cassa toracica. Non riuscivo a credere che una persona come lui, un critico famoso come lui, mi avesse appena proposto di andare in Francia per far conoscere la mia arte.

«Aspetterò una sua risposta, Kim Taehyung.» Se ne andò con un semplice cenno di capo, lasciandomi solo con i miei pensieri.
Era un sogno che, se avessi voluto, sarebbe potuto diventare realtà, ma sarebbe stato davvero qualcosa che sarei riuscito a gestire?

Angolo autrice

-6 :)

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora