Capitolo 6.

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06

Dedicato a chi ama. Dedicato a chi odia. Dedicato al tuo primo amore. Al tuo primo bacio. Dedicato al tuo amore distante. Dedicato al tuo amore vicino. Dedicato al tuo sogno ad occhi aperti. Dedicato al tuo idolo che non smetti di amare. Dedicato alla persona che odi. Dedicato al tuo peggior nemico. Dedicato al tuo migliore amico. Dedicato a te, che nessuno ti ha mai dedicato nulla. Dedicato a chi insegue i propri amori. Dedicato alla tua ragazza, al tuo ragazzo. Ai tuoi genitori, alla tua famiglia. Dedicato a chi ami e a chi odi. Dedicato a tutti voi.

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“Cosa?”

“Tesoro non posso lasciarti andare, è rischioso. E poi sai che quel giardiniere non mi va molto a genio, è stato lui la causa dei tuoi problemi.”

Cristo, mio padre e la sua cocciutaggine, anche lui avrà avuto degli amori, no? Ma la cosa più importante è quella che lui crede ancora che Luke sia un giardiniere, ma non è così, cazzo. Solo dopo essere tornata a Londra mi sono resa conto che Luke non è come pensavo. Non è uno stronzo menefreghista, affatto. E’ un ragazzo pieno di aspettative, sogni, pieno di speranza; e io me lo sono lasciato andare. E non ci penso due volte a riprendermelo, accidenti.

“Papà, per la – probabilmente – millesima volta, Luke non è un giardiniere! E poi, tu non hai avuto dei veri amori? Dove hai conosciuto la mamma, in un sito di incontri per caso? No, perché, sai com’è, non so se ti è chiaro il vero concetto di amore. Io lo amo. Lo amo. Punto.”

“Probabilmente quelle medicine ti hanno confuso un po’ le idee, meglio se vai a riposarti.”

“Sei un fottuto stronzo!” gli gridai contro.

“Jessica, non permetterti di rivolgerti così con me!” mi avvertì usando il mio stesso tono.

“Mi permetto eccome.” Urlai ancora, sbattendo con forza la porta di camera mia, dato che ne avevo approfittato della sua stupida ramanzina per correre su per le scale e rifugiarmi nella mia stanza.

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LUKE’S POV.

“Hai già deciso? Quindi te ne vai?”

“Sì, ma comunque credo che tornerò, spero con lei.” Risposi alla domanda di Ashton mentre mettevo le ultime cose in valigia.

Lei probabilmente mi odia, o forse non vuole più sentir parlare di me, non mi vorrà più vedere, nemmeno in fotografia. Questo è quello che un lato di me pensa. L’altro lato pensa che lei mi ama, che mi vorrebbe accanto a lei, che mi vorrebbe vedere ogni giorno. Ma sono combattuto tra due fuochi. Quando la mia idea si sposta sul pensiero negativo di lei nei miei confronti, c’è qualcosa che mi spinge a pensare che non è così. E invece quando penso che lei mi ami, il mio subconscio mi ricorda che evidentemente non è così. Merda.

“A che ora hai l’aereo?”

“Alle tre del mattino, ho preso quello perché era quello più economico, non ho tanti soldi da spendere.” Lui annuì comprensivo. “Cazzo, ho bisogno di dormire, altrimenti a Londra ci vado a piedi se perdo l’aero.”

JESS’S POV

.Dovevo scappare, era l’unica soluzione. Navigando su siti di voli aerei, trovai una compagnia che vendeva l’ultimo biglietto per un volo diretto per Los Angeles a prezzo molto conveniente, e non ci pensai due volte a comprarlo. Lo stampai e il gioco era fatto. Scrissi un biglietto a mio padre, dicendogli tutto: che qua ormai non mi trovavo più bene nemmeno con i miei vecchi amici e con Jake, gli dissi che in America avevo scoperto emozioni nuove e amici migliori. Gli scrissi più e più volte di mettersi in testa che Luke non era un giardiniere e che lo amavo, e soprattutto di non venire a cercarmi, le cose sarebbero andare di sicuro meglio senza di lui che dettava le sue stupide regole. Presi la valigia ed uscii di casa, abitavo nel centro di Londra quindi trovare un taxi non fu poi così difficile. Quando il tassista si fermò davanti all’aeroporto ebbi dei ripensamenti. Ne valeva la pena? Certo che sì. Amavo Luke? Certo che sì. E allora perché tutti questi rimorsi e ripensamenti? Scrollai la testa, scacciando via quei brutti pensieri, dovevo dimenticarmi l’Inghilterra, Jake, Sarah, mio padre e pensare alla mia nuova  e futura vita.

“Allora?” chiese impaziente l’autista.

“Tenga.” Gli porsi il denaro, uscii dalla macchina e presi la valigia.

“Arrivederci.” Mi salutò il tassista, partendo e lasciandomi davanti all’entrata dell’aeroporto.

“Ne dubito.” Risposi in un sussurro, entrando nel grande edificio.

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LUKE’S POV.

Il mio volo era stato annullato per mal tempo. Favoloso, ci mancava solo questo. In effetti, tutto mi sembrava andare fin troppo bene, e qua non siamo nei film dove l’imprevisto si risolve in mezz’ora, affatto, siamo nella vita reale e per mia sfortuna la mia di vita fa proprio cagare. Non mi rimaneva altro che sedermi su una sedia e aspettare un annuncio per il prossimo volo per Londra. Spero che le cose vadano bene.

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JESS’S POV.

Mi aspettavano quasi otto ore di aereo, ma per Luke questo ed altro. Purtroppo il mio posto non era uno dei migliori,  oserei dire uno dei peggiori: dietro di me c’erano due ragazzini che calciavano il mio sedile ripetutamente, e accanto a me c’era un’adolescente con ormoni a mille, che parlava senza sosta di quando amasse Niall Horan degli One Direction e di quando avrebbe voluto abbracciarlo e parlargli. Cristo, a momenti ci mancava solo l’aereo che precipitasse in mezzo al nulla, e l’idea di ritrovarmi in un isola sperduta a mangiare noci di cocco e pesce per il resto della vita non mi allettava di certo.  Misi le cuffiette e feci partire la riproduzione casuale, chiudendo gli occhi e sperando che questo viaggio finisse velocemente.

***

Mi svegliai sentendo un hostess picchiettandomi ripetutamente il braccio, ripetendo con voce squillante “Signorina, si svegli siamo arrivati negli Stati Uniti.”

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spazio autrice

eccomi qua con un altro capitolo! Volevo ringraziarvi per le più di cento notifiche giornaliere haha, no sul serio, grazie, almeno mi fate capire che questa storia vi piace. Comunque adesso posterò il primo capitolo di “Photograph” e cancellerò l’avviso che ho scritto prima. Al prossimo capitolo, vi voglio bene,- Ryan.

Remember me. // he looks so perfect sequel. [completa]Where stories live. Discover now