Capitolo 9. (Prima parte)

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Ciao ragazze, approfitto per dirvi che siete delle lettrici fantastiche. Anche se non ho molto tempo per scrivere e pensare a nuovi colpi di scena nei capitoli, voi mi fate venire l'ispirazione. Ogni vostro commento mi fa sorridere. Spero che il vostro supporto continuerà anche quando dovrò cancellare "He looks so perfect" e "Remember me". Ho ricevuto parecchi insulti quando ho dato la notizia ad alcune mie (ex) amiche, io le consideravo importanti e loro mi hanno trattato come merda. Come se questa opportunità non me la fossi guadagnata, perché "ci sono scrittori migliori di te che vorrebbero tutto ciò, scrivi da far schifo." (parole di una mia conoscente, che tra quelle che definivo una delle mie migliori amiche, mi ha insultato peggio delle altre). Ora non sto qui a tirarla per le lunghe, godetevi il capitolo. :)

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09, 1/2.

Quando credi di essere arrivato al limite, accade il peggio. Purtroppo la vita non è come quella dei film dove ogni piccolo imprevisto si risolve in dieci minuti, dove se rimani incinta da ragazza, i tuoi genitori ti supportano. Dove quando litighi con un amico, questo viene a chiederti scusa sotto il balcone di casa. Ci hanno sempre dato questa visone della vita, ci hanno insegnato che la vita è bella e perfetta. Ma poi cresci, arriva l'adolescenza, il periodo più brutto o più bello della tua vita, ti senti il re del mondo.Credi che tutto sia perfetto. Credi di avere amici perfetti, il moroso perfetto, una famiglia perfetta. Ma di perfetta è solo la tua immaginazione, dato che appena ti allontani le tue amiche ti ridono dietro, il tuo ragazzo magari ti prende per il culo e se la fa con una più figa, più bella, più tutto di te. I tuoi genitori appena ne hanno l'occasione, sparlano di te ai loro colleghi, amici o semplicemente ad altri familiari. Dicono che non fai mai nulla di buono, quando magari tu ci metti tutta te stessa per dare il meglio. Il problema di questa vita è che non hai una seconda possibilità: o ti va bene al primo colpo, o sei fottuto. Con questo non voglio darvi una cattiva visione della vita, credo semplicemente di aver capito com'è la vita della maggior parte degli adolescenti. Con una sola frase potrei riassumere la vita degli acerbi immaturi: l'apparenza inganna.

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"Luke?" Domandò Harry con voce stridula.

"Ehm sì. Prima avevo visto un ragazzo, ma credo di essermelo immaginato." Risi, guardando verso il reparto dove mi sembrava di aver visto Luke, ma non c'era nessuno. "Oggi è stata una giornata pesante." Mi giustificai. Lui mi sorrise, ma a guardarlo meglio sembrava il classico sorriso che si fa ad una persona quando ci si vuole liberare di lei. Accidenti, mi stava liquidando.

"A presto Harry." Lo salutai, uscendo dal negozio. Una folata di vento mi costrinse a chiudere il mio giaccone, anche se era fine Ottobre, il gelo invernale si faceva già sentire. Camminai verso il mio appartamento, schiaffeggiandomi mentalmente per non aver preso la mia auto, al momento sarei già arrivata a casa. Mi fermai al semaforo, aspettando il verde per i pedoni, nell'attesa si formò un ammasso di gente - che cominciò pure a spintonare!

"Che cazzo." Sussurrai quando l'ennesimo spintone non tardò ad arrivare. Diedi un'occhiata veloce al piccolo gruppo di persone, la maggior parte dei presenti erano uomini d'affari tornanti dal lavoro.

"Luke!" Esclamai sottovoce, toccando con la mano la spalla del giovane uomo. Quando si girò, mi accorsi a malincuore che non era Luke, bensì un ragazzo che gli somigliava - neanche tanto. Sbattei le palpebre e scossi leggermente la testa. "M-mi scusi." Biascicai. "L'ho confusa per un vecchio... amico." Il ragazzo si limitò a sorridermi appena per poi attraversare a grandi passi la strada. E io rimasi lì ferma. Perché vedevo Luke ovunque? Stavo per caso diventando pazza?

Mi portai una mano alla fronte, la testa tutt'un tratto cominciò a farmi un male lancinante, avevo bisogno di sedermi. Mi diedi un'occhiata intorno, notando dall'altra parte della strada una tavola calda. Attraversai velocemente la strada, in modo da non essere investita, ed entrai nell'accogliente bar. Dopo aver ordinato il mio tè caldo, mi sedetti ad un tavolo. Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei miei jeans, notando che erano già le sette e trenta; decisi di mandare un messaggio a Michael e di dirgli di non aspettarmi per cena. Mi soffermai per qualche secondo a guadare la foto del mio sfondo: eravamo io e Luke. Felici, abbracciati e innamorati, innamorati sul serio.

"Hey ma io quello lo conosco!" Strillò una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare.

"C-come?" Balbettai bloccando il mio cellulare.

"Il ragazzo del tuo sfondo, Luke Hemmings, non è così?" Domandò venendo a sedersi al mio tavolo.

"Sì. Tu come fai a conoscerlo?" Domandai più infastidita che curiosa.

"Aleisha McDonald, sono la sua ragazza." Affermò sorridendo.

Mi cadde la mascella. Come aveva potuto farmi questo?!

"Ah." Gemetti scioccata.

"Tu invece? Sei Jessica, giusto?"

"Sono io." Annuì.

"Mi dispiace molto per la vostra rottura, sul serio. Mi ha parlato davvero tanto di te." Sorrise.

"Come vi siete conosciuti?" Domandai imitando il suo tono di voce.

"Quando avevo circa quattordici anni, conobbi Luke a scuola, lui aveva sedici anni, se non sbaglio. La nostra storia durò poco, infatti quando compì diciassette anni i suoi genitori lo spedirono in una scuola privata a Los Angeles, così partì, lasciando l'Australia." Si fermò prendendo un sorso di tè caldo - dalla mia tazza. "Da quando vi siete lasciati, è tornato a Sydney dalla sua famiglia, e ci siamo finalmente rivisti." Non ci potevo credere. Luke mi aveva mentito, la sua ex ragazza non era morta, era viva e - purtroppo - davanti a me.

"E come mai ora sei qui?"

"Ho ottenuto la parte di una prostituta morta in CSI. Uh ho saputo che hai sofferto di depressione, prendi ancora le tue pillole?" Domandò serrando le labbra per bloccare una risata.

"Puttana morta nei film, puttana viva nella realtà." Dissi seccamente. Lei tacque. "Uh, questa brucia come il culo del diavolo, non è così?"

"É stato un piacere conoscerti, credo. Spero di rivederti presto." Parlò nervosamente, alzandosi.

"Non ci sperare, addio." Sorrisi. Seguii la sua figura con gli occhi, finché non la visi scomparire nel traffico Newyorkese.

Remember me. // he looks so perfect sequel. [completa]Where stories live. Discover now