Capitolo 7_Bad Day

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Bradley

Avevo nuovamente commesso la colossale stronzata di ficcare il naso nel profilo Facebook di Sibyl e mi aveva colpito in piena faccia la foto di un bacio appassionato tra lei e il Coglione.
Sibyl aveva commentato: "Il migliore appuntamento di sempre", seguito da tre cuori. Kennedy – ribattezzato appunto come il Coglione – aveva risposto citando i versi di una poesia smielata.

Le sue nuove amiche del college avevano aggiunto numerosi complimenti alla bella coppia felice. Li avevo letti tutti.
Della serie : "Facciamoci del male, perché sì".

Poi era emerso il consueto disgusto per me stesso e rovistando nel cassetto in preda all'agitazione, avevo recuperato uno spinello e aspirato finché non mi si era riempita la gola. Il fumo era sceso nei polmoni facendomi avvertire quel bruciore familiare, mentre, espirando, nuvole sottili come filamenti uscivano dalla bocca.

Pregavo sempre che l'erba mi trasportasse altrove con la mente, in un periodo in cui non avevo questa pressione addosso.Tutta un'illusione, perché non funzionava mai.
Faceva effetto subito, mi scorreva dentro annebbiando tutto il resto finchè non restava che il vuoto totale. Ma era spaventoso, oscuro e non mi faceva affatto sentire meglio.

Maledizione.

Volevo dimenticare, tuttavia non era quello il modo giusto.

Ancora preda di una feroce incazzatura, avevo spento lo spinello sotto il violento getto d'acqua fredda – nel lavandino del bagno della mia camera, per sottrarmi alla ramanzina di Adam – e spalancato la finestra nel tentativo di far scomparire quell'odore nauseabondo.

L'ultima cosa che mi serviva, quella sera, era guardare il mio migliore amico che pomiciava con la sua ragazza sul divano. Mi sarei buttato dalla finestra, piuttosto.

Ero determinato a distrarmi e se per farlo dovevo accettare la proposta di Annabeth di uscire con lei, ne avrei approfittato.

Non so come riuscii a sopportare che non facesse altro che ciarlare per l'intero tragitto fino alla Sixth Street...e anche dopo aver parcheggiato e abbandonato la mia amata BMW nel bel mezzo del caos cittadino.

Sovrappensiero, mi ritrovai a camminare fino alla parte del passeggero per farla scendere. Lei, intenta a frugare nella sua onnipresente tracolla, sollevò la testa di scatto guardandomi come se mi fossero spuntate le antenne. "Ma che fai?" chiese, sbigottita.

In quel preciso istante mi resi conto delle mie azioni.
La forza dell'abitudine. Da ragazzino mia madre mi assillava perché imparassi tutte quelle carinerie, per quando in futuro mi sarei trovato in compagnia femminile.

Ringraziai il cielo che fosse sera e lei non potesse vedere le mie guance arrossire dall'imbarazzo. "Ti apro lo sportello?"

Esibì un ghigno derisorio. "Perché?"

Sospirai. "Perché a volte mi sforzo di essere un ragazzo educato, anche se poi me ne pento. Adesso scendi o ti serve la domanda in carta bollata?"

"Ecco, ora ti riconosco" rispose, sembrando sinceramente sollevata, un attimo prima che riprendesse a parlare, descrivendo minuziosamente tutte le attrazioni presenti in quella zona. Io l'ascoltai appena, camminandole accanto controvoglia, mentre sfrecciava da una via all'altra, trascinandomi per il gomito e lasciandomi i segni a mezzaluna delle unghie sulla pelle.

Compagnia indesiderata a parte, la città in versione notturna era notevole.

Sembrava che quella particolare strada di Austin fosse una sorta di locale a cielo aperto. Negozi vintage, di dischi, locali di ogni tipo e tacos bar spuntavano da tutte le parti. Era uno spettacolo affascinante, arricchito dai numerosi artisti che si esibivano col consenso del pubblico.

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora