Capitolo 10_Always look on the bright side of life

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Annabeth

"Jingle bells, jingle bells, jingle all the way! Oh, what fun it is to run..."

Le vocette insulse di quei cantori a cappella appostati sul marciapiede, facevano da sottofondo alla più grossa fregatura mai ricevuta in quell'ultimo anno.

Licenziata.

Darcy – alias la mia amica, alias quella che consideravo più figa di mia sorella, alias la stronza del millennio – mi aveva licenziata...e io ancora non mi ero decisa a farne parola con anima viva, tanto era avvilente tutta la faccenda.

Erano trascorse ben due settimane e tre giorni dall'episodio con quell'ubriacone pervertito da strapazzo che mi aveva infastidita al pub. Quando Bradley l'aveva atterrato a suon di pugni, avevo temuto che passasse dei guai, ma a quanto sembrava il tale si era limitato a non fare più ritorno al Darcy's.

Appena settantadue ore dopo, però, il mio – ormai ex – capo mi aveva convocata nel suo ufficio e comunicato, senza mezzi termini, che non pensava fossi adatta al ruolo di cameriera.

"Ho provato a darti del tempo, senza notare alcun margine di miglioramento, dolcezza" si era giustificata.

Così mi aveva dato i consueti quindici giorni di preavviso e tanti saluti.

Qualcosa non tornava nel resoconto di Darcy a proposito dell'incidente, come amava tanto definirlo, e non ero minimamente convinta del fatto che l'avvocato, Simon Holden, non avesse sollevato un polverone dopo essere stato aggredito violentemente. Tuttavia ero talmente sconvolta che sul momento non avevo posto molte domande.

Quella mattina avevo svuotato il mio armadietto defilandomi in silenzio, con un nodo in gola che non riusciva a sciogliersi e il senso di impotenza che ancora una volta mi invadeva i sensi.
Una volta in strada, strinsi con determinazione la busta col mio ultimo stipendio e la infilai nella cassetta per le offerte dei cantori.

Bambini orfani, godetevi questi settecento dollari alla mia salute!

Non volevo che niente mi ricordasse più quel pub.

Camminai svogliatamente per i quartieri di Austin, visitando tutte le stradine con i negozi che solitamente mi piacevano, sbirciando le vetrine addobbate per le feste imminenti, ma neanche le luci colorate e lo spirito natalizio che permeava l'aria riuscirono a tirarmi su di morale. Dannazione.

Il lavoro non era granchè, però era stata una manna dal cielo.

Dove cavolo avrei trovato i soldi per mantenermi, adesso?
Solo l'idea di dover tornare a chiedere l'elemosina mensile a mia madre mi procurava la nausea. Non potevo.

Rientrai in casa con una faccia così abbattuta che spinse Rowan a tampinarmi per sapere cosa fosse accaduto non appena oltrepassai la soglia della cucina.

"Non ci credo!" esclamò inviperita dopo il mio resoconto. "Non esiste che licenzi te per aver ricevuto molestie da un cliente! Non è legale. Chiamerò mio padre, voglio scoprire come reagire a quest'ingiustizia!" cominciò con il suo solito fare da sobillatrice.

Lei era l'unica persona a cui avessi riferito l'intera storia, incluso l'aiuto ricevuto dalla sua vecchia nemesi e il senso di vergogna profondo che mi aveva assalito senza alcun motivo, nel ricevere quelle attenzioni indesiderate. Con il mio aspetto capitava di frequente che venissi abbordata dagli uomini, ma nessuno ci aveva mai provato con tanta insistenza, mettendomi all'angolo e umiliandomi con proposte oscene come quel Simon-testa-di-cazzo-Holden.

Sospirai, già esausta nonostante fossero solo le sette di sera. "No, Row. Lascia stare. Non è quello il motivo. Sono una pessima cameriera, tutto qua. Non è mai stato un mistero"

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora