Capitolo 21_Save Yourself

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Annabeth

Non era il mio primo appuntamento.

Ero già uscita con un ragazzo prima di allora. Avevo 15 anni, ma le cose non potevano essere cambiate così tanto in quattro anni e mezzo, no? Le basi restavano le stesse.

Solo che non avevo mai affrontato quelle uscite in cui il ragazzo ti veniva a prendere a casa e qualcuno della tua famiglia ti faceva sentire mortificata.

Nonna Dahlia aveva rimandato l'incontro col suo club di bridge solo per poter sbirciare il mio accompagnatore e magari fargli qualche – a detta di lei – innocente domanda.

Non bastava che avessi messo sottosopra ben due guardaroba – il mio e quello di Rowan – nella speranza di trovare qualcosa di vagamente sobrio da indossare per la serata, ci si doveva mettere anche lei.

Mia madre, che era stata informata dell'appuntamento da fonti anonime – ero certa che fosse stato Calder, ma non ne avevo abbastanza prove per mettere in atto la mia vendetta – mi aveva pregato di non legarmi i capelli, perché a quanto pareva quel tipo di acconciatura accentuava la piccola dimensione della mia testa. Ero stata costretta quindi ad arricciarli un minimo con il ferro, in modo da dar loro più volume.

Quantomeno aveva avuto la decenza di non piombare in casa ad assillarmi.

Nonna Dahlia doveva sparire.

Fortunatamente per me, Rowan aveva afferrato al volo il mio sguardo allarmato e l'aveva pilotata nella sua stanza, mostrando astuzia e un filino di forza bruta, con il pretesto di aver bisogno di un consiglio per un immaginario problema con Adam.

Mi appuntai mentalmente di farle un bel regalo per il suo compleanno.

L'orologio del soggiorno m'informava che mancavano appena dieci minuti alle otto. Secondo gli ultimi articoli di Cosmopolitan, se Elliott fosse arrivato troppo in anticipo, ciò gli avrebbe dato la connotazione negativa di uno troppo infervorato all'idea di uscire con la ragazza dei suoi sogni e magari mostrarle le sue mosse migliori. D'altra parte, se fosse venuto tardi, avrebbe dimostrato quanto poco tenesse alla nostra cena.

Non sapevo se fosse un bene prendere per oro colato le dritte di una rivista femminile. Era tutto soggettivo, no?

Non avevo mai avuto certi problemi prima.

Solitamente Derek si fermava a due case di distanza dalla mia, io sgattaiolavo fuori con una scusa qualunque – tipo un finto incontro con delle finte amiche – e via. In quel periodo mia madre non era solita prestarmi troppa attenzione.

Gettai un'altra occhiata all'orologio. Era passato solo un minuto.

Chi me l'aveva fatto fare?

Ultimamente tutti mi incoraggiavano a vivere un vero appuntamento, con tutti gli annessi e connessi. Sostenevano che dopo tanto tempo meritavo di avere una storia con qualcuno che mi rendesse felice. Inoltre c'era il non troppo insignificante dettaglio del dover dimenticare quanto era accaduto con Bradley. Il ricordo della nostra complicità, i baci, le carezze, le chiacchiere da letto...era tutto da relegare in uno scomparto speciale nel profondo della mia memoria.

Così, quando Elliott mi aveva chiesto di vederci al di fuori del corso d'arte, avevo ceduto. Lo trovavo simpatico, carino ed educato. O almeno così mi era sembrato.

Pensare alle uscite ufficiali mi disturbava, c'era sempre tanta aspettativa e la paura di rimanere a corto di argomenti era terrificate per me, un incubo di proporzioni epiche. In secondo luogo c'era la mia personalità un po'...particolare e non adatta a chiunque.

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora