Capitolo 20_Oops!...I Did It Again

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Annabeth

Mi svegliai alle sette e mezza.

Già quello di per sé avrebbe dovuto essere un palese segnale di Apocalisse, dato che solitamente ero famosa per le mie lunghe dormite. Erano gli unici momenti in cui potevo riposarmi, perché durante il giorno mi muovevo con la frenesia di una trottola.

Ero stranamente indolenzita e avevo caldo. Tanto caldo.
Troppo, per quel periodo dell'anno.

Qualcosa di davvero bollente mi pesava sulla pancia. Abbassai lo sguardo e, confusa, trovai il corpo nudo avvolto dal lenzuolo raggrinzito di zia Flo e un braccio, decisamente maschile, che mi stringeva ancorandomi a sé.

Mi tornarono in mente le scene di rewind di alcuni film, nei quali la protagonista si rendeva conto di ciò che era accaduto la sera prima e ne restava seriamente sconvolta.

Ecco.

Ricordi frammentati della notte precedente mi sommersero e sentii la faccia bruciare, insieme a varie altre parti del corpo. Mi irrigidii subito, tutti i sensi all'erta, sondando, ascoltando, esplorando l'ambiente circostante. Inspirai e colsi l'aroma del letto di cedro, e qualcos'altro.
Qualcosa che mi era già familiare. Lui.

Il sapone al limone mescolato al suo dopobarba.
Oddio. Conoscevo il suo profumo.
Non avevo mai riconosciuto l'odore di un'altra persona prima di allora.

Sì, la notte appena trascorsa somigliava proprio ad un film.
Un horror!

Mi voltai lentissimamente per evitare di svegliarlo e lo studiai nel barlume pallido della mattina. Dormiva con un braccio piegato sopra la testa, l'altro abbandonato sul mio fianco.
Mi abbracciava come se fossi il suo cuscino preferito.

Il suo viso era così vicino al mio che avrei potuto contare le minuscole lentiggini che gli correvano lungo il naso fino agli zigomi.
Allungai una mano per liberarmi dalla sua presa e barcollai fino in bagno afferrando, tra gli abiti gettati alla rinfusa per la stanza, quella che sembrava una camicia. La osservai, ancora troppo assonnata per connettere, e giungendo alla conclusione che doveva appartenere a lui, la gettai nuovamente a terra quasi fosse radioattiva.

L'unico indumento che trovai per coprirmi, a quel punto, fu l'accappatoio formato gigante appeso alla porta del bagno. Probabilmente stava lì dalla Seconda Guerra Mondiale e aveva su di sé una colonia di acari con tanto di attività urbanistica avviata, ma era sempre meglio di niente.

Attenta a non fare il minimo rumore, il mio sguardo sfiorò ancora ogni centimetro del suo corpo annidato tra le lenzuola, come il soggetto sexy della pubblicità di un profumo. Rimproverandomi mentalmente per la mia debolezza, chiusi la porta.

Mi guardai allo specchio deformante appeso sul lavandino.Orrore e raccapriccio!
L'aspetto era proprio quello di una che si era goduta alla grande la nottata, altroché! Avevo un succhiotto al lato del collo, le labbra arrossate, gli occhi accesi e la pelle...era una mia impressione o sembrava più luminosa? Impossibile.

Non riuscivo a credere di aver ceduto a quell'insana attrazione per Bradley che mi aveva attanagliato lo stomaco per tutto il weekend.

Dopo Derek non avevo più avuto voglia di uscire con nessuno.
Un paio di volte ero stata corteggiata da bravi ragazzi, per i quali mia madre stravedeva mentre per me erano noiosi come lampade, e non ero mai stata abbastanza tentata da accettare un appuntamento con loro. Non c'era chimica, zero intesa, niente tremore alle ginocchia o quella roba melensa e da brivido che avevo avvertito quando mi trovavo vicino a lui.

Derek Muñoz aveva sconvolto la mia esistenza.

Il cattivo ragazzo che si comportava da Principe Azzurro solo in mia compagnia, che mi faceva credere di non essere sola al mondo. Mi aveva insegnato che non era sbagliato sfidare mia madre e i suoi preconcetti, che ero speciale e in futuro avrei potuto fare qualunque cosa avessi voluto, perché avevo talento per l'arte e potevo vivere di quella.

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora